Intervista ai Cassandra: il loro nuovo album è “Un glorioso disastro”

Un Grande Benvenuto ai Cassandra, nostri ospiti quest’oggi per una nuova intervista basata sul loro nuovo album. Ciascuna traccia di “Un glorioso disastro” sembra un capitolo distinto, con tonalità e atmosfere diverse. Qual è il filo conduttore che tiene insieme il vostro album e come avete deciso l’ordine delle tracce?

Ciao a tutti. Il fil rouge che lega le tracce del disco è il nostro modo di vedere il mondo che ci circonda. Un modo un po naïf, con l’ironia a fare da salvagente per stare a galla e con la voglia di raccontare le cose che vediamo tutti giorni senza pensare alle mode o alle pose. Volevamo che l’arrangiamento fosse il più crudo possibile e così è stato. Abbiamo registrato quasi tutto in presa diretta senza tanti fronzoli.

La vostra musica sembra affrontare tematiche profonde mescolate a un approccio divertente e scanzonato. Come avete bilanciato il tono delle vostre canzoni per esplorare aspetti seriosi della vita senza perdere l’essenza di divertimento e gioia che volete trasmettere?

Come dicevo prima, la cinica ironia da fiorentini aiuta molto a restare in questo precario equilibrio. Ci viene molto naturale avere questo approccio, come ci viene naturale scrivere pezzi senza pensarci troppo. È il nostro modo di affrontare le piccole apocalissi quotidiane.

Quale è stato il momento di maggior difficoltà nella creazione di questo album e come lo avete superato?

Il decidere come arrangiarlo. Il secondo disco è effettivamente il più difficile nella carriera di un artista, perché non sai precisamente da che parte andare: sei indeciso se proseguire con il sound del primo o distaccartene e provare a fare qualcosa di diverso. Senza contare i ragionamenti su quello che và, quello che tra 4 mesi potrebbe andare, le playlist, etc, etc… Abbiamo superato tutto questo decidendo di infischiarcene di tutto e di tutti, andando a registrarlo in una villa in mezzo a un bosco lontani da qualsiasi stimolo

“CRAC!” è descritta come un’esplosione rock per chi è “rotto dentro”. Come avete canalizzato le vostre esperienze personali di difficoltà nella creazione di questa traccia e in che modo la musica diventa un mezzo di espressione durante i momenti più complessi della vita?

Per noi la musica è una sorsata di “toccasana” per qualsiasi momento del quotidiano, poi è chiaro che dai momenti peggiori escono forse i pezzi ,non diciamo migliori, ma “più sentiti”, più veri perché rispondono ad un’urgenza, ad un bisogno di raccogliere i pezzi e l’ unico modo per farlo che conosciamo, è scrivere una canzone.

L’album si conclude con “LA FESTA É FINTA”, Qual è il messaggio finale che volete trasmettere attraverso questa canzone e come vedete l’evoluzione della vostra musica in relazione al futuro della band?

Questo pezzo sancisce la fine di un nostro periodo e volevamo celebrarlo così: sono stati 2 anni e mezzo vissuti a tutta velocità, abbiamo incontrato centinaia di persone, ci sono stati momenti di profonda malinconia come di grande euforia, ci siamo incazzati, abbiamo riso in maniera sguaiata, di alcune cose non ci ricordiamo, altre ci rimarranno tatuate…’somma proprio come una grande festa.

Lasciamo l’ ultimo spazio dell’ intervista ai nostri ospiti. Potete ora lanciare un vostro messaggio o rispondere alla domanda che avreste voluto ma non vi è stata fatta!

Tutti affrontiamo disastri quotidiani, piccoli o grandi che siano, e spesso non possiamo fare altro che affrontarli al meglio, in maniera gloriosa. Per andare a letto con un sorriso, stretto in gola.