Intervista a tutto tondo con Riccardo Ruggeri: per lui nuovo singolo con Videoclip dopo il nuovo album

 Riccardo Ruggeri su Fuori La Scatola, oggi nostro ospito per qualche domanda sulle sue ultime ( e direi molto interessanti uscite). “Pharmakon”, quarto singolo estratto dal tuo nuovo album di cui parleremo tra poco. Riguardo questo singolo…di solito facciamo un gioco con gli artisti: farci raccontare un loro lavoro ma facendolo come se stessero spiegandolo ad un gruppo di bambini di prima elementare. Ecco, noi ora te lo chiediamo per il video!

Divertendomi ad insegnare  musica nelle scuole elementari spero che la cosa venga bene! Allora, nelle immagini del video ci sono due persone che si sono volute molto bene. C’è un lui e una lei. lui canta e racconta com’è andata la loro storia d’amore senza spiegare bene come sia finita. Lei invece si manifesta attraverso diversi personaggi: un’insolita batterista che suona un pedale di batteria sul petto di lui, poi lei diventa un manichino, poi uno spirito o fantasma che appare qua e là, per finire sempre come manichino che viene cullato e poi lasciato andare. E il fatto che lei cambi forma chissà cosa vorrà mai dire… Forse che lui non sa bene più riconoscere chi è lei? Forse che lei per lui è stata diverse cose? O forse che siano metafore di sentimenti le varie sembianze attraverso cui lei si è manifestata. Le interpretazioni sono tante quante le vostre risposte a queste domande.

Torniamo fra i grandi. Quanti retroscena sul featuring con Emma Elle?

La scoperta di Emma Elle è avvenuta grazie al suo compagno, un fantastico sassofonista, Riccardo Sala, che ha suonato in passato in una mia band, i Lomé. Grazie a lui una sera di forse 4 anni fa L’ho sentita cantare in Un locale di Biella e la sua voce e il suo feeling musicale mi hanno subito colpito. Non sono molte a mio avviso le cantanti italiane che riescono a far sentire nella loro sensibilità le lezioni delle grandi dell’R’n’B, Aretha, erika Badu, Lauryn Hill. Lei ce la fa!

Lavorare con lei è stato semplice, lo è sempre quando lavori con musicisti consapevoli, di talento e umili.

Nel tuo album ‘NON CI ASPETTA NESSUNO (se non miliardi di foto) hai mescolato diverse influenze musicali. Quali sono i tuoi riferimentiprincipali, parliamo di artisti, e come li hai uniti per creare il tuo sound?

 Non sono bravo a seguire una linea, e anche nei miei ascolti non ho un genere preferito. Salto di palo in frasca, da Jeff Buckley a Rino Gaetano, dagli snarky Puppy ad una miriade di ascolti di ricerche etnomusicologiche. E poi ancora gli Area, Bobby Mc Ferrin, Joni Mitchell, coltrane, Cosmo, i cori delle voci bulgare e Lauryn Hill.

Magari fossi riuscito ad riunire una goccia di ognuno di questi nel disco. Forse qualche eco, alcune piccole citazioni. Se ci sono riuscito è grazie al senso di libertà che guida la mia scrittura. Scrivo e faccio musica senza pormi parametri, cosa svantaggiosa per il mercato, ma molto gratificante e catartica per la vita.

Quali sono le sfide maggiori che hai affrontato durante la produzione del tuo primo album solista e come le hai superate?

Una sfida, se vogliamo chiamarla così, è stata quella di parlare, rispetto ai miei lavori precedenti con altri progetti, un linguaggio più diretto, semplice, riuscire a mettermi a nudo e confidarmi. Un’altra sfida è stata quella di riuscire ad avere, in alcuni brani, dei musicisti che stimo molto: Max Tempia, Carmelo Isgrò, Matteo Gallus, Martino Pini, Giovanni Panato, Alessio Fiorese, Emma Elle, Federico Marchesano, Matteo Lorenzi. Malgrado i loro tanti impegni sono riusciti a ritagliarsi del tempo e mettere un po’ della loro preziosa arte nelle registrazioni. Gli sono infinitamente grato. Un’ultima sfida è stata quella di fare un lavoro senza genere musicale specifico all’interno del pop. E basta con i generi!!! Io mi diverto se c’è diversità, mescolanza.

Come descriveresti la tua evoluzione musicale negli ultimi anni e come si riflette nel tuo nuovo album?

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