Intervista: “Pierrot” è il nuovo album di Andrea Mantis … e dentro c’è tutto se stesso!

Torna a parlare con noi Andrea Mantis, rapper e cantautore talentuoso di Sant’Arcangelo di Romagna. Oggi ci presenta il suo nuovo album uscito pochissimi gionri fa: “Pierrot”…andiamo a parlare con lui!

Diamo il bentornato sul nostro blog ad Andrea Mantis! Ciao Andrea! Da pochissimo è uscito il tuo ultimo album “Pierrot” che si va ad aggiungere alla tua discografia già ricca. Tante collaborazioni nel disco, dove ci sono anche dei singoli che conosciamo bene. Quanto è durato il lavoro per completare questo album, che è davvero un ottimo prodotto?

Ciao! Si, per la prima volta ho un album ricco di collaborazioni.  Generalmente non avevo mai superato le due, ma questa volta mi sono dato da fare e i featuring sono addirittura sei. Sono felicissimo di questo, anche perché all’interno ci sono tutti i componenti di Homeless, la crew che ho creato assieme a Roberto Rossi (Caprae Caput, LostSkies, TRU, aNèR, The Silvestri) e Acido, un rapper emergente tra i più validi. Per quanto riguarda la durata del lavoro, è stato molto veloce rispetto i miei standard, perché mi hanno dato una mano dei ragazzi super professionali. Due testi (‘Int(r)o the wild’ e ‘Ghiaccio’) erano già pronti dal 2016 e aspettavano solo di essere prodotti, mentre gli altri son venuti col tempo, più o meno da marzo dell’anno scorso a marzo di quest’anno, quando ho scritto l’ultima traccia, che tra l’altro è stata anche l’ultimo singolo prima dell’album vero e proprio. Quindi diciamo che il lavoro è stato di circa un anno, e in questo anno ho avuto anche tempo di far uscire ‘Ossigeno’, un EP che ha quasi anticipato il progetto.

Come nasce l’album? Anche se hai collaborato nella scrittura di alcuni testi, ci hai detto che parlano di te, di alcune tue paure, problemi… Qual è il messaggio che vuoi dare a chi ascolterà il disco?

Si, i testi li ho scritti solo io, ad eccezione delle strofe di Caprae Caput e di Acido, che hanno scritto loro e hanno arricchito il mio concetto. L’album nasce dall’esigenza di dire cose. Avevo un’idea precisa che poi ho accantonato perché sviluppandolo mi ha portato in una direzione diversa. Io cerco sempre di essere vero in quello che scrivo e ‘Pierrot’ è uscito da solo, mettendo dentro tutto quello che ho passato nei miei primi ventinove anni di vita. C’è dentro l’Andrea che non è mai uscito fuori, sia quello estremamente malinconico, sia quello speranzoso ed innamorato che la gente non conosce. Il messaggio che vorrei arrivasse alla gente è quello di non arrendersi mai, di crederci sempre e di provarci con tutte le proprie forze. Chiedere aiuto, se è necessario, non vergognandosene, dimostrare affetto davvero perché non si sa mai cosa potrebbe succedere e quali potrebbero essere i rimpianti e soprattutto essere se stessi sempre non avendo paura di essere considerati diversi.

Hai presentato il tuo disco traccia per traccia sul tuo profilo Instagram, e infatti ogni traccia ha la sua copertina. Potrebbero essere tutti potenziali singoli? Come mai questa scelta?

Non credo ci saranno singoli nuovi ripresi dall’album, o video ufficiali. Io non apprezzo tanto queste cose, perché si tende sempre a focalizzarsi sul video piuttosto che sul testo della canzone o sul messaggio che si vuol mandare. Noi viviamo in un periodo in cui praticamente tutti fanno musica, una persona si sveglia la mattina e decide di mettere qualcosa online, e quindi è sempre più difficile per un artista sconosciuto come me (o come tanti altri) riuscire ad emergere, far capolino dalla giungla musicale (soprattutto per quanto riguarda la scena rap) e arrivare a più gente possibile che non siano i soliti parenti od amici. Io ho scelto di creare hype con il mio disco proprio per aumentare la curiosità della gente giorno per giorno e guadagnare interesse nel tempo, magari per via di una copertina del singolo o della descrizione di esso. Vedendo i risultati, posso dire di esserci riuscito. Poi, sinceramente, non ricordo altri artisti che, giornalmente, svelavano tracce, produttori, o davano una spiegazione alla determinata canzone. Quindi, magari son stato il pioniere per un nuovo tipo di promozione.

Due brani sono presenti nella nostra playlist: la title track “Pierrot” ed “Amarcord” che sono anche tra i brani che ci sono piaciuti di più. Se dovessi consigliare altri due brani, ai nostri lettori, da inserire nella loro playlist personale, quali consiglieresti e perché? Solo due (è difficile lo sappiamo!)

Cavolo, questa domanda è difficile perché è come dover scegliere tra i tuoi tanti figli. Al primo impatto direi sicuramente ‘La lune et toi’ perché è carica di emozione e malinconia e The Silvestri si è superato nella produzione. Per chi ha una storia a distanza, come me, è sempre difficile prevedere il futuro, soprattutto nel periodo Covid che ci ha privato dei viaggi e della leggerezza che un po’ tutti avevamo, quindi ho cercato di imprimere quella malinconia di un treno che parte, di un traghetto che se ne va, o di un aereo che decolla nella canzone, ma allo stesso tempo ho dato un messaggio di speranza, perché comunque una persona innamorata sarà alla stazione ad aspettare la propria metà, sarà al porto o al gate con un cartello in bella vista. L’amore, se è vero amore, è più forte di qualsiasi distanza. Come seconda canzone invece consiglierei ‘Acquaragia’, già uscita come ultimo singolo, che è proprio la mia biografia. Lì c’è l’Andrea quando ancora si chiamava Dmitriz, quando suonava la chitarra, quando veniva preso in giro perché non era capace. La prima strofa racchiude la mia storia e finisce proprio col ritornello che è tutta una metafora. L’acquaragia serve per pulirsi dalla vernice, io la uso per pulirmi  dall’etichetta di eterno fallito che tutti mi hanno sempre dato, anche ‘amici’ molto vicini a me. Nella seconda strofa invece credo di essermi superato perché riesco a creare un discorso completo citando alcune canzoni e tutti i miei album fatti in quasi dieci anni di carriera, se così si può chiamare. Nella seconda strofa racconto cosa vuol dire farsi da solo, trovare disagio nel vedersi immaturo, sentirsi al capolinea ma trovare l’ossigeno per andare avanti. Credo che in una playlist emozionale che dia la carica sia una possibile novità. Poi Roby & Manu hanno dato il massimo nella strumentale e il risultato è una delle mie canzoni preferite del disco.

Tante le tematiche affrontate, ma soprattutto tanti generi, mai un sound uguale all’altro. Il tuo genere è non avere un genere?

Diciamo che io ho voluto sperimentare suoni diversi, a volte anche in contrasto tra loro, per cercare di rendere meno noioso il mio disco. Son sempre stato abituato a fare dischi corposi, pieni di tracce, perché a me non annoia ascoltare la musica, ma magari per qualcun altro non è così e specialmente adesso anche i dischi ufficiali di gente famosa non superano le dieci tracce, di conseguenza è difficile mantenere la concentrazione per più tempo, soprattutto se poi un artista è molto ricercato nel linguaggio e nelle rime. Volevo fare in modo che le canzoni non venissero skippate, che ci fosse curiosità di sentire la traccia successiva chiedendosi “ma adesso userà questo mood o quell’altro?” e credo di esserci riuscito. Io sono molto soddisfatto di questo prodotto, anche perché ho dato dimostrazione a me stesso di essere un po’ più versatile di quello che la gente magari crede, riuscendo a rappare su strumentali metal, rock, funky o old school.

Il tuo album precedente, “Immaturo” risale al 2016. Credi di essere maturato o comunque cambiato artisticamente in questi 5 anni?

Sembra passata una vita, sia per quanto riguarda il mio modo di scrivere, diverso da adesso, sia per quanto riguarda l’approccio alla musica. Io credo di essere maturato davvero sotto tanti punti di vista. La nascita di due nipoti comunque ti fa vedere la vita con occhi diversi, la stabilità che ti dà un lavoro ti fa affrontare tutto con un po’ più di leggerezza e un amore vero e sentito ti rende più forte. Rispetto a cinque anni fa io mi sento più forte sotto tantissimi aspetti, affronto tutto con un po’ più di leggerezza e cerco sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, piuttosto che mezzo vuoto. Mi sento cambiato anche artisticamente, molto più maturo nelle liriche, un po’ meno bambinesco e soprattutto è migliorata la qualità delle produzioni, delle registrazioni, di tutto, perché se prima lo facevo per gioco e per hobby, ora investo tempo e denaro nelle cose che faccio.

Come sempre lasciamo l’ultimo spazio al nostro ospite. Puoi ora lanciare il tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!

Ho solo un consiglio da dare: prendetevi tre quarti d’ora della giornata ed ascoltate ‘Pierrot’, così avrete modo di conoscere me e riflettere anche su voi stessi.

RINGRAZIAMO ANDREA E VI LASCIAMO AI SUOI CONTATTI PER SEGUIRLO, SOSTENERLO ED ASCOLTARLO!

ASCOLTA L’ALBUM: https://open.spotify.com/album/5nZMlUoZ8elNvppWx4xmKb

Link sito ufficiale: https://andreamantis.onweb.it/

Link pagina Facebook: https://m.facebook.com/AndreaMantisofficial/

Link profilo Instagram: https://www.instagram.com/andrea_mantis_/?hl=it

Link profilo Spotify: https://open.spotify.com/artist/7knYXqjL1pS7gVCMm0gqTP?nd=1