Intervista: maiograbri racconta il nuovo singolo “Senza Colori”

Ciao Gabriele, benvenuto nel nostro spazio: non potevamo perdere l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con te subito dopo la pubblicazione del tuo singolo “Senza Colori”. Sappiamo che è il tuo singolo d’esordio. Quali sono le emozioni che ti attraversano in questi primi giorni dopo la release?

Ciao a tutti e grazie per l’invito! Sono sicuramente giorni particolari e ci sono davvero tante emozioni che si contrastano dentro di me, sembra un mare in piena fatto di gioie, paure, felicità incontenibili, e sorprese per tutto quello che sta accadendo. 

Ad ogni modo credo che più di ogni altra cosa io mi senta fiducioso (abbiate la pazienza di farmi passare come emozione questa non emozione), fiducioso in quello che ho scritto, prodotto, e realizzato con l’aiuto di tutto il team di Mind, l’etichetta indipendente che mi supporta in questo percorso, perché mi rappresenta a pieno e lo trovo davvero il prodotto di un buon lavoro di cuore e di pancia, come la musica secondo me dovrebbe sempre essere.

“Senza Colori” delinea i contorni di una protagonista che vive tra il bianco e il nero: come riesce poi ad aspirare alla possibilità che la propria vita possa ad un certo punto colorarsi?

La protagonista del brano credo che raggiunga la consapevolezza del fatto che la propria vita possa di nuovo colorarsi nel momento in cui le viene offerta la prospettiva di un futuro che scalda il cuore, un futuro dove tutto è andato per il verso giusto, e un futuro nel quale rimane solamente la normalità della vita quotidiana, in una routine che dà conforto. D’altronde, quando le cose non vanno vorremmo tutti qualcuno che ci desse la garanzia che ogni cosa tornerà al suo posto, no?

Come nasce un pezzo di maiogabri?

Gran bella domanda, perché paradossalmente non lo so neanch’io. Sicuramente per prima cosa una canzone di maiogabri nasce da un peso interiore, una palla nello stomaco da dover necessariamente tirare fuori. In secondo luogo, poi serve dell’intuito o della fortuna nel trovare quella piccola strettoia tra gola e testa che permetta a questa palla di sciogliersi: molte volte mi è capitato di partire da una frase che avevo in testa, che sapevo già perfettamente quale senso e quale melodia dovesse avere, altre volte invece mi è capitato di lasciarmi trasportare da semplici improvvisazioni alla chitarra o al piano. Insomma, non c’è una formula ben precisa, ma alla fine mi piace che sia proprio così. 

D’altronde tenere questo filo di mistero mi aiuta a vivere la scrittura delle canzoni quasi come una magia, e non il solito compitino da fare a casa per essere un buon cantautore.

Sappiamo che sei di origini palermitane. Che rapporto hai (anche da un punto di vista artistico) con la tua città?

Palermo è una città meravigliosa, e specialmente da un punto di vista artistico non fa altro che bombardarti costantemente di sensazioni e stimoli, che sia l’odore di un cibo, o la bellezza di una scultura, o ancora il rumore lontano del mare. Certo, la situazione strettamente geografica impone che si soffra ogni tanto della distanza col resto della penisola, e questo è innegabile anche per me che ho tante conoscenze sparse per l’Italia, però ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro e credo che questo possa bastare a pareggiare i conti.

Mi piace tanto la mia città, e credo sia un vero peccato che molte volte venga sottovalutata, sia da chi la guarda da fuori che da chi la vive. 

Consigliaci un luogo, un drink e una persona con la quale ascoltare il tuo ultimo singolo “Senza Colori”!

“Senza Colori” per quanto mi riguarda è da ascoltare una sera di queste in cui comincia a far caldo, con una bella birra in mano, il mare sotto un cielo stellato, e la/il propri* ragazz* o cotta del momento che sia. Se chiunque stia leggendo vuol fare una cosa del genere potrebbe fare conquiste. Io avviso eh.