
Eccoci con Piergiorgio Tedesco che torna su Fuori La Scatola per parlarci del suo nuovo album “Exit Strategy”. Bentornato Piergiorgio. Questo lavoro arriva a 2 anni da “Wrestling”. Anche in quel disco hai fatto vedere la tua vena da autore abbastanza polemico (nel senso positivo della parola). Quali sono stati, nel caso di Exit Strategy, le vicende che più ti hanno ispirato nella scrittura?
Sotto questo aspetto, il periodo è denso di fonti di ispirazione, tra tesi strampalate e personaggi di vario tipo sembra un pò di essere al circo. Poi, polemiche a parte, c’è la dimensione più riflessiva, quella di salvarsi l’anima e la salute da un mondo che troppe volte è semplicemente orrendo.
Hai fatto uscire Exit Strategy a 2 anni esatti da Wrestling. Scelta casuale o voluta? Se voluta, perché?
La cosa è abbastanza casuale a dire la verità. Diciamo che si è preso un certo ritmo di lavoro, che però è venuto da sé. Exit Strategy conclude idealmente la triade cominciata da “Con le dovute eccezioni” e proseguita con “Wrestling” e di tutto questo sono soddisfatto.

Se dovessi descrivere l’album con 3 aggettivi quali sarebbero?
Pungente, delicato, sincero.
La title track ci piace molto. Qui hai unito la tua vena cantautorale ad un sound molto rock. Ed hai citato anche Gaber in qualche modo. Quest’ultima cosa ci ha incuriositi. Come hai avuto questa idea?
Giorgio Gaber fa parte dei miei ascolti da sempre,il suo il teatro canzone è una forma espressiva che mi appassiona molto. Riflettendo su un malinteso e banalizzato concetto di libertà (il mondo è ancora vivo / libertà di aperitivo!) il passo sino a Gaber e la sua “La Libertà” è stato breve. Solo che che oggi si è persa totalmente o quasi l’idea di Libertà come condivisione; è rimasto solamente il volo del moscone, E dove volano le mosche, è facile immaginarselo…
Secondo te quale potrebbe essere una via d’uscita sicura in questo momento storico?
Io nel disco non propongo ricette universali o meno che mai di tipo politico, non ho questa presunzione; però nell’album emerge un salutare distacco dal mondo, dalle sue convulsioni. Per esempio in “Come Vento” (una canzone cruciale nel disco) c’è la ricerca di una vita più autentica, anche più vicina alla natura.
Però non mi voglio sottrarre alla tua domanda e se dovessi sintetizzare direi “Meno profitti e più giustizia”.
Come sempre lasciamo l’ultimo spazio dell’intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!
Per concludere vorrei citare e ringraziare i miei compagni di viaggio: innanzitutto Simone Ferrero che ha curato gli arrangiamenti, il Ciabòt Studio e poi Edoardo Luparello e Brian Allan. Per il futuro, spero che veda presto la luce un libro di racconti (con alcuni risvolti musicali) che sarebbe dovuto uscire già alcuni mesi fa… purtroppo l’editore non ha mantenuto gli impegni presi, ma conto di tornare su questo progetto a breve.
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