Intervista ad Andrea Mantis per il singolo “Ghiaccio”: Continuerò a fare musica finché avrò cose da dire

Andrea Mantis è un cantautore e rapper di Santarcangelo di Romagna (RN) attivo nella scena musicale dal 2012.  Nel 2013 pubblica il demo d’esordio ‘Selfamdeman’, seguito l’anno successivo dal Mixtape e dall’EP ‘Disagio’ e ‘Capolinea’. Nel 2016 è la volta del primo album ufficiale ‘Immaturo’, che precede il secondo EP ‘Ossigeno’ pubblicato a luglio 2020. Nello stesso anno fonda, assieme a Roberto Rossi, Homeless Records TS, una crew che racchiude ragazzi con la passione per la musica da supportare assolutamente.  Il 2021 sarà l’anno del suo secondo album ufficiale, di chi ‘Ghiaccio’, il suo ultimo singolo, farà parte. Ghiaccio è anche all’interno della nostra playlist. 

Diamo il benvenuto ad Andrea Mantis qui sul nostro blog per questa intervista. Ciao Andrea, partiamo da lontano. Come sono stati i tuoi primi approcci nella musica? C’è stato qualcuno che ti ha indirizzato verso la musica rap?

Ciao, grazie per l’opportunità. Diciamo che ho sempre avuto una vena creativa, fin da piccolino, e una voglia di creare cose spropositata. All’inizio mi dilettavo con la scrittura di poesie, che mi ha dato modo anche di partecipare a vari concorsi scolastici e non. Poi un giorno un mio amico è venuto a conoscenza dei miei scritti e mi ha spronato a cantarli su di un beat preso da Youtube. Così son nate le mie prime canzoni: telefono cellulare o microfono delle cuffie della PlayStation, beat di Youtube, Audacity e così via. Son sempre stato molto riservato sulla mia musica, conscio di non riuscire ad arrivare a tutti per il mio modo di scrivere; l’unico che mi ha spronato molto è stato il mio professore di italiano delle superiori, che ha creduto in me dal primo momento, sia come poeta che come cantautore o rapper. Come detto, il primo approccio è stato col telefono cellulare e coi beat di Youtube, poi è arrivato un altro ragazzo, che cantava e produceva e che per un certo periodo mi ha organizzato live in zona, con il quale ho gettato le basi per il mio primo demo del 2013. Poi tutto è venuto di conseguenza.

Ascoltando la tua discografia notiamo che usi sempre sound differenti, quindi non sei ancorato ad un genere e questa è una cosa che ci piace molto. Già nel momento della scrittura hai in mente e il genere giusto da utilizzare per quella traccia?

Io scrivo praticamente tutti i giorni, in ogni momento della giornata. Magari non canzoni intere, ma mi appunto versi, metafore o aforismi che potrebbero funzionare. Succede anche che abbia in mente una melodia o un sound particolare proprio mentre sto scrivendo, e in questo caso le parole escono quasi da sole. Per quanto riguarda la strumentale, invece, mi affido a persone che conoscono la musica e ormai riescono a leggermi dentro come nessun altro sa fare. Io propongo il progetto e loro trasformano la mia idea in arte. Il fatto che non sia ancorato ad un genere preciso è perché io stesso non amo un solo genere, ma sono cresciuto con Max Pezzali, Giorgia, i Queen, i Gemelli DiVersi, Mondo Marcio, Marco Masini, cercando di apprendere un po’ da ognuno di loro, nonostante siano mondi completamente opposti, a volte. Quando ho scritto l’album Immaturo sapevo già che non sarebbe stato un album prettamente hip hop, infatti son presenti tracce più vicine al pop (Come al tempo degli amanuensi…) o altre alla trap (Non basterebbe).

Parliamo ora di Ghiaccio, il tuo ultimo singolo uscito il 16 febbraio scorso. Questa è una canzone che va ascoltata attentamente e non solo in modo superficiale come purtroppo si usa oggi. Vuoi raccontare a chi ancora non ha avuto il piacere di ascoltare di cosa parla e come è nata?

Un po’ come tutte le mie canzoni, che non sono dei tormentoni ma hanno bisogno magari anche di un ascolto in più. Ghiaccio ha avuto una gestazione molto lunga, si parla di almeno cinque anni fa. Io scrissi il testo nel 2016 perché non era un periodo bello per me, ero senza lavoro, senza sbocchi professionali, oppresso da una vita che non mi soddisfaceva e con un amore sperato che non arrivava mai. Chiaccherando con alcuni amici mi fecero notare quanto io fossi diventato abulico nelle relazioni sociali e io cercai di imprimere in un foglio quello che sentivo dentro in quel periodo. La metafora del permafrost, del ghiaccio perenne, indicava esattamente quello il mio stato d’animo in quel momento, ovvero un freddo dentro che ero convinto non uscisse più. Anche il ritornello gioca molto sullo stato d’animo, sul non sentirsi abbastanza e sul cercare di fare qualcosa, di mettersi in mostra, invano. Poi il testo l’ho accantonato, l’ho scartato da Immaturo, il mio primo disco ufficiale, perché non era adatto e soprattutto perché non avevo trovato un produttore che riuscisse a fare un sound che rispecchiasse la mia idea.

Un sound “duro” in questo caso che comunque và d’accordo con il tuo racconto. Ci hai detto che hai avuto difficoltà a trovare chi riuscisse a fare una  strumentale per te soddisfacente. Cosa c’era che volevi e non trovavi e come è andata poi? E’ stato questa “mancanza” il motivo per cui hai pubblicato Ghiaccio solo 5 anni dopo averla scritta?

Volevo un sound duro com’era duro il testo della canzone, e volevo che fossero usati bassi, batterie, chitarre, echi e tutti suoni molto vicini al metal, perché ho sempre pensato fosse una strumentale perfetta per questo tipo di testo. The Silvestri l’ho conosciuto nel 2019, mi contattò lui per una collaborazione (infatti poi collaborammo nel suo progetto di gruppo) e siamo diventati molto amici. Lui sa un sacco di cose,  è un ottimo produttore, bassista e amico e quando ho saputo della possibilità che mi avrebbe potuto produrre delle tracce per il mio secondo album (che uscirà nel corso dell’anno), ho colto la palla al balzo e ho riesumato il testo di Ghiaccio. Nessuno meglio di lui, che mastica metal, poteva fare un lavoro così egregio. Quindi si, ho pubblicato Ghiaccio cinque anni dopo perché non avevo trovato un sound soddisfacente.

Un altro tuo progetto importante è la fondazione di “Homeless Records TS” insieme a Roberto Rossi. Come vi è venuta questa idea che vi fa molto onore?

In realtà il marchio Homeless Records ha fatto capolino già nel 2016, nel retro copertina del mio primo album ufficiale. L’ho creato giocando sul fatto che non avessi una casa discografica, mi è piaciuta l’idea e ho creato il logo. Poi l’anno scorso, durante il lockdown di febbraio e marzo, mi ha contattato Roberto Rossi con suo fratello Manuel (che tra l’altro sono i produttori esecutivi di Immaturo e dell’EP Ossigeno) per chiedermi di collaborare per un progetto a sostegno della Croce Rossa di Codogno, e io ho accettato. Così è nata Un mondo che va avanti, una canzone scritta e cantata da Caprae Caput, Tru, aNéR, Lost Skies (di cui Roberto e Manuel fanno parte, assieme a Luca) e Jay, oltre a me ed è stata la prima canzone ad uscire ‘sotto etichetta’ Homeless Records TS, dove per TS si indica Twin Studio, lo studio di registrazione di Roby e Manu. Con questa canzone abbiamo raccolto un sacco di soldi, destinati tutti alla Croce Rossa e siamo molto orgogliosi di questo. Tornando ad Homeless, ovviamente non è un’etichetta, non abbiamo licenze e usiamo questo marchio per indicare il collettivo. Homeless Records TS racchiude artisti rap (io, Caprae Caput, aNéR), rock (Lost Skies), pop (Tru) e metal (Skyline Overdrive, l’ultima new entry) che si confrontano, chiedono consigli e più che amici sono fratelli non di sangue. Diciamo che è la crew di cui faccio parte e di cui sono il fondatore.

Progetti futuri? Hai già qualcosa di pronto o qualcosa a cui stai lavorando?

Si, son sempre molto attivo. A breve uscirà una canzone di un rapper campano molto valido di cui si sentirà parlare molto, ma di cui ancora non posso anticipare nulla, tranne il fatto che ne farò parte anche io in una strofa. Poi entro l’anno uscirà il mio secondo album ufficiale, di cui Ghiaccio fa parte assieme ai singoli precedentemente pubblicati. Questo album sarà prodotto dai ragazzi di Homeless e, diversamente dai miei soliti lavori, ci saranno anche alcune collaborazioni. Il mio obiettivo è farlo uscire prima dell’estate, ma dipende da tanti fattori.

Come sempre lasciamo l’ultimo spazio al nostro ospite. Puoi rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta o lanciare un tuo messaggio. Vai!

A chi mi chiede perché ancora, dopo quasi dieci anni, faccio musica senza aver mai ‘sfondato’ dico che non è necessario farlo per questo determinato motivo. Son dell’idea che se tu parti con l’intenzione di far musica per far soldi e sfondare, stai sbagliando mestiere. Io faccio musica perché ho qualcosa da dire, e se qualcuno ha voglia di ascoltarmi son contento, ma se non lo vuol fare non mi faccio problemi. Continuerò a fare musica finché avrò cose da dire, quando avrò finito gli argomenti troverò qualcos’altro da fare. Per chi invece continua a prendermi in giro, o non prendermi sul serio, pazienza, vedo sempre il bicchiere mezzo pieno. Chi parla lo farà sempre per nascondere le proprie frustrazioni e io sono felice di non essere come loro.

RINGRAZIAMO ANDREA E VI LASCIAMO AI SUOI CONTATTI PER SEGUIRLO, SOSTENERLO ED ASCOLTARLO!

Ascolta Ghiaccio: https://open.spotify.com/track/0o75O2ZstgvqptbpENIe29

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