Intervista a U’ Lione per il nuovo singolo ‘ E’ così che gira’: una canzone senza filtri

Diamo il benvenuto a U’Lione, nostro ospite qui su Fuori La Scatola e protagonista della nostra intervista di oggi. “È così che gira” è il tuo nuovo singolo un pezzo che ti vede tornare ancora una volta in pista. Ci racconti come nasce?

Ciao a tutti ben trovati. La canzone “E’ così che gira” nasce dall’esigenza di denunciare il dissenso nei confronti di quella parte della società che tende continuamente a voler apparire, ad ostentare benessere, che seleziona i propri rapporti sociali personali esclusivamente con persone di un certo rango e più in generale quindi al concetto di mettersi in mostra quale necessità per sentirsi importanti e accettati; da quì i miei accostamenti a vari esempi, all’interno della canzone. Di concerto con il mio producer Egiuann abbiamo tirato fuori un sound che fosse pienamente fruibile a tutti ma con sonorità ricercate per lasciare spazio poi in modo diretto ai concetti espressi nel testo.

È davvero tutto finto come in Austin Powers? Cosa “salvi”?

Per fortuna no, assolutamente. Nella canzone ho volutamente esasperare un po’ i concetti affinché arrivasse chiaro il messaggio senza mezzi termini.  L’accostamento a Mike Myers e ai suoi personaggi in Austin Powers è inteso come metafora per indicare chi è capace di interpretare anche più ruoli nella società, senza essere sé stessi. Detto questo cosa salvo……sicuramente le persone autentiche, quelle che non hanno bisogno di mettersi in mostra, quelle semplici nell’animo e che vivono stando bene con gli altri indipendentemente dalla propria posizione sociale o quella altrui senza opportunismi. Potrei fare tanti altri accostamenti ma credo di aver reso l’idea e il discorso diventerebbe lungo. In altre parole le persone che tengono ancora ai veri VALORI.  

Secondo te la musica può aiutare i ragazzi a vivere puntando all’essenziale?

Ne sono convinto. Faccio una premessa, grazie alla tecnologia oggi più di ieri la musica è facilmente fruibile e può essere veicolata in modo molto rapido, quindi è un grande vantaggio. Detto questo, partendo dal presupposto personale che lo scopo della musica è quello di trasmettere emozioni e comunicare un qualcosa a chi ascolta (in questo il RAP ne è colonna portante), l’importante diventano i concetti che si vogliono esprimere nelle canzoni e di conseguenza trasmettere, che possono passare attraverso temi importanti o tematiche più leggere ma ritengo però, senza mai sfociare nella piena volgarità. Vorrei inoltre sottolineare la funzione educativa della musica quale strumento di aggregazione sociale e condivisione quindi sano insegnamento; a questo mi allaccio alle volte in cui la stessa musica è stata una forma di riscatto per alcuni o ancora, attraverso di essa molti hanno trovato la forza per uscire da situazioni di disagio. Quindi certo che la musica sia un sano strumento di insegnamento, ritengo che può aiutare sicuramente i ragazzi a puntare all’essenziale, alle cose concrete.


Se dovessi descrivere la canzone con un solo aggettivo quale sarebbe e perché?

DIRETTA. Perché esprime senza filtri e in modo diretto quello che è il modo di porsi nelle relazioni sociali di molte persone puntando a “sembrare più che essere”.  

Sei entrato nel mondo del rap nel ’94, quando in Italia era una cosa molto di nicchia. Dopo quasi 30 anni, e dopo l’esplosione di questo genere, c’è qualcosa del mondo del rap, in Italia o all’estero, che non ti è andato bene?

Dagli anni ’90 degli esordi ad oggi come dici tu, è cambiato tanto. Oggi ho 44 anni, ci sono state notevoli evoluzioni sotto il profilo delle produzioni musicali e il boom di questo genere ha fatto sì che esplodessero tanti artisti molto bravi. Sono felice che oggi il RAP abbia il suo ruolo importante anche nel panorama musicale italiano perché vuol dire che tutto ciò che abbiamo seminato agli albori ha portato frutto, grazie alla costanza e alla determinazione di tanti artisti che hanno avuto il coraggio di dedicarsi ed investire in tutti questi anni “esclusivamente” nella musica. Per il resto ritengo che l’evoluzione musicale italiana ed estera nelle produzioni e nelle scritture, faccia parte di un’esigenza prima di tutto personale dell’artista per cui tranne alcune vicende di “dissing” che a priori non ho mai condiviso in alcun modo e talune uscite musicali sono contento del punto di arrivo di tutto il panorama rap italiano ed internazionale.

Come sempre lasciamo l’ultimo spazio dell’intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!

Si, vorrei dire una cosa grazie. Continuare a dedicarsi alla musica dopo quasi 30 anni cercando di essere sempre professionali, ma vivendo di altro, avendo una (GRANDE) famiglia e talvolta tante vicissitudini, non è facile. Ma se quella cosa a cui ti dedichi ti fa sentire veramente vivo allora dico che è bene non rinunciarvi mai e continuare a sognare. Questo per dire soprattutto ai ragazzi di essere determinati nei propri “sani” intenti, credere in se stessi e non lasciarsi mai trasportare dalla massa.  RESPECT !!

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