Recensione: Impossible Geometric Shapes di The blue book project

ASCOLTA L’EP:

https://open.spotify.com/album/1Ks0NqKVdSc5YPGZ4nEFdO?si=pKJnXxhxROW3njZuw9jSQw

E’ Online dall’8 febbraio il primo EP dell’artista calabrese The Blue book project, “Impossible geometric shapes”, EP ispirato ai classici suoni anni ’80, dalle colonne sonore dei film e dalla “weird fiction”

Un lavoro in quattro tracce, che per cui non si distingue per la quantità, ma sicuramente per la qualità del lavoro.

Prima di parlare del lato musicale, partiamo da una cosa molto importante in questo lavoro: la copertina. La cover infatti, realizzata da Equis, è ispirata da diverse tematiche molto interessanti come i racconti di Lovecraft, l’arte grafica di Escher mescolate con il pensiero di Platone e la metafisica Ebraica.

Riguardo la copertina, l’artista ci ha dichiarato:

“Mi piace descriverla così: all’alba di una nuova era un rappresentate dell’umanità, in piedi su una figura geometrica impossibile, conquista una dimensione superiore nonostante gli ostacoli; il mostro lovecraftiano e il monolite irregolare rappresentano la paura e le credenze che limitano il vero potere della mente umana.  Sicuramente un’opera dal forte potere simbolico, in parte liberamente interpretabile dal pubblico. Il messaggio che intende trasmettere è relativo all’ andare oltre ciò che vediamo e percepiamo quotidianamente e soprattutto di provare a superare quei limiti “artificiali” che impediscono alle persone di esprimersi al meglio.”

Davvero un gran colpo con questa copertina, che invita all’ascolto immediato del lavoro.

Lavoro che si apre con il brano The Fifth Dimension, un pezzo in cui la chitarra rock di Francesco (vero nome di The bue book project) si fonde al synth estremamente anni ’80. Un riff potente e tormentante fa da collante appunto, tra il synth pop ed il rock, dimostrandoci subito in che mondo ci stiamo addentrando. Per cui anche ottima la scelta di porre questo brano all’inizio. Sicuramente una scelta ponderata e non a caso. D’altronde in questo EP davvero nulla è lasciato al caso e tutto e tutto e curato nel dettaglio.

I’ll find my way, seconda traccia, ci appare come un pezzo più “sognante” ma davvero, pssateci il termine, fighissimo! Adatto ll’ascolto degli amanti di questo genere ma non solo… un pezo che si puà ascoltare in mille occasioni… aggiungiamo anche radiofonico!

Il terzo brano in scletta è anche il primo singolo estratto da questo disco: Digital Immortality, di cui vi lasciamo anche il video di seguito.

Dal videoclip altamente futuristico, in questa canzone i tempi “rallentano” creando una atmosfera quasi eterea in erti punti. Anche qui ovviamente il synth ha il ruolo principale, ma quando entra la chitarra distorta spacca tutto…ci da una bella ma veloce spettinata.

A chiudere l’EP è 1989 – Sound of R’lyeh remix, che è una rimessa a punto di 1989, primo singolo dell’artista, del quale vi abbiamo parlato in un articolo di qualche tempo fa.

L’EP è stato scritto, registrato e mixato da Francesco Campolo a Oppido Mamertina in provincia di Reggio Calabria, masterizzato da Dave Locke presso il JP Masters studio di Seattle (WA, USA) e distribuito da iMusician Digital AG.

Per cui, Francesco Campolo, ossia The Blue book project, può essere ritenuto tra i migliori in Italia nella produzione di questo genere? Noi abbiamo la vostra idea. Vi invitiamo ad ascoltarlo per farvi la vostra!

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