Recensione di “Divisi”, Ep della band Punto G

L’EP “Divisi” della band Punto G è un’opera densa e intensa che sprofonda nell’abisso delle ansie contemporanee e dei conflitti personali. I quattro brani che lo compongono formano un insieme coeso che esplora le ombre di una società frammentata e il desiderio di ribellione contro l’apatia e il cinismo dilagante. Attraverso testi taglienti e musiche costruite ad arte per amplificare il senso di disagio e tensione, Punto G invita l’ascoltatore a riflettere sulle proprie esperienze in un mondo in rapido declino.

“Malaffare” apre l’EP con un’atmosfera cupa e un testo che mette in luce l’inclinazione della società verso la corruzione e l’indifferenza. Il protagonista si sente intrappolato in un gioco al ribasso, dove la responsabilità è evitata e il compromesso sembra inevitabile. La ripetizione delle frasi “Inclini al malaffare” e “Non se ne può parlare senza ammalarsi un po’” crea un effetto martellante che evidenzia la frustrazione verso una realtà corrotta e irrecuperabile. La musica si evolve con un crescendo di chitarre distorte e batteria serrata, conferendo un senso di inesorabile discesa nell’oscurità.

Con “Divisi”, Punto G esplora la divisione e l’alienazione che caratterizzano le relazioni moderne. Il brano è un grido di dolore contro la superficialità e l’indifferenza che logorano i legami umani. Le immagini di “sogni di cartapesta” e “fabbriche abbandonate” evocano un senso di decadenza, mentre la rabbia repressa del narratore emerge con forza attraverso il cantato, che alterna momenti di vulnerabilità a esplosioni di potenza. La struttura del pezzo riflette la natura caotica e contraddittoria delle emozioni umane, passando da sezioni più lente e riflessive a passaggi di maggiore intensità sonora.

“Per me non significa niente” è il manifesto più nichilista dell’EP, una critica feroce all’iperproduttività e alla perdita di senso nella vita moderna. La disillusione è palpabile, espressa attraverso versi come “Nasci paga e crepa” e “Anche Dio sarebbe ateo se avessero ragione le piante”. Il brano sembra voler mettere in discussione tutto, dalle ambizioni personali alle istituzioni religiose, con un tono che oscilla tra il sarcasmo e la disperazione. Musicalmente, il pezzo gioca con dinamiche contrastanti, accostando momenti quasi intimi a esplosioni sonore che danno l’impressione di un’urgenza inarrestabile.

“Supernova” chiude l’EP con un’energia esplosiva, paragonando la potenza distruttiva e affascinante di una supernova alle relazioni umane. Il tema della maschera e dell’identità emerge con forza: “Se sciolgo il trucco resta il pagliaccio”, una metafora che suggerisce quanto sia difficile mantenere un senso di autenticità in un mondo dove l’apparenza conta più della sostanza. La musica segue il filo emotivo del testo, iniziando con un ritmo cadenzato che si evolve in una catarsi sonora, quasi a rappresentare l’esplosione finale che lascia i protagonisti in balia del caos.


L’EP “Divisi” riesce a catturare l’essenza di un’epoca di transizione e incertezza, facendo emergere le contraddizioni di una generazione che si trova divisa tra la voglia di resistere e la tentazione di arrendersi. La capacità di Punto G di unire testi incisivi e musiche potenti crea un’esperienza immersiva, capace di lasciare il segno e far riflettere. “Divisi” non offre soluzioni, ma pone domande fondamentali sul significato della nostra esistenza in un mondo che sembra aver perso il suo orientamento.

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