Intervista a Mico Argirò che ci parla de “Le canzoni divertenti”

  • Amiche ed amici di Fuori La Scatola, oggi parliamo di “Le canzoni divertenti”, il nuovo singolo di Mico Argirò… direttamente con l’artistia! Innanzitutto ti va di presentarti a chi ancora non ti conosce?

Ciao, io sono Mico, sono un cantautore e scrivo musiche per il teatro. Per me la musica, l’arte, è un’esigenza, una compagna ormai da tanto tempo. Le mie canzoni sono molto diverse tra loro e raccontano storie d’amore, di pazzi, di viaggi.

Sono nato nel Cilento, ho origini calabresi e vivo a Milano.

Il mio iban è…

  • Quali sono gli artisti a cui ti ispiri?

Nella prima fase della mia musica sicuramente le fonti sono i cantautori italiani classici (De Andrè, De Gregori, Fossati, Capossela), oggi il tutto è più personale e ibrido. Sicuramente c’è ancora tanto del mio passato, dell’amore per la musica popolare (sia del Sud Italia, che del mondo), per le musiche sperimentali, ma cerco di essere quanto più me stesso possibile, creando il mio stile, il mio mondo.

  • Parliamo ora della tua nuova uscita, è da poco disponibile “Le canzoni divertenti”, ci racconti qualcosa?

É una canzone molto particolare e personale, potrebbe essere avvertita come strana o complessa, ma è tutto un ragionamento sull’arte oggi, sulla sua funzione e sulla finzione dei social, del marketing, delle mode indie.

Cambia spesso di tempo e di arrangiamento, come cambia il pensiero. Questo è un tema per me molto importante: mi sono chiesto cosa cantare a chi sta male veramente, a chi vive una vita normale tutti i giorni? Seguire una moda o incoraggiare la naturale tensione artistica?

  • Nel brano c’è un featuring con Andrea Tartaglia, com’è stato lavorare con lui e quale valore credi abbia portato nel brano?

Andrea ha una voce straordinaria e lavorare con lui è stato semplice e divertente: ha capito la parte e l’ha fatta sua e nel frattempo ci siamo divertiti, abbiamo giocato.

C’è da dire che la sua è la parte centrale e fondamentale del pezzo, nella quale si capisce che il nemico siamo noi stessi, quando spegniamo il cervello davanti a un cellulare, quando peggioriamo nel corso della vita, quando crediamo a canzoni di plastica.

Sono felice di aver lavorato con un’anima come la sua.

  • Immaginando il futuro di questa canzone, cosa speri di riuscire ad ottenere con il brano?

Io non voglio ottenere niente, già solo parlare di questo tema è per me una vittoria, uno smascheramento di troppe ipocrisie, anche di musiche indipendenti che indipendenti non sono, di sicuro non libere. Il mio obiettivo era questo, anche solo sfogarmi e liberarmi di questo pensiero. Sono contento che la canzone stia creando dibattito, è già una sua vittoria.