Recensione: Overdrive Motel, il nuovo album di leonardo979

Si chiama Overdrive Motel il nuovo album hard rock di Leonardo Pucci Bianchi, alias leonardo979 di cui abbiamo già parlato con lui in una intervista di qualche giorno fa.

Prima di entrare completamente nel merito dell’album presentiamo Leonardo ai nostri lettori che non lo conoscessero: polistrumentista, cantautore, compositore, autore, arrangiatore romano, ha alle spalle una lunga esperienza musicale-

Comincia a scrivere a 15 anni, passando dal’hard rock, al grunge, al metal progressive. Ma è soprattutto live che si fa notare: da fine anni ’90 propone brani inediti misti a cover con svariate band fino a stabilirsi con la più longeva e significativa: i Sunrise.

In seguito inizia a proporsi come solista con il nome leonardo979, arrivando a pubblicare nel 2012 l’EP “Decadenza, degrado, devasto”.

Nel 2016 fonda gli ZZ Trip, tribute band degli ZZ Top, impersonificando Billy Gibbons.

Nel 2021 inizia a raccogliere e rielaborare le sue composizioni come cantautore e con i Sunrise, pubblicandole come singoli. Analogamente nel 2022 completa e pubblica il progetto hard rock in lingua inglese “Overdrive Motel” di cui andremo a parlare.

Overdrive Motel è un album “on the road” come ci ha raccontato Leonardo, nato idealmente nel 2008 durante un viaggio che ha visto l’artista attraversare l’America da solo in auto. Ed è proprio lì, tra uno spostamento e l’altro, una sosta e l’altra che sono nati molti dei pezzi. Ma per quanto riguarda la nascita dell’album vi rimandiamo all’intervista in cui lo stesso Leonardo ce la racconta molto dettagliatamente.

Passiamo al disco: 12 tracce, tutte in inglese, in cui si mescolano vari generi, soprattutto l’hard rock, blues e dark blues ma che non disdegnano l’elettronica ed a volte un pò di folk e folk rock. Un disco, ci vene da dire, davvero completo, per amanti del genere soprattutto. Un disco che va ascoltato tutto d’un fiato perchè è una storia in tante piccole storie. Un viaggio nel viaggio. Uno di quelli che può essere ascoltato a tutto volume con i finestrini aperti, ma anche con le cuffie, da soli, sdraiati all’aria aperta. E che ti fa venire voglia di prendere un aereo e farci un giretto negli USA, perchè no!

La chitarra è sicuramente protagonista. I riff a volte tecnicamente più semplici, altre meno, sono estremamente funzionanti e funzionali. Altro elemento di spicco è la voce dell’artista, potente ma capace di piccole metamorfosi in pezzi più introspettivi che lo richiedono. Azzecata anche la scelta dell’effettistica in alcuni brani.

Album autoprodotto ed interamente suonato da leonardo979, che pur da solo, ha tirato fuori un lavoro che non ha nulla da invidiare alle grandi produzioni.

E’ la title track ad aprire l’album. Ma ne parleremo in modo più approfondito più avanti, essendo anche un singolo, il secondo estratto dall’album dopo Loser

La citiamo relativamente ora per segnalare un fatto: la scaletta del disco sembra essere stata curata come fosse un concerto live. Partenza a bomba con la traccia omonima, poi alternanza di pezzi ben strutturata, una traccia strumentale come fosse un interludio, poi la ripresa ed il gran finale.

Segue alla title track Limo Vodooo, un altro pezzo potente che ci porta poi a Loser, dove si alleggerisce un pò l’atmosfera, quel poco che basta per entrare nel mood del brano ma mantenendo le caratteristiche musicali principali dell’album.

By this River fa un salto nell’elettronica, ma non mancherà di certo la chitarra elettrica, qui meno rilevante ma essenziale nelle sue entrate. Baron Samedi è un pezzo decisamente anni ’90. Ci riporta lì dalle primissime note e ci ricorda anche un pò di Rock italiano di quegli anni.

Eccoci arrivati a quello che può essere considerato l’intermezzo del disco, la strumentale: Drunk Coyote. Più che una canzone una atmosfera, una sera.Sembra quasi di essere lì, in una stazione di servizio dispersa nel Nevada, o chissà dove.

Come accennato, dopo la strumentale si riparte fortissimo ed arrabbiatissimi con I’m so sick of this; poi Boogeyman, la più lunga per minutaggio di tutto il disco. Qui ci riaffacciamo all’elettronica. Un intro abbastanza lungo precede l’entrata della voce dell’artista, a volte quasi sussurrata, ovviamente in linea con il concetto del brano. Brano che ci piace molto davvero. Un pezzo “ipnotico”. Per noi una chicca in questo disco.

Blue Bonfire è una canzone con una apertura abbastanza tranquilla e folk dalla quale non ti aspetteresti poi una esplosione del genere. Una piacevole sorpresa! Gasoline Suze è un’altro pezzo che ci ricorda molto il rock italiano anni ’90. Qui l’effetto della voce la mette “un pò troppo dentro” forse rispetto alle aperture con la voce pulita, ma probabilmente è stato un utilizzo voluto.

Arriviamo agli ultimi due brani: Just Like a Miracle e Away.Due brani che segnano il gran finale di un ottimo album ma che potrebbero essere, riprendendo il ragionamento fatto all’inizio, un ottimo finale di una esecuzione live del disco.

OVERDRIVE MOTEL (singolo)

Come accennato, la title track apre le danze ed è anche proposto come secondo singolo di questo lavoro. Un pezzo altamente grintoso aperto da un riff di chitarra molto potente, di quelli che purtroppo se ne sentono sempre meno nel panorama italiano, e che permane per a maggior parte del brano. Gli accenti ti mantengono vigile e non ti fanno perdere neanche un secondo o una nota di questo gran bel pezzo. Un pezzo che ci ricorda un pò gli Aerosmith degli anni ’80 e ’90 e che ha i potenziale delle grandi hit . Per questo vi invitiamo ad ascoltare questa canzone e sognare con del vero rock ‘, roll. Per quanto riguarda il testo, la traccia parla dell’incontro tra una autostoppista, a quanto pare alcolizzata, ed un uomo, forse un criminale, con una pistola

Per concludere possiamo dire con fermezza che si tratta di un lavoro che è un peccato resti solamente nella scena underground date le ottime qualità contenute su ogni fronte tecnico e produttivo. Speriamo quindi in una ampia diffusione per far ottenere ad Overdrive Motel il successo che meriterebbe,

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