Fuori dal 12 dicembre “Punti Deboli“, il nuovo EP di Manco disponibile su tutti i digital store. Cinque canzoni che si muovono tra le sfumature di di blues-rock, folk, soul e cantautorato. Cinque canzoni che raccontano i punti deboli dell’artista riuscendo a coinvolgere ed emozionare.
Storie personali che diventano universali, raccontate ognuna con un sound che spazia tra le varie American Roots collegate tutte da un fil rouge sonoro: la voce dello stesso cantautore e il suo modo di scrivere. Quasi tutti i brani sono usciti come singoli, tranne “Stupidi”, una piccola perla che Manco lascia a chi vuole prendersi un momento per sé. Un brano in acustico: chitarra acustica, rullante, contrabasso e voce.
Ci siamo fatti raccontare qualcosa a riguardo!
“Punti Deboli” è un titolo molto evocativo. Qual è stato il punto di partenza per questo progetto e come hai scelto di raccontare le tue fragilità attraverso la musica?
In realtà non c’è stata una scelta a monte. Volevo dare vita alla nuova espressione maturata negli ultimi anni live, sia in termini musicali, con la formazione in trio consolidata, che in termini di scrittura.
Ho preso le 5 migliori canzoni (per me) scritte negli ultimi anni e ho deciso da dare vita a questo EP. Una volta finite le rec mi sono reso conto che le canzoni esploravano a loro modo vari miei Punti Deboli, una sorta di autoanalisi e così è venuto fuori l’EP. Punti Deboli, testualmente menzionati in due testi e in maniera non intenzionale.
Hai menzionato che l’EP è nato dall’esigenza di concretizzare il progetto del tuo power trio. Quanto la dimensione live ha influenzato la scrittura e la registrazione dei brani?
Molto. L’album precedente, Sedicinoni, é stato molto prodotto e portato per un po’ di tempo live così in quartetto. Poi tra pandemia ed esigenze pratiche siamo diventati trio ed è nata l’esigenza di fare qualcosa di nuovo che nascesse proprio con la concezione del trio, avendo in mente riferimento con il trio della Jimi Hendrix Experience o il John Mayer Trio.
“Sirena” è un brano energico con richiami al blues e alla mitologia. Come sei riuscito a fondere elementi delle radici americane con un’immagine così mediterranea?
Se devo essere sincero, non lo so. Come sempre non è qualcosa di intenzionale. Quando scrivo spesso parti da un idea e non sai mai dove a finire. Esplori, i punti si uniscono e finisci da un’altra parte. Questa è la parte sorprendente della scrittura!
In “Contro di me” parli del conflitto interiore. Quali sfide hai incontrato nel tradurre un tema così personale in musica?
Tirare fuori queste cose di me e metterle in una canzone. É come dire a tutti pubblicamente sono un insicuro e mi butto a terra tutti i giorni, sono l’ultimo sostenitore di me stesso. É un po’ un’ammissione di colpe e fragilità pubblica. Ma alla fine le canzoni devono raccontare verità, è più sono sensibili più sono vere.
“Proiettile” è nato in parte da un sogno e da una passione per i videogame. Come un’esperienza così moderna e virtuale si intreccia con le sonorità western e blues del brano?
Ancora una volta grazie alla sorprendente magia della creazione. Ero lì con questo giro da giorni, per me aveva le vibes western e anche il testo doveva rispettarle, ma non sapevo cosa raccontare. Poi una mattina mi sveglio, in quel periodo stavo giocando molto a Red Dead Redemption (il videogame in questione) e boom…avevo mezzo testo sognato che mi ronzava in testa. Ho seguito il flow e pure se sentivo di star facendo na roba stramba e pensato che fosse divertente e originale per questo e ho perseguito. Ancora la magia della creazione!
“Mai Abbastanza” e “Contro di me” sembrano esplorare due sfaccettature diverse dell’autosabotaggio. Cosa ti ha spinto a raccontare questi temi e come si completano a vicenda?
Il fatto che li vivo costantemente è più cresco e più ne sento la pressione e gli effetti su di me. A un certo punto ho sentito l’esigenza di parlarne apertamente, non solo per le stesso ma per chiunque in ascolto si possa sentire così e dire hey non sei solo. In maniera forse un po’ presuntuosa, mi sono sentito di dover esprimere un disagio generazionale che ho creduto comune.
“Stupidi” ha una genesi più intima e acustica. Come hai deciso di includerlo in un EP così energico e variegato?
L’altro filo conduttore dell’EP, quello musicale. Ovvero esprimere tutte le influenze delle american roots che porto nella mia musica, e l’influenza delle folk ballad é tra queste!
Hai già in mente nuovi progetti o evoluzioni sonore per il futuro? Quali sono i tuoi prossimi passi artistici?
Prossimamente nel nuovo anno uscirà un EP o Album (ancora da decidere eheh) completamente live, dai concerti, con i migliori brani degli ultimi anni di attività, sempre in trio.
Poi c’è in mente di seguire due filoni: quello folk acustico, e quello blues-rock elettrico. L’idea é quella di rilasciare due produzioni parallele gemelle, esaltando separatamente le due anime. Ma ci vorrà un po’, staremo a vedere.