Intervista: Millepiani ci fa fare “Un bagno di stelle” e di musica

Siete stufi della solita musica industriale del venerdì? Avreste voglia di un’esperienza d’ascolto diversa, che sappia mescolare tra loro filosofia e musica, letteratura e cinema? Beh, allora gustatevi il nuovo singolo (e relativo videoclip) di Millepiani, che a pochi mesi di distanza dal suo ritorno con “Krakatoa” torna con “Un bagno di stelle”, in attesa di un secondo disco che saprà confermare le aspettative sulla penna toscana.

Benvenuto Alessandro, è un piacere averti con noi. Allora, Millepiani è tornato e lo ha fatto con due brani intensi, dal retrogusto filosofico: come stai, e come sta andando questa “ripartenza” dopo il tuo disco d’esordio?

Ciao a tutta la redazione e grazie per questa intervista, il piacere è mio! Questa “ripartenza” ha soddisfatto le mie aspettative e gli ottimi riscontri che ho avuto dagli ascoltatori di “Krakatoa”, il primo singolo che fa parte del futuro album attualmente in produzione, mi ha convinto che la direzione stilistica intrapresa per il nuovo progetto rispecchia ed esalta le tematiche delle canzoni. Si tratta di brani pop-rock che rievocano la new-wave con aperture acustiche ed echi di elettronica.

“Un bagno di stelle”, il singolo appena uscito, è una piccola istantanea di una situazione intima che si apre all’universale. Una coppia è sdraiata in riva al mare, osservano il cielo stellato sopra di loro, parlano di quella volta infinita che gli sta di fronte e una consapevolezza li coglie. Quello che hanno davanti ai loro occhi e che stanno contemplando è lo spazio sterminato dall’esplosione del big bang all’oggi e tutto il tempo che esiste da quando tutto ha avuto inizio. Tutto il tempo sembra essere racchiuso in quell’istante, con tutti i suoi eventi passati e futuri: i ghiacciai della Terra che si sciolgono, i continenti che affondano, gli universi paralleli che esplodono in altre dimensioni misteriose, le civiltà umane che si susseguono come in un soffio. 

Ma tutto questo mistero insondabile e tremendo è di una bellezza incredibile, e la sua bellezza vive in noi, proprio perché ci siamo io e te, esseri umani, a contemplarlo. 

Il singolo sarà corredato anche dal video che uscirà a breve: un piccolo cortometraggio ambientato in un bellissimo bosco delle Alpi Apuane con una coppia speciale protagonista e un finale a sorpresa alla Lars Von Trier che vi lascerà veramente a bocca aperta! In questo video c’è in poco meno di tre minuti tutto il significato non solo del singolo, ma di tutto il futuro concept album, sono davvero soddisfatto di come è stato prodotto e raccontato!

Entrambi i due singoli anticipano il nuovo album che ha un concept preciso a cui sto lavorando: il rapporto tra l’individuo, l’essere umano e la Natura, intesa in tutte le sue manifestazioni, da quella più catastrofica e quella più intima. Sarà un disco che affronterà il tema della contemplazione di fronte alle forze incontrollabili del Cosmo, ma anche dell’alienazione dell’uomo contemporaneo, che vive immerso nella sua tecnologia sempre più astratta e dissociante. Il concept-album ricerca la via da percorrere per ritrovare se stessi attraverso la fusione e lo smarrimento, la deriva che lo porta a perdersi nel mistero dell’Universo e della vita, a contemplarlo. 

“Eclissi e Albedo” aveva già aperto la strada di una riflessione che qui sembra continuare, allargandosi a macchia d’olio. C’è un filo, che collega le parti con il disco che sarà?

C’è una solida continuità concettuale col disco precedente, “Eclissi e Albedo” e riguarda gli strumenti di ricerca e di espressione, il modus operandi dello scrivere i testi delle canzoni. La filosofia, la letteratura, la scienza, la metafisica: queste sono le sorgenti da cui attingo e che mi ispirano per scrivere un testo. 

Quello che differisce nel nuovo lavoro rispetto al precedente album invece è il concept. Se in “Eclissi e Albedo” la relazione con l’altro era un invito a scoprire se stessi, ad immergersi nel proprio Io per contemplare il mistero e ricercare verità esistenziali, in questo nuovo album l’essere umano si rivolge all’esterno, all’ambiente, alla natura, a ciò che lo circonda, per trovare redenzione, salvezza e una nuova luce.  

Per quanto riguarda la composizione musicale e la produzione invece, tra i due lavori c’è una forte evoluzione e differenza. Nelle linee melodiche ho ricercato frasi più articolate rispetto al precedente album e ho lavorato sul loro sviluppo ricercando soluzioni all’interno di giri armonici semplici e riconoscibili. Anche per quanto riguarda gli arrangiamenti ho optato per una forma canzone snella e di più breve durata rispetto al disco passato, con strutture classiche ma col minimo di parti indispensabili, il tutto con una produzione estremamente curata nei dettagli e nei suoni grazie allo splendido lavoro fatto da Leonardo Lombardi e Marco Barbieri, musicisti e produttori de La Clinica Dischi. 

Parliamo un po’ di te: la musica sembra essere una passione che coltivi da sempre, a fianco di altre che poi, nella musica, si riflettono. Sei ad esempio un grande lettore: quanto è importante “leggere bene” per scrivere bene?

Direi che è fondamentale! La letteratura per me è sempre stata la principale fonte di ispirazione per le mie canzoni e “leggere bene” significa anche “pensare bene” e “creare bene”. La mia curiosità mi porta sempre a non accontentarmi e fare molta ricerca sia nella narrativa che nella saggistica, anche attuale, ma devo confidarti che mi considero un fruitore di cultura onnivoro: musica, cinema, arte, sia classica che contemporanea, fotografia, teatro, illustrazione; ogni forma di creatività mi ispira tantissimo e cerco sempre di trovare il mio personale punto di vista sulle tematiche e sui concetti.  Sviluppo i temi che mi interessano, li metto in relazione tra loro e li interpreto per trovare nuove idee.  

Per quanto riguarda le mie letture, negli ultimi tempi i libri e gli autori che mi hanno influenzato sono stati molti, da Isaac Asimov con  la sua concezione organicista del pianeta Terra e del Cosmo a tutto il cinema d’animazione di Hayao Miyazaki, che affronta la tematica ambientalista ma con un risvolto animista e spirituale della Natura come ente immanente e trascendente al tempo stesso.

Poi ho ritrovato un romanzo italiano bellissimo, che vi consiglio: “Il mare verticale” di Giorgio Saviane, che indaga il rapporto dell’uomo nella natura dai primordi della storia, dagli uomini primitivi fino all’uomo contemporaneo.

Anche le opere di Joseph Conrad mi hanno coinvolto molto, con le sue ambientazioni naturalistiche ostili, mefitiche, incontrollabili, dove la Natura è nemica e oscura, misteriosa, caotica, insensata. 

Nella saggistica ho ripreso in mano “Dialettica dell’Illuminismo” di Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, che avevo già studiato ai tempi dell’Accademia. Un testo immenso, dove attraverso un’analisi meta-storica dell’Uomo, si trova un preciso meccanismo evolutivo della razionalità, che sopprime apparentemente il lato irrazionale e ignoto del pensiero umano. Tale processo storico porta alla rinascita distorta dell’irrazionale, regredito in modo folle e pericoloso contro la Natura e contro l’Uomo stesso.  

Infine ho riscoperto anche due mostri sacri come “Le Metamorfosi” di Ovidio e “Ossi di seppia” di Eugenio Montale.

Nella prima mi ha colpito soprattutto il divenire della Natura che si umanizza in figure mitologiche, divinità e animali in continua trasformazione. Il mistero si palesa sotto forma di miti, di divinità incredibili e dai sentimenti così umani che ci fa capire che in fondo, al centro di tutto, c’è l’Uomo che interpreta il mondo, un’ermeneutica cosmica.  

Anche in  “Ossi di seppia” è il suo particolare rapporto con la natura che mi ha colpito, dove gli oggetti più banali e quotidiani, i luoghi e i dettagli si caricano di significati filosofici e metafisici enormi, una raccolta di versi che mi lascia sempre incantato e atterrito al tempo stesso.

Molte di queste tematiche e suggestioni estetiche si rifletteranno ovviamente nel mio prossimo disco, magari un po’ nascoste e reinterpretate, ma sono sicuro che gli ascoltatori più attenti sapranno coglierle!

“Un bagno di stelle” è una canzone riflessiva, quasi meditativa: una scena che sembra d’amore e che si allarga poi a fondersi con il tutto. In qualche modo, vero romanticismo! Cosa succede, nel tuo ultimo singolo? Qual’è la “visione” che attraversa il brano?

“Un bagno di stelle” descrive una coppia in riva al mare che contempla il cielo stellato.
Osservano quella volta infinita che gli sta di fronte e una consapevolezza li coglie: quello che hanno davanti ai loro occhi e che stanno contemplando è lo spazio sterminato dall’esplosione del Big Bang all’oggi e tutto il tempo che esiste da quando tutto ha avuto inizio. Tutto il tempo sembra essere racchiuso in quell’istante, con tutti i suoi eventi passati e futuri: i ghiacciai della Terra che si sciolgono, i continenti che affondano, gli universi paralleli che esplodono in altre dimensioni misteriose, le civiltà umane che si susseguono come in un soffio. 

Ma tutto questo mistero insondabile e tremendo è di una bellezza incredibile, e la sua bellezza vive in noi, proprio perché ci siamo io e te, esseri umani, a contemplarlo.

Questa canzone, come “Krakatoa”, il singolo precedente, anticipa tematiche e sonorità del prossimo concept album in produzione, che riflette sul rapporto ancestrale tra uomo e natura e sulla necessità di ritrovare questo equilibrio perduto. 

La tua scelta musicale è certo ardita, non capita spesso di imbattersi in brani che “impegnano” in tal modo l’ascolto; non ti spaventa l’idea di non essere “compreso”?

Io cerco sempre di veicolare idee complesse con un sound “pop” che aiuta e sprona il fruitore della canzone a scavare nei molteplici livelli di lettura che hanno i miei pezzi.  In “Un bagno di stelle” per esempio, ci si può semplicemente abbandonare alle visioni metafisiche e apocalittiche del testo gustandosi il mood “universalistico” ed evocativo delle parole, oppure riflettere su significati più profondi che possono venire a galla ad un ascolto più attento, dalla questione ambientalista a quella esistenzialista,  da quella metafisica a quella cosmologica ed escatologica.  

Salutiamoci con un augurio, il migliore che puoi fare alla tua musica!

Il mio desiderio più grande è che sia ascoltata con attenzione, che le persone sappiano cogliere i diversi “strati di contenuto” che contiene e i messaggi che lancio, dalla mia piccola postazione. Citando “Lindebergh” di Fossati: “Dal mio piccolo aereo di stelle io ne vedo, seguo i loro segnali e mostro le mie insegne”.