Recensione: ‘La Lunga Strada’, il quarto album di Edoardo Cerea è un lavoro pieno di cuore

‘La Lunga Strada’ è il nuovo e quarto album di Edoardo Cerea, talentuoso e attivo cantautore piacentino. Un lavoro autoprodotto che vede la collaborazione di Enrico Cipollini, che oltre a suonare la dobro, la chitarra elettrica, la steel guitar e il pianoforte, ha anche prodotto l’album e co-scritto le musiche insieme a Cerea. Hanno inoltre suonato nel disco Mattia Barbieri alla batteria e Stefano Schembari al basso elettrico.


L’album è un ottimo lavoro produttivo e di stile. Un giusto bilanciamento tra sonorità rock, folk e country, e l’eclettismo di Enrico Cipollini, che suona in modo efficace la maggior parte degli strumenti, è il supporto ideale per la musica di Edoardo Cerea. 10 tracce più la bonus track, “Come Julia Roberts”che è una squisita sorpresa.
Un lavoro consigliato a tutti gli amanti del cantautorato all’italiana italiano, che attinge comunque a suoni ed idee d’oltreoceano. “La Lunga Strada” è un disco onesto ed estremamente piacevole dove il tempo e l’amicizia sono tempi centrali trattati in modo genuino ed elegante. Un disco dal cuore profondo che racconta le riflessioni sul passato, presente e futuro. L’intero album ti porta in un viaggio emotivo rivolto ad una generazione che si trova a metà della vita ma che ha ancora tutto davanti.
La voce morbida e calda (e dal timbro fortemente cantautore) di Cerea trasmette sincerità e naturalezza nella narrazione delle sue storie

I testi sono fortemente esistenzialisti e pregati di sentimenti di rimpianto, nostalgia, disillusione, ma anche di una grande voglia di vivere e di una tenacia quasi maniacale nel fissare il passato e il presente.

La title track dell’album, che apre la tracklist, è un intenso country-rock, che tra le riflessioni ci convince che la strada da percorrere è quella interna, sicuramente la più difficile. Segue ‘Menomale che ci sei‘ che esprime l’importanza di avere accanto una persona sappia sostenerti ma anche limitarti.

Il Posto Dove Guardi‘, una ballata con una ritmica sincopata e un significato duro ma illuminante. L’autore si rende conto di aver concentrato l’attenzione sulle cose meno importanti e sulle relazioni che sembrano imposte, invece di accorgersi delle persone che gli davano molto di più. In particolare, esprime la sua rabbia per aver perso troppo tempo a cercare affetto e benefici da un padre assente, quando invece la figura del suo padrino è stata molto più rilevante per la sua maturazione. Questo tema ritorna anche in ‘Le Cose Cambiano‘, in cui si esprime l’idea che è meglio aver sbandato piuttosto che non avere mai corso. Poi ‘Tienimi un posto nei tuoi pensieri‘: non dovremmo mai dimenticare le persone che hanno lasciato un’impronta indelebile nella nostra vita, anche se i loro percorsi si sono divisi dal nostro.

Incallito Sognatore‘ è un brano dal sound vigoroso che dipinge l’anima e le aspirazioni di un musicista.

In ognuno di noi c’è quell’amico, ‘L’amico che manca‘, colui che ha segnato la nostra vita e che con la sua sola presenza ha influenzato la nostra identità. L’amico che ci ha introdotto agli altri amici e che ci ha fatto incontrare persone che sono diventate importanti per noi.
Il buono di te‘ è quella persona a cui non si vuole rinunciare perché la sua sola presenza ci aiuta a stare meglio, a sentirci bene, a cui si ha voglia di dire grazie.

Non credo che ti rivedrò‘, invece parla di una perdita importante, della mancanza di un amico che con la sua sola presenza ampliava i nostri orizzonti ed ora che non c’è più lo si cerca nei ricordi, in quello che di lui è rimasto in noi, contribuendo alla nostra evoluzione.

Il brano di chiusura, intitolato ‘Il Tempo Ormai Non Conta Più’, interroga il valore del tempo nella vita di un uomo maturo. Quando si è giovani, si vuole correre per raggiungere la meta, ma si dà al tempo una rilevanza forse immeritata. Nell’età più matura, invece, si dovrebbe accelerare, perché il tempo a disposizione è meno.

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