Intervista a Seta per il suo ultimo singolo “Alaska”

Seta è un artista che già conosciamo. Avevamo parlato di lui in un articolo per il suo singolo precedente. Da pochissimo è uscito il suo ultimo lavoro “Alaska”. Andiamo a parlare con lui!

Diamo il bentornato a Seta sul nostro blog .Vi avevamo parlato di lui e del suo singolo precedente in un articolo di qualche tempo fa. Ci fa molto piacere che tu sia ancora con noi! E’ tempo di novità. Quando esce qualcosa di nuovo è sempre una bella sensazione. Come ti senti dopo questa nuova uscita?


Bene, mi sento bene perchè nonostante il lancio un po’ improvviso e senza creare troppo hype, la canzone ispira fiducia e sta andando.


Alaska è il titolo del tuo ultimo singolo uscito da pochissimo. Complimenti un pezzo davvero bello ed emozionante. Chi è la tua Alaska?


Alaska è qualcosa da raggiungere nella vita. Ognuno di noi ha degli obiettivi, per me l’Alaska da raggiungere è una carriera nel mondo della musica. Il titolo è ispirato al film “into the wild”, dove il protagonista ha come obiettivo finale di raggiungere l’Alaska e riuscire a sopravvivere in quell’ambiente ostile: è la perfetta
metafora con la vita. Ogni cosa che vogliamo, ogni persona che vogliamo accanto a noi, dobbiamo lottare per ottenerla o per tenercela stretta. Per questo a tratti Alaska non è più solo la musica per me ma è anche l’amore o possono essere i miei genitori. Insomma, “Alaska” per ogni persona che l’ascolta deve essere un
cosa o un chi da tenersi stretto e per cui lottare.


Ci piace molto come detto, ed il ritornello è molto orecchiabile e ti rimane in testa. Il testo emoziona. Ha tutte le caratteristiche per essere un brano “vincente”. Quando l’hai scritto e quanto tempo ci hai messo per finire di scrivere il pezzo?


Ho iniziato con la produzione della base negli scorsi mesi, forse a Dicembre. Avevo appena prodotto un brano quasi EDM, stavo provando cose nuove e siccome mi piace molto il lo-fi, ho provato a produrre qualcosa di questo genere. Ne è uscito un brano che per ora rimarrà sepolto nel mio computer e poi Alaska.
Una sera ho visto il film “into the wild” ed ho deciso che quel film doveva diventare una mia canzone, mi aveva ispirato. In realtà poi nel testo utilizzo Alaska per fare mille metafore e non cito mai scene del film, però quella storia mi ha dato motivazione e ispirazione.

Anche in questo caso hai prodotto interamente tu il brano? C’è una fase della produzione in particolareche preferisci per qualche motivo?


Inizialmente era totalmente una mia produzione, dopodichè ci abbiamo messo mano con Indako, un amico produttore e fonico con cui lavoro ormai da mesi per i miei brani. Se “La Seconda Pioggia” è stata una prova di coraggio per mostrare a me stesso cosa potessi fare interamente con le mie forze, “Alaska” è stata una
prova di maturità nel sapersi confrontare anche con un altro pensiero per poter migliorare il brano. Quindi una volta finita la produzione da parte mia, Indako ha proposto alcuni suoni differenti per alcuni strumenti e, cosa più importante, la modulazione nell’ultimo ritornello. Dopo di chè siamo andati a registrare le voci in studio ed ho delegato a lui il lavoro di mix per il brano. La parte che mi piace di più della produzione è l’inizio, dove nascono le melodie da cui escono fuori poi le mie canzoni: è un momento abbastanza magico, mi metto alla tastiera, o al basso, provo un po’ di scale, di giri e dopo un po’ sento la melodia che fa scattare una scintilla. Oltre a questo adoro anche quando nella mia testa nasce l’idea per il testo, altro momento
magico.


L’amore, in tutte le sue sfaccettature. È sempre al centro della tua vita e della tua musica. In questo caso sei meno “cupo” rispetto a “La seconda Pioggia”. Ci sarà ancora amore nei tuoi prossimi lavori?


Ovviamente, ma come già detto, l’amore fa parte anche di questa canzone. Certamente rimane il mio moto maggiore d’ispirazione, ma ultimamente son riuscito anche a scrivere di altre sensazioni e ambizioni personali, il che la ritengo una svolta: non scrivo più solo per sfogare la delusione ma anche per sfogare la
mia ambizione e per mettere in mostra le mie qualità.


Siamo un un periodo storico che ci permette di avere meno rapporti sociale a causa del covid. Tu come lostai vivendo musicalmente? Trovi più tempo per scrivere la tua musica?


Musicalmente è un po’ struggente. Essendo vicino a Milano, Monza, Como potrei avere a disposizione praticamente tutti gli studi che voglio, girare tutte le location che voglio per fare i video, eppure ogni due settimane chiudono parzialmente e limitano gli spostamenti. Sicuramente in casa ho avuto un picco di creatività, spremendo le idee e dando tanto uno sguardo a cose vissute in passato. Ovvio che l’ispirazione finisce prima o poi se non riesci a vivere nuove esperienze e questa situazione sicuramente non aiuta. Per ora però di benzina sembra essercene davvero tanta e quindi continuo a guardare avanti fiducioso.


Come sempre lasciamo l’ultimo spazio libero al nostro ospite. Puoi lanciare ora il tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!


Il primo messaggio è semplice: tutti ad ascoltare Alaska! Dopodichè mi piacerebbe ricevere da chi sta leggendo questa intervista un parere su cosa o chi è per voi “Alaska” dopo aver ascoltato il brano. Ho già proposto questa cosa sui social e agli amici ed ho ricevuto un sacco di risposte molto profonde. Potete
scrivermi su instagram, sono Seta.167, sarà molto bello leggere i vostri pareri e le storie che avrete da
raccontarmi.

RINGRAZIAMO SETA E VI LASCIAMO AI CONTATTI PER SEGUIRE, ASCOLTARE E SOSTENERE QUESTO OTTIMO ARTISTA!

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