Recensione: Gli anni venti, un EP dai grandi significati di Francesco Aubry

E’ disponibile su tutte le piattaforme di streaming e download digitale ma anche in rotazione radiofonica “Gli anni venti” il nuovo ep del cantautore e mago dei sintetizzatori Francesco Aubry.

Abbiamo parlato con lui qualche giorno fa in una nostra intervista in cui abbiamo sviscerato un pò il nocciolo del lavoro, considerato anche un “mini concept album” ovvero il tempo. Aubry è riuscito in ogni traccia a farci sentire ogni sapere di ciò che è si astratto, ma grazie a questo ottimo lavoro, riusciamo quasi a toccare con mano.

Parliamo innanitutto di Francesco. Lui ama mixare il cantautorato (tra quello più classico al più recente chiamatelo indie se volete) a musiche sempre diverse. Re della sperimentazione? Secondo noi no! Il genere vero di Franesco Aubry è proprio questo: no avere genere. Essere sempre sorprendente, attuale con suoni vintage, vintage con liriche retrò. Non ha bisogno di “cercare” la sua strada. L’ha trovata e la sta percorrendo in maniera grandiosa.

Arrivando a l’EP “Gli anni venti” questo contiene diversi singoli di cui già vi avevamo anche parlato in passato, più diverse chicche. E’ online il videolclip della title track sul canale youtube dell’artista e prossimamente sarà online anche il videoclip del brano “Clessidre”. Certo, bisogna dirlo, dopo il videoclip del singolo “Novecento” ci spettiamo sempre grandi mini film da Francesco.

L’ep, mixato e masterizzato da Andrea Di Giorgio e uscito il 19 novembre, contiene 6 tracce: è Brandy ad aprire le danze. Un pezzo davvero molto bello che sà affrontare una tematica importante come quella del cyberbullismo in maniera leggera. Segue la title Track Gli anni venti (presente anche nella nostra playlist Spotify) e di cui come detto è presente anhe un videoclip. Il sound si fa più prepotente. Immancabile il Synt alla Aubry. Cors e ricorsi storici e frecciate sull’ultimo secolo e tutti i suoi male sociali.

Clessidre è la chicca dell’album. Un pezzo che non ti aspetti. 6 minuti di brano tra rock e prog. Uno uso sfarzoso degli strumenti, difficile quasi contarli tutti. E’ il pezzo che rappresenta il tempo in maniera più introspettiva. Complimenti, questo è un pezzone!

Seguono, giustamente quasi “a braccetto” Novecento e D.N.A., due pezzi di cui abbiamo già parlato in passato e che trattano il tempo on mani nostalgiche, conentendo sound vintage ma resi molto molto attuali.

E’ Hikikomori a chiudere l’opera. Una ballad che tratta il tema di questo disturbo sociale approdato in occidente dal Giappone negli ultimi anni. Un’altro pezzo “di maturità artistica”. Sulle ultime note di piano riascoltiamo nuovamente le lancette (presenti sulla cover dell’EP) che riprendono il loro cammino, lasciando immaginare un finale di speranza e di riscatto.

Complimenti a Francesco Aubry ed il suo team per questo lavoro da 10 e lodo su ogni aspetto che può essere valutato.

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