I Safarā sono i protagonisti di questa nuova intervista qui su Fuori La Scatola. Benvenuti ragazzi! Dopo il vostro singolo d’esordio “Io, Modigliani”, sembra che il vostro nuovo singolo “animali” affronti tematiche profonde riguardanti la vita moderna e la superficialità. Potresti raccontarci di più su come siete arrivati a sviluppare questo concept e quale messaggio volete trasmettere con questa canzone?
Beh forse a differenza di alcune altre nostre canzoni, che sono emozioni “del momento”, in Animali il discorso è molto più ampio, bisognerebbe scriverci un libro per spiegare meglio. Diciamo che è un “modo di essere” e di vivere questi anni, dove ormai ogni cosa scivola via in un lampo. Sembra che non ci sia neanche più il tempo di pensare, di godersi le cose che ci circondano. Nella canzone c’è una sorta di arrendevolezza, una dichiarazione che recita “ok avete vinto voi”. Ovviamente è solo una provocazione, con la speranza di riaccendere l’interruttore della luce in qualche anima spenta.
La vostra band, i SAFARĀ, sembra avere una visione molto critica sulla “vita moderna” e la sua superficialità. C’è un evento o un’esperienza particolare che ha innescato questa riflessione all’interno del vostro percorso musicale?
È un accumulo di esperienze. Di delusioni, ma anche di cose meravigliose. Bisogna conoscere sia il bene che il male per far sì che la coscienza ci prenda e ci guidi verso la felicità. Gli abbiamo teso la mano.
La presenza dei fiati in “animali” è stata definita “fatale” e “emotiva”. Come avete selezionato gli strumenti e gli arrangiamenti per trasmettere questa forte empatia e coinvolgimento emotivo nella canzone?
Ci siamo semplicemente fatti trascinare. Seguendo le parole e la melodia della voce, se la si comprende davvero e la si fa propria, il resto viene da sé. Abbiamo subito capito che era la giusta atmosfera e il giusto vestito da far indossare a questo brano.

Nell’attuale panorama musicale, dove spesso prevale il pop e il commerciale, avete sentito una responsabilità maggiore nel veicolare messaggi di critica sociale attraverso la vostra musica? Qual è il ruolo dell’artista nella società secondo i SAFARÃ?
Dipende a quali orecchie si vuole arrivare. A noi viene naturale mandare messaggi sotto questa forma, con le nostre sonorità. Poi che ci riesca o no, non sta a noi dirlo. Di sicuro abbiamo tanto da dire e lo diremo, ma sempre a nostro modo. È come se dipingessimo un quadro, scegliendone i colori e la prospettiva. L’artista non deve imporsi, come a volte sembra accadere in questa società, ma solo offrire, a chi vuole ricevere.
Come band, quali sfide avete affrontato durante il processo creativo di “animali”? E inoltre, come avete collaborato con il produttore Luca Vicini (Subsonica) per dare vita a questa canzone?
Ci è risultato abbastanza semplice in realtà, Quando una cosa è vera e viene da dentro, basta aprirgli la porta giusta per farla uscire. Luca è una persona che ti ascolta, e non è assolutamente scontato. Ci siamo subito trovati bene con lui, e continueremo.
Come nostro solito lasciamo l’ultimo spazio dell’intervista ai nostri ospiti. Potete ora lanciare un vostro messaggio o rispondere alla domanda che avreste voluto ma non vi è stata fatta!
Non correte sempre. Ogni tanto fatevi una bella camminata lenta. Magari con una nostra canzone nelle orecchie.

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