“Discorsi a metà” esplora la fine di una relazione. Come è stato affrontare un tema così personale e doloroso nella tua musica?
È stato terapeutico. Quando una relazione importante finisce, quando la persona di cui più ti fidavo, tradisce quella fiducia, quel sentimento, quei momenti, ti senti solo in una maniera indescrivibile, senti che nessuno ti può capire, aiutare, vorresti condividere il vuoto che senti, ma sembra che a nessuno importi, invece la musica ha questo potere di condivisione immenso. Mi è venuto molto naturale scrivere questo brano e sapere che tanti lo stiano ascoltando e amando, mi da un senso di liberazione meraviglioso.
Il brano è descritto come una confessione intima. Come ti sei preparato emotivamente per condividere una parte così personale di te stesso?
In realtà come dicevo, mi viene molto naturale raccontarmi, è proprio il bello del mio lavoro. Ogni mio brano è totalmente autobiografico come se fosse un mio diario segreto. Un potenziale futuro disco sarebbe una raccolta dei momenti e delle persone più significativi della mia vita.
Qual è stato il momento più difficile nel processo di creazione di questo brano?
Il momento di produzione in studio. L’ho registrata con tre producer diversi e non riuscivo a farla uscire come volevo. Non riuscivo a raccontarla come immaginavo. Sono fiero di non essermi accontentato e grazie a Paolo Paone, genio della musica, sono riuscito a raccontarmi proprio come sognavo.
In che modo il tuo background a Milano ha influenzato la tua musica e in particolare questo singolo?
Totalmente, la mia musica ha le sonorità dell’ambiente e della società che vivo. Milano ha una sua personalità, i profumi, gli ambienti, le persone che vivono tutti i giorni contaminano quello che produco. Milano è magica, è viva.
Quali sono i messaggi che speravi di trasmettere attraverso “Discorsi a metà”?
Volevo fare sentire tutte le persone che soffrono per qualcuno, capite, amate, confortate. Purtroppo viviamo in una società dove il ‘cattivo ragazzo’ è visto come una cosa positiva, attraente. Non è cosí, chi sa amare davvero è quello davvero attraente per me. Viviamo in una società dove se ami davvero vieni visto come lo sfigato. Il ragazzo di cui racconto nel brano, Vittorio mi disse dopo una settimana che ci eravamo lasciati “Superala, è passata una settimana, vai oltre” le persone vedono gli altri come carne. È uno schifo. Io preferisco stare male tutti i giorni ma rendere onore all’amore vero.
Qual è il ruolo dell’arte e della musica nella tua vita personale e nella lotta per i diritti LGBTQ+?
La musica ha una grandissima influenza nella società. In un videoclip per un uomo truccarsi e baciare un altro uomo è ancora oggi un atto di coraggio. Questo da i brividi. La musica ci aiuta a farci sentire e a passare a tantissime persone ideali per cambiare un Paese che è in condizioni tragiche per i diritti umani. Solo insieme possiamo farci sentire.
Quali sono i tuoi prossimi passi come artista dopo la pubblicazione di questo singolo?
Sto lavorando a tantissimi progetti, spero in un feat molto presto e spero di poter approdare a Sanremo giovani l’anno prossimo, diciamo che sto cercando di portare la mia musica verso quella direzione.