Recensione di “Quel che sarà”, nuovo singolo dei Cosmonauti Borghesi

I Cosmonauti Borghesi ci conducono in un percorso dinamico con “Quel che sarà”, un brano che cattura l’essenza di storie notturne effimere.

La band, con le sue influenze disco, rock e funk, crea un’atmosfera travolgente intrisa di suggestioni degli anni ’80. L’apertura con il pubblico appassionato durante un live conferisce autenticità, immergendo l’ascoltatore nell’energia contagiosa della performance. La produzione brillante si distingue per l’uso sapiente di synth, pad e, particolarmente apprezzato, dei fiati che conferiscono al brano una ricchezza sonora unica. Con uno stile che richiama i The Kolors,
“Quel che sarà” propone una metrica incalzante, rendendo l’ascolto non solo dinamico ma irresistibilmente ballabile. È un’eccellente fusione di nostalgia e freschezza, una testimonianza della versatilità dei Cosmonauti Borghesi.
Il testo è intrigante e suggestivo, trasportando l’ascoltatore in un viaggio attraverso le sfaccettature delle storie notturne. La sua forza risiede nella capacità di dipingere vivide immagini e narrare emozioni complesse legate all’esperienza notturna. La dualità tra momenti di euforia, rappresentati da immagini di luci al neon e balli sfrenati, e il sottofondo di incertezza espresso nel ritornello con “Quel che sarà,” aggiunge profondità e complessità al testo.

La combinazione di queste immagini vivide e l’uso di una metrica incalzante contribuiscono a creare un’atmosfera coinvolgente. La riflessione sulla fugacità del tempo notturno e l’incertezza di ciò che sarà aggiungono un elemento di profondità e universalità alla canzone, rendendola accessibile a una vasta gamma di ascoltatori.

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