Intervista a Tommaso Tam: ci racconta la sua “Isola di Tam”

Ciao Tommaso benvenuto! Come prima domanda per scaldarci ti chiediamo di presentare il tuo progetto a chi ancora non lo conosce!

Ciao. Sono un musicista polistrumentista autodidatta che fin dal primo album, ha sempre prodotto, arrangiato e suonato la propria musica.Negli ultimi 20 anni ho sparato diversi dardi nei sottoboschi dell’underground italiano, passando quasi inosservato. Tuttavia, creare musica desueta rispetto agli standard mainstream, è sempre stato il mio marchio di fabbrica e credo lo sarà fino alla fine.

Quello di Tam è un progetto solista, ma invece ai live come si presenta? Sei sempre da solo o ti fai accompagnare da una band?

Dipende dalla situazione. Mi posso esibire da solo, in posti piccoli, o in occasione di showcase promozionali, oppure con la band, in locali adibiti ai live.

Restando sempre in tematica concerti, sapendo che hai pubblicato a gennaio il tuo nuovo album “Isola di Tam”, ti chiediamo se hai già organizzato delle date in cui poterti venire ad ascoltare!

A dire il vero no. Sono timido e riservato, e non amo troppo stare in pubblico. Se cambio idea vi avverto.

Ma parliamo finalmente dell’album, il tuo quinto, quali sono le sensazioni che ti attraversano dopo l’uscita di “Isola di Tam”?

Quando esce un disco, di solito, è già vecchio per chi lo ha scritto. Però devo dire che di recente l’ho ascoltato tutto dall’inizio alla fine, e col senno di poi, credo di poter dire di aver fatto un ottimo lavoro. Non cambierei nulla.Ed è un buon segno. Se passassero una canzone qualsiasi di questo album alla radio, non cambierei stazione…altro buon segno.

Oltre alla musica invece ci interessa sapere cosa fa Tam quando non si occupa di musica…

Faccio il professore di matematica e scienze alle scuole medie. Mi piace leggere, guardare film e soprattutto andare in giro con i miei cani.

Come ultima domanda ti lasciamo uno spazio libero per mandare un messaggio ai nostri lettori!

Un messaggio filosofico. Cari lettori, la nostra è un’epoca di frustrazione, ansia, agitazione, abitudine agli stimolanti.In qualche modo dobbiamo afferrare ciò che possiamo mentre lo possiamo, e far tacere la consapevolezza che tutta la faccenda è vana e senza senso.

Questi stimolanti sono per noi, l’alto tenore di vita, l’eccitazione violenta e complessa dei sensi che li rende sempre meno sensibili e quindi bisognevoli di sempre maggiore eccitazione. Imploriamo la distrazione, un panorama di cose da vedere, suoni, fremiti e vellicazioni in cui ammassare quante più cose possiamo nel minor tempo possibile.

Per mantenere questo standard, la maggior parte di noi, si assoggetta di buon grado a una vita che per lo più consiste nel fare lavori uggiosi per guadagnare il denaro necessario a cercare sollievo dalla noia in intervalli di febbrile e costoso piacere. Erroneamente riteniamo che questi intervalli siano la vera vita, il vero scopo al cui servizio è necessario il male del lavoro. Meditate e non cadete in questa tonnara.

Saluti