Intervista: Riccardo Ruiu si racconta…aspettando il nuovo singolo

Siamo felici di dare il benvenuto a Riccardo Ruiu, oggi nostro ospite qui su Fuori La Scatola e protagonista della nostra intervista. Benvenuto Riccardo! Senza girarci troppo intorno, andiamo già all’argomento che più ci incuriosisce: sappiamo che è un arrivo un tuo  nuovo singolo! Non vogliamo farti spoilerare troppo, ma c’è qualcosa che puoi anticiparci a riguardo? 

Senza spoilerare troppo, è una canzone molto diversa dal mio ultimo singolo “Che ridere Presidente” dove mostro il mio lato più ironico e sarcastico. 

“Il mondo è così” (Su munnu est gai) è invece un brano molto intimista e malinconico dedicato a un caro amico che non c’è più. Vi posso anticipare che a novembre usciranno due versioni del brano per la Red Owl Records, una in sardo e l’altra in italiano, con gli arrangiamenti curati dal bravissimo Stefano “Menion” Ferrari. 

Tu non nasci cantautore ma poeta. Come mai c’è stato questo salto, e ti ricordi anche quando hai avuto la voglia di cambiare rotta?

Tutto è partito nel momento in cui ho imparato a suonare la chitarra. Lì ho capito che se le parole in poesia hanno una incredibile forza comunicativa e un potere altamente evocativo, quando queste si combinano con la musica giusta che le fa risaltare ancora di più, allora si dà vita a qualcosa di magico e si genera il perfetto connubio tra queste due arti meravigliose.

Ci è piaciuto molto il tuo singolo precedente “Che ridere Presidente”. Tu vivi in Germania ma questo pezzo ci sembra italianissimo per quanto riguarda il suo contenuto, ironico e pungente. Vivere in un’altra realtà ha aiutato a livello di ispirazione nella fase creativa delle tue opere?

Stare a contatto con un’altra cultura ha sicuramente apportato nuova linfa creativa, come è normale che sia. Le nuove esperienze e le differenze a livello culturale contribuiscono inevitabilmente ad allargare lo spettro di visione dell’animo umano e della vita in generale, oltre ad essere degli elementi importanti di arricchimento sia per la persona che per l’artista.

Attualmente stai affiancando, alla carriera di cantautore, quella di autore per altre voci, anche nomi saldamente affermati. Dato che ti stai affacciando quindi a un universo parallelo ma sicuramente con delle differenze da quello indipendente, cosa ne pensi in generale del mercato discografico italiano di oggi? Quello che scrivi per loro è condizionato dal mercato del momento o mantieni sempre la tua impronta?

Se parliamo di mercato discografico, mi duole dirlo ma credo che stiamo assistendo a un impoverimento qualitativo generale, se non altro a livello autorale. Il mercato purtroppo spinge sempre più gli artisti verso un’esasperata corsa al profitto e alla monetizzazione senza preoccuparsi della qualità testuale. Si cerca sempre più spesso il tormentone che il più delle volte dura il tempo di un’estate o di qualche mese, ma l’aspetto più negativo di tutto ciò è che molti artisti si snaturano e si prostituiscono musicalmente alle major che in nome del profitto fanno spesso il bello e il cattivo tempo. Io sono alieno a queste dinamiche troppo materialistiche, anche se credo che qualche volta si possa scendere a compromessi con l’aspetto remunerativo, che è un aspetto importante, a patto però di mantenere sempre un livello decente e di non rinunciare alla propria cifra stilistica compositiva.

Siamo alla fine della nostra chiacchierata, ti ringraziamo per il tuo tempo. Come sempre lasciamo l’ultimo spazio dell’intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta.

Approfitto di questo spazio in primis per ringraziarvi per l’invito e poi per lanciare un appello affinché si dia più spazio alla musica emergente e in particolare a quella cantautorale, così da ridare la giusta importanza al testo e quindi alla parola.  

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