Intervista ai Giullari digitali: ci raccontano il singolo “La fiera dei luoghi comuni”

Benvenuti Giullari digitali su Fuori La Scatola per questa nuova intervista! “La fiera dei luoghi comuni” gioca con le frasi fatte e i cliché. Come nasce l’idea di combinare una critica sociale con un sound così fresco e ballabile?

L’idea nasce dal nostro desiderio di parlare di argomenti che ci toccano da vicino, senza però scadere nella pesantezza. La musica è un linguaggio universale e immediato, e ci piace l’idea di veicolare messaggi attraverso un sound che faccia muovere la testa e il corpo. “La fiera dei luoghi comuni” gioca proprio con questo contrasto: un ritmo accattivante che accompagna un testo ironico e riflessivo. È il nostro modo per dire: puoi ballarci sopra, ma pensaci anche un po’.

Nel brano, si avverte un mix di ironia e riflessione. Come riuscite a bilanciare l’umorismo con un messaggio più profondo senza perdere la leggerezza?

L’ironia è una leva molto potentissima: ci permette di affrontare argomenti seri senza sembrare moralisti. Nel testo cerchiamo sempre di trovare quel punto di equilibrio, usando immagini e metafore che facciano sorridere ma lascino anche qualcosa su cui riflettere. Crediamo che il segreto stia nel non prendersi mai troppo sul serio, nemmeno quando si vuole dire qualcosa di importante.

Il ritornello di questo brano è davvero contagioso. Quanto è importante per voi che la musica non solo faccia riflettere, ma anche coinvolga il pubblico a livello emotivo e fisico?

Per noi è fondamentale. La musica deve essere prima di tutto un’esperienza, non solo un ascolto. Quando creiamo un brano, vogliamo che arrivi a più livelli: il testo per chi ama ascoltare le parole, la melodia per chi vuole cantare, e il ritmo per chi non può fare a meno di muoversi. Un ritornello che resta in testa è il nostro modo di far sì che il messaggio viaggi con leggerezza, lasciando un segno a ognuno, quasi senza sforzo.

“La fiera dei luoghi comuni” sembra anche una critica alla superficialità della comunicazione odierna. Come vedete il ruolo della musica in un mondo in cui i messaggi sono sempre più veloci e superficiali?

La musica è uno dei pochi spazi rimasti dove ci si può ancora fermare, ascoltare e riflettere. In un mondo fatto di contenuti usa e getta, un brano può diventare un’ancora, un momento in cui ti concedi di rallentare. Certo, anche la musica si deve adattare a questi tempi, ma crediamo che possa farlo senza perdere la sua profondità. Noi cerchiamo di creare canzoni che possano vivere sia come colonna sonora di una giornata sia come spunto di riflessione più profonda.

Lasciamo l’ultimo spazio dell’ intervista ai nostri ospiti. Potete ora lanciare un vostro messaggio o rispondere alla domanda che avreste voluto ma non vi è stata fatta!

Grazie per averci ospitato! Se dovessimo scegliere una domanda mancata, diremmo: Qual è il luogo comune che vi fa sorridere di più? La risposta sarebbe: “Chi fa da sé fa per tre”, perché rappresenta perfettamente il nostro approccio creativo. Nel nostro progetto ci mettiamo tutto, dalla musica ai testi fino alle immagini, spesso inventandoci soluzioni nuove per restare fedeli alla nostra visione. Il messaggio che vogliamo lanciare è questo: prendete i luoghi comuni, capovolgeteli, giocateci, fateli vostri. E nel frattempo, continuate ad ascoltarci. La fiera dei luoghi comuni è sempre aperta!

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