Intervista: Clo.ser ci racconta il suo album “Magenta”

Benvenuto Clo.ser su Fuori la scatola!  Partiamo subito dal titolo del tuo nuovo album, “Magenta”. Puoi raccontarci il significato profondo di questa scelta e come la sedia del dipinto di Alessia Galati abbia influenzato la creazione del disco?

Buongiorno a tutti e grazie! “Magenta” è il titolo della mostra di pittura di Alessia (Galati, ndr), nella quale era esposto il dipinto della sedia. Credo che fosse giusto omaggiare questa giovane autrice, che mi ha offerto un’ispirazione importante. Quando ho scritto il brano “Magenta”, molte delle canzoni del disco erano già pronte. Mancava, però, qualcosa: il deus ex machina, la magia, la svolta. Questa mancanza è stata colmata grazie al mio incontro con la pittrice e al suo racconto. 

Una vera sedia di color magenta che permette a chi si siede di ritrovare se stesso e di dare un senso al proprio percorso di vita? Wow!, ho pensato. L’ho trovata un’idea molto affascinante, e un perfetto trait-d’union per tutti i brani del disco.

L’album sembra riflettere un mix di emozioni contrastanti: sofferenza, speranza, dolcezza e determinazione. Come sei riuscito a bilanciare queste diverse tonalità emotive nel corso del disco?

Sono una persona fortemente emotiva, nel bene e nel male e, come molte delle persone che scrivono, utilizzo la scrittura per “abbassare la temperatura”, per esorcizzare le paure, le ansie. Trovo che imbrigliare in fili di inchiostro tutto ciò che può minare il mio equilibrio mentale sia assolutamente terapeutico. E la musica contribuisce a mettere a fuoco la mia necessità di esprimermi, attribuisce sfumature ancora più precise, definendo esattamente ciò che provo.

Amore Conforme” affronta il tema dell’amore omosessuale in un contesto moderno. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa canzone e quale messaggio speri che trasmetta al tuo pubblico?

Mi ha ispirato un post. Due ragazze omosessuali, anche piuttosto note, che comunicano sui social, la data del proprio matrimonio, coronamento del loro sogno d’amore. Non ricordo le protagoniste, ma ricordo alcuni commenti scritti, agghiaccianti, che hanno fatto capolino tra le felicitazioni e i messaggi gioviali. 

Una shit storm omofoba in piena regola. Quello che mi ha colpito è che, oltre ai consueti “troll”, “leoni da tastiera” e seminatori d’odio, a scrivere erano anche persone che spiegavano  educatamente quanto la scelta delle ragazze fosse innaturale, schifosa, indice di deriva morale. Le solite cose, insomma. 

Il senso del messaggio di cui mi faccio promotore è riassumibile in un verso della mia canzone: “Io credo non lo impareranno, sai / Con il dito puntato verso il mondo malato / L’amore sia conforme a quelle LORO norme.”

In “La giostra” utilizzi una metafora molto potente del viaggio esistenziale. Qual è stato il processo creativo dietro questa traccia e come è nato l’idea del “loop incalzante” nella musica?

Ah, “la giostra” è la mia canzone preferita. Un paio d’anni fa, mia figlia di 11 anni stava facendo l’ennesimo giro sulla giostra dei seggiolini (anche detta dei “calci in c**o”, ndr). Era triste perché non vinceva, non riusciva ad afferrare il coniglio di peluche che le avrebbe regalato un giro gratis. Così sono salito anche io, mi sono incastrato nel seggiolino dietro al suo ed ho provato a spingerla. E mentre la giostra girava, tra botte sugli stinchi e stomaco in subbuglio, ho cominciato a pensare: il movimento circolare, il volo, l’obbiettivo, la competizione, l’attesa, la soddisfazione di ottenere un premio, il nuovo giro, ma oltre i limiti d’età. La giostra è la vita, ho pensato, e non sono certo il primo a dirlo. Scrivere la musica e il testo del brano è stato, a questo punto, davvero facile, praticamente come fare un giro in giostra. Prendere il coniglio, però, non è altrettanto facile…

Nel brano “I soldati della sensazione” critichi apertamente il voyeurismo e la spettacolarizzazione della sofferenza. Quanto è importante per te utilizzare la musica come mezzo di critica sociale?

Premesso che la musica mi permette di esprimere ciò che penso in maniera più efficace, il mio intento non è principalmente quello di scrivere brani che denuncino le tante magagne della nostra società. Il mio è un racconto di viaggio, fatto di persone, situazioni e luoghi che generano in me emozioni e sentimenti. 

“I soldati della sensazione” ha come protagonista chi, davanti ad una tragedia che vede coinvolte molte persone, non trova nulla di meglio di intralciare i soccorsi, per non perdere il punto di osservazione privilegiato al fine di realizzare video acchiappa like. 

Trattandosi di una riflessione che riguarda una storia vera, avvenuta nella città in cui vivo, ho ritenuto importante condividerla.

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