Siamo con Abov, protagonista della nostra intervista di oggi. Benvenuto! Sei online con il tuo ultimo singolo “Nessuno”, un brano ispirato all’Odissea di Omero ma con importanti critiche contemporanee. Ce ne vuoi parlare?
Certo, sono una persona che osserva molto, “Nessuno” è stata scritta prima della pandemia e parla di come io percepisco l’esterno e la società. Vedo una decadenza nel mondo attuale, siamo tutti presi da mille distrazioni, mille problemi, la velocità della società di certo non aiuta e questo ci rende come dispersi nella tempesta, trascinati dal fato in maniera inerte. Le nostre vite ormai sono delle Odissee e, come Ulisse, dobbiamo armarci di voglia di conoscere, ma anche essere disposti a superare i propri limiti. La prima perché, attraverso la conoscenza e la crescita interiore possiamo essere più liberi, la seconda perché bisogna avere il coraggio di andare avanti nonostante tutte le difficoltà che ci bloccano il cammino.
La canzone è molto bella ed è un mix di diversi generi che non ci si aspetterebbe su una tematica del genere. Come è nato il brano? Lo avevi pensato così sin dall’inizio o ha avuto una sua evoluzione?
Come accennato, il pezzo è nato nell’estate del 2019, all’incirca e la prima preproduzione aveva della sfumature molto più rock e progressive di quella attuale. Dopo essere andati in un nuovo studio, abbiamo deciso di differenziare in modo che potessimo avvicinarci all’immagine che vorremo dare. E’ nata così l’intro in quella dimensione Eterea e l’uso di un synth che simula un sythar e le chitarre sono diventate un po’ più funk. Essendo i primi brani c’è ancora una forte ricerca d’identità artistica. Io e Peppe, volendo restare noi stessi, cerchiamo di non soffermarci su un solo genere musicale, anche in studio.
Se dovessi descrivere questo brano con un singolo aggettivo quale sarebbe e perché?
Non è facile ma forse direi “testardo” o “ostinato” perché alla fine è la chiave brano.
Definirti in poche righe è davvero difficile perché sei un artista a 360 gradi oltre che una persona di grande cultura. Un cantautore sicuramente diverso dal resto, con un grande occhio sulla ricerca. Racconta ai nostri lettori chi sei.
In maniera semplice mi si potrebbe definire un cantastorie infatti, molto spesso, le mie canzoni hanno un linguaggio narrativo o filmico (spesso immagino la canzone per scene). Mi rappresenterebbe bene anche l’etichetta di Aedo. Per la parte più culturale, cantante antropologo sarebbe azzeccato. Vorrei, attraverso la mia musica e le mie emozioni creare una sorta di risveglio interiore nei miei ascoltatori, coinvolgendo le emozioni. Alla mia arte sto cercando di legare l’agricoltura, possedendo a livello familiare una piccola azienda biologica e credo che ,lavorando a contatto con la natura, si possa sviluppare una particolare spiritualità.
Hai già dei progetti in cantiere, che comunque seguiranno questa scia?
Ne ho tanti. Ho il brano ispirato alla figura di Dioniso, come fosse una sorta di inno sul lasciarsi andare, con qualche citazione all’orfismo. Sempre su questa scia, lo spettacolo dell’Iliade mi ispira, in un futuro, a raccogliere leggende antiche della mia regione. Ma detto sinceramente vorrei anche lavorare in maniera più intimistica e mettere a nudo le mie emozioni nei nuovi brani.
Come nostro solito lasciamo l’ultimo spazio libero al nostro ospite. Puoi ora lanciare il tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!
Il messaggio che mi piacerebbe lasciare ai vostri lettori è quello di andare ai concerti, di leggere e frequentare i teatri. Purtroppo, le nostre istituzioni non danno abbastanza importanza a questo mondo. C’è il bisogno di nutrire la propria anima e questo passa attraverso l’arte e tutte le emozioni.
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