Benvenuto Tash su Fuori La Scatola! È un piacere averti qui oggi con noi. Da poco è uscito il videoclip del tuo singolo “A Pezzi”, un brano che affronta tematiche importanti come la violenza di genere. Prima di parlare del video ti chiediamo: qual è stato il motivo principale che ti ha spinto a creare una canzone su questo argomento delicato?
Sono partito a scrivere di getto appena Daniele Stucchi mi ha mandato una bozza dello strumentale. In breve mi sono trovato a raccontare esperienze della mia vita ma non più come un sognatore, bensì ferito e con quella necessità di raccontare qualcosa che ho nascosto per anni. “Apezzi” lo sono stato io e spero che questo sfogo, possa essere una voce che faccia uscire da un incubo, un silenzio, altre persone.
Il videoclip di “A Pezzi” è stato girato all’interno di un teatro e ha una forte componente visuale. Puoi condividere con noi l’ispirazione dietro la scelta del luogo e la narrativa visiva del video?
Tutto è nato durante la scrittura con Matteo Paracchini, regista del video e mente eccezionale. Avevo in testa il fatto di trasmette il loop, la ripetitività di una vita apparentemente normale ma che ha delle ombre. Matteo ha scelto il teatro per far vivere delle emozioni che arrivassero dirette in faccia, la scenografia spoglia, minimale, rappresenta lo stato della vittima, che ferita e vuota continua ad essere in scena, un palcoscenico sotto gli occhi di tutti che nasconde tra le sezioni flashback tutt’altro che piacevoli.
Nel video, l’attrice protagonista fugge dai flashback della sua vita. Come hai lavorato con l’attrice per trasmettere la complessità delle emozioni legate alla violenza domestica?
Vanessa ha fatto un grande lavoro, conosco sia Vanessa che Antonio per i loro lavori con la compagnia teatrale “Nati domani” di Giovanni Siniscalco. Li ho visti all’opera con Pirandello, Shakespeare, non ho avuto molto da dire io personalmente. Quello che ho fatto? Ho parlato a entrambi, fatto ascoltare il brano e leggere il testo, loro sono stati eccelsi direttamente in scena.
La tua musica spesso tratta temi sociali e politici. Qual è il tuo approccio nel coniugare l’arte e l’attivismo attraverso la musica?
La mia musica non posso posizionarla lì in realtà, difficilmente racconto in maniera diretta temi sociali e politici, sicuro non mi tiro indietro dal dire la mia ma “A pezzi” è il primo brano dove mi espongo direttamente. La musica e l’arte di per sé attivano sempre qualcosa, anche nelle semplici canzoni estive puoi trovare messaggi che stimolano ad alzare la testa e far sentire la propria, mi viene in mente nel testo di “Senza Pagare” di J-Ax e Fedez la frase “e compreremo un altro esame all’università” beh.. sarà stata un hit estiva, un tormentone ma in questa frase io vedo la rabbia di quei ragazzi che non possono permettersi un affitto a Milano. La musica genera sempre qualcosa.
A che punto del tuo percorso musicale senti di essere giunto con questo attuale progetto?
Sento di non essere giunto da nessuna parte differente rispetto a qualche mese fa. Non so bene questo percorso cosa vuole da me, sono un performer da più di 15 anni e vedrò più di 100mila persone tra tutti i concerti che faccio, e in queste occasioni faccio ascoltare i miei brani, allargo sempre di più il mio bacino di conoscenze, di ascoltatori, di amici. Penso che questo percorso per ora mi veda bene più sopra un palco poi vedremo.
Come sempre lasciamo l’ultimo spazio dell’intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!
Fate nella vita quello che volete, uscite dagli schemi, lottate per voi stessi. Solo i sognatori alla fine trovano le risposte. Grazie a tutti ci sentiamo presto


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