Bentornato Hot Ice su Fuori La Scatola! “3DFOTTA” sembra portare un’energia pura e irrazionale, che definisci come “fotta”. Come hai lavorato su questo concetto e come si riflette nel brano, sia a livello musicale che lirico?
Il concetto di “fotta” in realtà è subentrato in un secondo momento rispetto alla stesura del brano, un po’ come filo conduttore del tutto. Il punto di partenza è stato il beat di Nopius, con le strofe che musicalmente spingevano e giravano con questa chitarra bella carica. Da qui, abbiamo tutti e 3 scritto le strofe senza una tematica precisa, ma volendo spaccare il beat. In seguito, abbiamo sistemato il ritornello, sia a livello musicale che di scrittura, e poi JettOne ha avuto questa idea per il titolo, che riassumeva perfettamente l’attitude che avevamo dato al brano.
Il singolo si caratterizza per un sound che richiama i primi anni 2000, mescolando hip hop e influenze country, con una chitarra che spicca nel mix. Come è nata l’idea di questo incontro tra generi e quale ruolo ha avuto Nopius nel creare questo beat particolare?
Nopius aveva in cantiere questa bozza di beat da un po’ di tempo, e ascoltandola io ho pensato subito che fosse perfetto per un banger hip hop bello spinto, anche in ottica live. Abbiamo dunque lavorato sulla struttura, ma la bozza aveva già questa intro con questa chitarra molto country, non so come gli sia venuta questa idea, ma a me è piaciuta e ho voluto riproporla anche negli stacchi prima delle strofe. Per il resto, le strofe dovevano girare in pieno stile hip hop, in modo da poterci esprimere al meglio a suon di barre. Sul ritornello abbiamo lavorato un po’ di più, per equilibrare al meglio gli elementi musicali aggiuntivi, soprattutto il piano.
Nel brano si alternano tre rapper con stili diversi: Wiser Keegan, JettOne e te. Come è stata la dinamica del lavoro di squadra e come siete riusciti a trovare un equilibrio tra i vostri stili differenti?
Devo dire che non abbiamo avuto particolari difficoltà nella scrittura, anche perché condividiamo più o meno lo stesso background artistico e abbiamo gusti musicali simili. A livello musicale, le principali decisioni le abbiamo prese io e Jett, prima con Nopius per la fase di produzione e poi con Ivan Zora per tutto il resto, ovviamente sempre confrontandoci con Wiser di volta in volta. A livello testuale, ognuno ha scritto le proprie strofe, mentre l’idea del ritornello definitivo è stata di JettOne. Wiser ha registrato a parte a Roma, mentre io e Jett insieme a Silea.

“3DFOTTA” segna un altro passo nella tua carriera, che da rapper ti ha visto esplorare diversi ambiti artistici, dalla consulenza musicale alla radio fino al cinema. Cosa ti spinge a rimanere sempre così versatile e come tutte queste esperienze influenzano la tua musica?
Credo che sia proprio il fatto di essere versatile a spingermi ancora a fare musica, perché se no forse alla lunga mi stuferei. Tante cose, come la radio per esempio, sono venute fuori nel tempo, a volte in modo quasi casuale, oppure comunque grazie a relazioni coltivate nel tempo. Però penso che un po’ tutti gli aspetti artistici che sto portando avanti abbiano contributo a rendermi quello che sono e a fornirmi l’esperienza necessaria, sia a livello creativo che tecnico diciamo. È una cosa che mi fa sentire vivo quella di lanciarmi in nuove esperienze artistiche, è stimolante.
Hai collaborato con artisti come Raige e i Jalisse e hai fatto esperienze molto diverse, dal rap alla colonna sonora cinematografica. Quali sono le sfide che hai affrontato nel mantenere un sound autentico nel panorama musicale italiano, soprattutto in un momento in cui il rap sta evolvendo continuamente?
Guarda, ci sono momenti in cui mi sento un po’ come il prezzemolo, che sta un po’ dappertutto, proprio per via delle tante e diversificate cose che faccio. Quello che ho sempre cercato di fare, però, è mantenere il mio stile e la mia identità artistica in tutti i lavori. Io faccio rap, da quello un po’ più old school a quello più pop rap, ma il mio modo di proporre questo rap credo sia comunque abbastanza coerente, dai contenuti al flow. Molto difficilmente sentirai strofe dove canticchio con l’autotune, per esempio. Eppure, spesso faccio brani molto diversi tra loro, ma in qualche modo cerco di restare riconoscibile. E questa cosa mi piace molto svilupparla anche in live, dove solitamente propongo scalette abbastanza varie a livello di sound dei brani. E soprattutto, non ho mai seguito le mode. In questi ultimi due anni, per esempio, nel panorama musicale è tornato il rap fatto come una volta, ma io è una cosa che facevo già prima e che ho continuato e sto continuando a fare, non perché è una moda ma perché è quello che mi dà soddisfazione fare.
Lasciamo l’ultimo spazio dell’intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!
Bè, dato che abbiamo parlato di vari ambiti artistici, mi piacerebbe accennare a quello che sto facendo come prossimo passo della mia carriera. Si tratta di uno spettacolo teatral-musicale che debutterà il 21 marzo al Piccolo Teatro di Padova, e di cui io sono co-autore, attore e cantante. È una grande sfida, che sto portando avanti con l’ideatore e autore Gilberto Ongaro e con una compagnia di attori e cantanti. Sta richiedendo giustamente molto impegno, ma sono convinto che sarà qualcosa di unico e forse di irripetibile nel mio percorso. E ovviamente, volevo anche ringraziarvi molto per lo spazio concessomi!

CONTATTI