Benvenuto su Fuori La Scatola a William Pascal! “Gengar” segna un ritorno alle origini per te, sia in termini di sound che di attitudine. Cosa ti ha ispirato a tornare a questo stile old school?
Ciao a tutti e grazie
Diciamo che lo stile old school non mi ha mai abbandonato del tutto perché lì dentro c’è gran parte del mio background nonché il mio pane quotidiano. E’ vero che negli ultimi anni sono usciti anche alcuni progetti un po’ più “trap”, però l’attitudine nella scrittura e sul palco è stata e rimane sempre quella di un’ hip-hop head fiera e convinta…e “Gengar” ne è l’esempio lampante!
Nel tuo nuovo singolo ci sono molte citazioni culturali, dai videogiochi al cinema. Come scegli i riferimenti da includere nei tuoi testi?
Solitamente li scelgo in base a quello che mi piace o che mi interessa. Qui ad esempio faccio un po’ di citazioni nostalgiche: “Yoshi Cookies” era un gioco per Game Boy che per me era un culto quando ero bambino; Gigi Riva (RIP) e Falcao sono due grandi campioni degli anni ’60, ’70 e ’80 rappresentanti di un calcio che ormai non esiste più; “qui chi c’è, qui chi c’è” è una citazione della strofa di Neffa nello storico brano “La porra” (Sangue Misto); eccetera, eccetera. Banalmente prendo spunto da tutto quello che seguo, guardo, ascolto, leggo o faccio.
La collaborazione con Dj Joen è stata fondamentale per questo brano. Come descriveresti il vostro processo creativo insieme?
Con Alessandro (Joen) ci conosciamo dalle scuole medie e finalmente dopo tanti anni siamo riusciti a fare una canzone insieme. Mi sono innamorato del beat appena mi ha fatto sentire la bozza a casa sua e per settimane ho ascoltato in loop il campione originale, cercando ispirazione per il testo. Solo dopo qualche mese ho deciso di stravolgerlo scrivendoci sopra un pezzo preso bene, quasi “leggero”.
Alla fine devo dire che siamo entrambi soddisfatti del risultato: i nostri “noi” 12enni che già all’epoca erano in fissa col rap sarebbero davvero fieri!
ps. una menzione d’onore è d’obbligo anche per Clas K che ha curato il mix e il master e per Jekesa e Pacman XII (outta Do Your Thang) per aver preso parte ai cori finali. Gang! 😀

Hai menzionato che i Gengar rappresentano i tuoi compagni di viaggio del collettivo Do Your Thang. Come ha influenzato il collettivo la tua carriera artistica?
Sicuramente l’appartenenza al Do Your Thang ha contribuito in maniera significativa alla mia crescita artistica, attraverso le varie esperienze sul palco e in studio, da oltre 10 anni. Anche se spesso ho pensato che è dura “convivere” con tante altre teste, sono contento e orgoglioso dello standard qualitativo che abbiamo settato negli anni. Chiunque sa ce lo riconosce e ci prende da esempio.
Nel testo di “Gengar” parli delle tue insicurezze e delle tue lotte. Quanto è importante per te mostrare la tua vulnerabilità attraverso la musica?
E’ uno dei concetti chiave del nuovo album che infatti sarà molto introspettivo e scaverà a fondo nel mio animo. Da sempre la musica mi ha dato la possibilità di sfogarmi attraverso la scrittura, le performance dal vivo o il semplice ascolto. Credo che sia anche un modo per comprendere a pieno e magari superare queste vulnerabilità.
Lasciamo l’ ultimo spazio dell’ intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!
L’unico messaggio che voglio mandare è: SUPPORTATE GLI ARTISTI INDIPENDENTI!
Andate ai live, comprate i dischi e il merchandising, restituite sempre l’energia che si crea.
Oltre al microfono siete la risorsa più grande ed efficace che esiste.
Grazie ancora per lo spazio, l’album arriva in primavera!
One looooooooove 😀
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