Benvenuti su Fuori La Scatola Collettivo ColliMare per questa nuova intervista! “Tu Tocchi Il Fondo” tratta temi complessi come la sofferenza e l’autodistruzione. Cosa vi ha ispirato a scrivere una canzone con un messaggio così profondo e oscuro? È stato un processo catartico per voi?
Per scrivere il testo di Tu Tocchi Il Fondo, abbiamo preso ispirazione e spunto da tutte quelle esperienze negative vissute quotidianamente provocate da persone che utilizzano il loro disagio, la loro paura e sofferenza, che provano nei confronti della vita, come motivazione per far soffrire il prossimo. Persone che con la loro frustrazione e la loro pochezza scelgono di accanirsi contro l’altro, giustificando così i propri errori e la propria incapacità di relazionarsi con gli altri, nella speranza di trovare una spiegazione al loro dolore.
Quindi no, non è stato un processo catartico per noi perché non siamo noi ad aver toccato il fondo ma coloro che ne hanno necessità per dare un nome al proprio malessere.
Tu Tocchi Il Fondo è una canzone che ci ricorda che, per vincere contro le sfide della vita, la vita bisogna viverla, sempre, e con coraggio, dignità e rispetto per il prossimo.
È una canzone che condanna l’accanimento contro l’altro, per sentirsi migliori o per trovare una giustificazione alla rabbia che si prova e alla sofferenza che si causa; l’accanimento non farà altro che creare un buco nero di negatività dal quale non si farà ritorno.
È una canzone che ci ricorda che se ci troviamo di fronte ad uno di questi vampiri di energia, generatori di sofferenza, noi abbiamo la capacità, la forza e l’intelligenza per difenderci e liberarcene perché il problema non siamo noi, ma loro.
Noi ci rialziamo e “combattiamo” nel rispetto del prossimo, sempre.
Nel testo parlate di “toccare il fondo” come una cura, un modo per affrontare il disagio. È un concetto che rispecchia un’esperienza personale o rappresenta più una riflessione sulla condizione umana in generale?
Rispecchia un’esperienza personale ma è anche una riflessione sulla condizione umana in generale perché a tutti capita di ritrovarsi ad avere a che fare con persone negative e, a volte, malvagie.
Toccare il fondo è considerata una cura da quelle persone generatrici di sofferenza e negatività che cercano così di toccare il fondo, forzando la mano, ovvero accanendosi contro gli altri, per poter cadere sempre più giù, nel baratro più buio, con la convinzione, e la speranza, che, una volta toccato il fondo, non possano fare altro che risalire e trovare quindi la redenzione e la soluzione al loro disagio, una giustificazione alla rabbia che provano ma senza comprendere che l’accanimento contro il prossimo, non farà altro che creare un buco nero di negatività dal quale non faranno ritorno.
Poi ci sono quelle persone che come noi, e come tanti, nel fondo ci si possono ritrovare ma non per volontà propria, per trovare una giustificazione al proprio malessere bensì per vicissitudini e difficoltà della vita e nel fondo acquistano consapevolezza di chi sono, del loro valore e della loro forza e riescono così a riemergere e allora sì, toccare il fondo può essere una cura, una liberazione intesa come sferzata e spinta ad impegnarsi a risalire ed essere persone migliori.
La vostra musica sembra avere un approccio molto sincero e diretto verso temi spesso considerati tabù. Come bilanciate questa intensità emotiva con l’accessibilità per il pubblico? Vi preoccupate mai di spingervi troppo oltre?
La musica è sempre un bell’esame di coscienza , a prescindere dal fare testi “impegnati” o meno. È sempre qualcosa che ti costringe e chiederti perché lo stai facendo qui ed ora. In questo senso come individui singoli dentro uno spazio più grande (collettivo) e che cerchiamo sempre di allargare ci ritroviamo a farci domande sull’ambiente musicale e non, soffermandoci sulle cose che ci fanno stare bene e cercando di dare il nostro apporto per migliorare quelle che non vanno. Ciascuno partendo dalla propria esperienza, l’intensità quindi penso non sia mai troppa ma risponde di questo respiro collettivo, e speriamo che chi ci segue la percepisca sempre di più.
Un aggettivo che riassume al meglio il brano?
RESILIENTE.
Tu Tocchi il fondo parla anche della nostra capacità di schermarsi da questi vampiri di energia, generatori di sofferenza. Noi non abbiamo bisogno di toccare il fondo intenzionalmente per sentirci migliori o per trovare il nostro posto nel mondo
C’è un messaggio specifico che sperate di trasmettere al pubblico attraverso *”Tu Tocchi Il Fondo”* e, più in generale, attraverso la vostra musica? Quale ruolo pensate possa avere l’arte nel parlare di tematiche come la sofferenza e la negatività?
Sicuramente la canzone ha un destinatario: parla di chi volontariamente vuole toccare il fondo ferendo e nuocendo l’altro, quindi parla di persone crudeli, che sperano così di trovare la redenzione toccando il fondo. Queste persone toccano il fondo e ci rimangono perché persone negative. Mentre, attraverso la nostra musica, in generale non ci poniamo mai l’obiettivo di mandare un messaggio a chi ascolta perché ognuno “legge” e interpreta il testo in base alle proprie esperienze. Aggiungo che vediamo la musica anche come rito appunto collettivo, ci piacerebbe avvicinarci a situazioni e attitudini vicine al gospel, a quel tipo di partecipazione e sentimento.
Lasciamo l’ ultimo spazio dell’ intervista ai nostri ospiti. Potete ora lanciare un vostro messaggio o rispondere alla domanda che avreste voluto ma non vi è stata fatta!
Beh forse si può dire qualcosa sulla musica indipendente, quella che vogliamo portare avanti con tanti colleghi e che ancora prova a farcela nelle modalità che sceglie lei, quindi con molti limiti ma fondamentalmente il controllo su quello che siamo e ci piace fare. In questo senso vorremmo si creassero tanti ponti tra chi suona e i posti per farlo, un legame che si è perso rispetto ad anni fa e vediamo cambiare continuamente. Ci auguriamo si possano tracciare insieme nuove coordinate.
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