Intervista: Flavio Zen ci racconta “Sotto la mia pelle”

Diamo il benvenuto a Flavio Zen, la nostra intervista di oggi. Dal 22 luglio è disponibile il tuo ultimo brano “Sotto la mia pelle”. Come è nata questa canzone, e quando se ti ricordi?

Ciao a tutti ragazzi e grazie mille per l’invito. Come ogni estate ero tornato giù in Puglia, mentre ero davanti al pc a cercare nuove idee per i brani che sarebbero dovuti uscire nei mesi a seguire mi arriva un vocale di Fabrizio, il mio amico chitarrista che mi accompagna spesso in live e con cui ho arrangiato vari brani. Nel messaggio si ascoltava un loop di chitarra registrato malissimo col telefono e alla fine si sentiva Fabrizio stesso che diceva “ti piace ‘sto giro? Se ti piace lo registriamo per bene”. Mi sono talmente emozionato sentendo quel suono lo-fi a bassissima qualità, con la corda del sol scordata che ho prodotto immediatamente il beat e non abbiamo mai più registrato il loop di chitarra in studio perché ho preferito utilizzare quello mandatomi da Whatsapp. Fabrizio mi ha odiato per questo e ancora ci fa sorridere la questione ma quel giro secondo me era perfetto con tutte le sue imperfezioni, era naturale e sincero ed era esattamente il tipo di mood che stavo iniziando a ricercare.

C’è una frase del brano che ritieni più significativa rispetto alle altre?

Provengo dal mondo hip-hop, amo questa cultura e si intuisce, ma sebbene io abbia sempre rinnegato la violenza e l’aggressività ho sempre amato la crudezza e la schiettezza tipiche di questo genere. Col tempo ho imparato che si può essere prepotenti senza prevaricare nessuno, mostrare forza tramite la messa in mostra delle proprie debolezze. La trasgressione hip-hop, per me, non è più l’ostentazione di ciò che si ha o di ciò che si è, ma esprimere in maniera cruenta concetti delicati. Nel pre-ritornello dico “è come se passando tra la gente lasciassi larve di me”, nel ritornello poi “e sai cosa farò? Vi prosciugherò, e poi vi ammazzerò e vi seppellirò sotto la mia pelle”. É chiaro che io non voglia ammazzare nessuno, il senso della frase sta ad indicare come nel bene o nel male si resta inevitabilmente incastrati “sotto la pelle” delle persone che ci hanno voluto bene ma anche di quelli che alla fine non ce ne hanno voluto nutrendosi di loro così come fanno le larve. Un’immagine molto cruda, ma questa scelta stilistica crea delle immagini nella testa degli ascoltatori che aiutano nella visualizzazione nonché nella comprensione del testo.

Se dovessi descrivere questo brano con un solo aggettivo quale sarebbe e perché?

Penso che direi “sincero”. Nel mio percorso musicale non ho mai romanzato ho inventato storie ma non mi sono nemmeno semplicemente limitato a raccontarle. A nessuno importa dei fatti tuoi, se hai qualcosa da raccontare la racconti agli amici stretti, la gente che non ti conosce invece vuole qualcosa in più, vuole capire se e cosa hai imparato da una determinata situazione in modo che possa indentificarsi e trovare la soluzione ad un problema analogo. Un po’ come le recensioni online, a me non interessa se la tua vacanza è stata rovinata da un attacco di emicrania, se l’architettura della città è bella ma si cammina troppo, io voglio solo sapere se il rapporto qualità prezzo è equilibrato in modo da decidere se prenotare o meno la stessa stanza d’albergo che ha prenotato il tizio della recensione. Ciò che voglio dire è che, bisogna essere sinceri cercando di fare un dono ulteriore: la nostra esperienza.

Progetti per i prossimi mesi o il prossimo anno?

Prendo la musica molto seriamente e in questo mi ritengo molto “scacchista”, ho varie mosse già in programma da fare. Non parlo di un disco, per quello sto aspettando il momento giusto, ma ho qualche singolo nuovo da proporre.

Come sempre lasciamo l’ultimo spazio al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta

Adorissimo questa chiusura marzulliana, una domanda che spesso mi viene fatta da conoscenti di vecchia data è “ma perché non sei famoso?” e la mia risposta è sempre la stessa: “perché sono povero”.