Lambrooklyn, Mico Argirò si racconta in questa intervista

Dopo Hijab e Le canzoni divertenti, l’agropolese Mico Argirò torna con un nuovo brano di amore e protesta

  • Eccoci su Fuori la scatola, benvenuto Mico! Complimenti per il tuo nuovo pezzo, prima di parlarne ci parli un po’ di te?

Ciao, io sono un essere umano che sta cercando di vivere al meglio il suo percorso terreno. Scrivo e canto canzoni, racconto la mia vita, viaggio tanto, cerco di cambiare il mondo.

  • Raccontaci “Lambrooklyn”, qual è il suo significato?

“Lambrooklyn” è una canzone d’amore, di assenza forzata, di violazione del coprifuoco e della costrizione casalinga. Nasce da una sera, oltre le 22, a passeggio a Lambrate, vidi un murales con scritto “El barrio de Lambrooklyn” e scrissi i primi versi della strofa. 

  • Cosa rappresenta per te fare musica?

Per me fare musica è un fatto naturale, come il respirare. Non riesco e non voglio fare a meno di lei, attraverso la musica analizzo e canalizzo i miei dolori e le mie felicità. È la mia forma di comunicazione, ma anche di elaborazione e riflessione.

  • Quale pensi che sia la caratteristica principale del brano?

Il desiderio che diventa catarsi. È tutto nella differenza tra strofa e ritornello, tutto nell’apertura, nel ritmo, negli arpeggiatori.

“Desidero Bowie nella mia stanza, un’esplosione rosa, che questo vino diventi sangue” e nel ritmo, nella danza, tutto questo si risolve.

  • Qual è un tuo sogno nel cassetto?

I miei cassetti sono ultimamente pieni di pagine, di immondizia varia, medicine e cose che non uso, i sogni sto cercando di realizzarli.

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