Neda ci racconta il suo nuovo singolo “Paura”

PAURA” è il nuovo singolo di neda, in uscita venerdì 19 gennaio 2024 su tutte le piattaoforme digitali, per Takabisha Dischi. La Paura blocca, incatena e spesso filtra la nostra vita rendendola un vincolo insuperabile di tutto ciò che sentiamo: le emozioni di paura e consapevolezza guidano il giovanissimo neda, 17 enne, che unendo hiphop, indie e forti cenni hyperpop nel finale, costruisce un intenso brano attorno alla domanda ‘cosa mi sono perso per un po’ di paura?‘.

Tra le uscite più interessanti dell’ultimo periodo, abbiamo deciso di incontrare questo giovanissimo artista per caprine qualcosa in più. Ed ecco com’è andata!

Partendo proprio dall’inizio. Quando sei diventato “neda”?

Neda nasce dall’esigenza di dividere l’arte dalla persona. È un nome che mi porto dai 13 anni, ma, più che uno pseudonimo, è il nome del mio progetto. Infatti non c’è mai stato un vero passaggio da “Cristian” a “neda”, ma semplicemente la scelta di dare un volto alla mia musica.

E come sei entrato nel roster di Takabisha Dischi?

Il primo passo è stato credere in me stesso: capire quanto vali ti permette di darti la forza necessaria per metterti in gioco, sapere cosa cercare e capire chi ti merita. Il secondo è stato non dare niente per scontato: le opportunità non cadono dal cielo, sei tu a doverle cercare e, una volta trovate, capire quali fanno al caso tuo. Mi trovo bene col mio team in Takabisha perché ascolta le mie esigenze e mi guida quando serve, formando insieme un lavoro spontaneo.

Qual è il tuo rapporto con il sentimento della paura oggi? È cambiato qualcosa dopo che hai scritto questo pezzo?

Raramente parlo nelle mie canzoni di emozioni che non sono riuscito ancora ad affrontare. Non uso la musica come valvola di sfogo, la definirei più come una sorta di piccolo libro che, tramite trame fitte, fa appassionare all’ascolto in modo da fornire a chi mi sente emozioni (anche contrastanti) e spunti di riflessione su tematiche quotidiane. Quindi sì, la paura di dichiararsi di cui parlo nel brano è una cosa che ho superato già da un paio di anni, ora, invece, sto lavorando più sulla paura di non sfruttare bene il mio tempo.

Sei riuscito a risponderti in definitiva alla domanda “che cosa mi sono perso per un po’ di paura?”?

Purtroppo non credo ci sia una risposta concreta a quella domanda. Quando si tratta di rimpianti possiamo solo immaginare come sarebbe andata, quindi non saprei dire né cosa né quanto mi sono perso. La domanda nasce per far riflettere su quanto spesso scegliamo di tenerci il dubbio per paura che la verità da accettare non sia quella a cui vogliamo arrivare fino al punto di non prendersi niente  nel presente per paura di poterlo perdere in futuro.

Quali sono i tuoi piani per il 2024?

Vorrei cercare di esprimere tematiche sempre più complesse, ma senza sacrificare il mio linguaggio semplice e a tratti colloquiale.