Con “Il pugile”, Daniele Zenobini firma un brano che si colloca nel solco della canzone d’autore più intima e riflessiva, un affresco poetico dell’animo umano che parla di speranza, fatica, amore e resistenza. La canzone, pur senza rinunciare a un linguaggio semplice e accessibile, si carica di una densità emotiva che non lascia indifferenti.
Il brano sembra costruito come una ballata urbana, ma con il respiro largo della poesia. La voce narrante accompagna l’ascoltatore attraverso una serie di quadri esistenziali, ognuno con il suo colore emotivo e simbolico, tenuti insieme dal filo conduttore della resilienza. Lo stile ricorda le suggestioni di autori come De André o Fossati, ma anche la sensibilità lirica di cantautori più recenti come Mannarino o Motta.
Il brano si apre con una riflessione esistenziale: “Questa vita è così strana / che mi fa pensare all’arcobaleno / che vien dopo un temporale”. Zenobini utilizza subito un’immagine classica, quella dell’arcobaleno come promessa dopo il dolore, per introdurre uno dei temi cardine del brano: la dialettica tra difficoltà e speranza.
Proseguendo, si delineano figure marginali o dimenticate: “Chi non ha mai fatto nulla, ma il suo è un mestiere”, o “una donna che guarda la luna / chiedendo alla madre, quella più famosa”. Sono ritratti pieni di dolcezza e malinconia, che danno voce a chi resta spesso ai margini della narrazione collettiva. La donna in questione, ad esempio, è spinta a “mettere in vendita l’anima”, un’immagine cruda, ma potentemente simbolica, che restituisce la violenza dell’ingiustizia sociale senza cadere nel patetico.
Molto potente la riflessione sull’amore: “Sei amato e ami di meno, / se ami troppo mai più, amerai”. Qui l’autore tocca un nodo delicatissimo con una verità spiazzante. L’amore viene descritto come qualcosa che può svuotarti, logorarti, fino a lasciarti incapace di provarlo ancora. Il verso “l’amore non ha misura, / l’avrai perso e lo capirai” è emblematico: l’amore è una forza misteriosa e imprevedibile, che sfugge alla logica e si riconosce solo nella sua assenza.
Altro passaggio cruciale è la riflessione sulla speranza: “La speranza dicon tutti è l’ultima a morire / ma chi di speranza vive disperato andrà a finire”. Qui Zenobini rovescia un luogo comune, mettendone in luce l’ambivalenza. La speranza può essere luce, ma anche illusione, e vivere solo di speranza può condurre alla frustrazione.
La conclusione del brano – e del testo – è affidata alla figura del pugile: “E chi come un pugile è all’angolo suo / è stordito ma non si arrende”. Il pugile diventa metafora dell’essere umano, ferito ma tenace. È un’immagine che condensa il senso dell’intero brano: la vita può metterti all’angolo, ma la dignità sta nel non arrendersi.
“Il pugile” è una canzone che riesce a parlare a molti senza essere generica, che esplora la fragilità umana con delicatezza e profondità. Zenobini dimostra di saper maneggiare le parole con rispetto e precisione, senza cedere alla retorica. Un brano da ascoltare più volte, per lasciarsi colpire, ogni volta, da una nuova sfumatura. In un panorama musicale spesso dominato dalla superficialità, “Il pugile” è un invito alla resistenza interiore, alla bellezza della fragilità, al coraggio di rimanere in piedi, anche quando si barcolla.

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