Intervista a leonardo979: l’artista romano ci racconta il nuovo album ’10:02′

leonardo979 torna con noi per questa nuova intervista, dopo l’uscita del suo nuovo concept album “10:02”.la scrittura del disco?

Spiega anche ai nostri lettori qual è il tema centrale dell’album

Il tema dell’album è il tempo… e per scriverlo, in un certo senso ci ho messo quasi tutta la vita!

L’ispirazione iniziale mi è venuta nel lontano 2005. Ero alla fine dell’università e mi mancava solo la tesi.

Per svariati mesi mi sono ritrovato quindi, seppure con un obbiettivo chiaro, a vivere senza più orari, scadenze prefissate o riferimenti.

Le giornate cominciavano quindi a sembrare tutti uguali, feriali, festivi non c’era una gran differenza… e qui è successo un fatto strano: senza nessuna sveglia impostata o cose del genere, per una serie di mattine di fila mi sono svegliato alle 10:02 in punto… ma cosi tante da farci addirittura caso!

Così ho pensato di scrivere quantomeno un pezzo che descrivesse questa situazione/sensazione, come di un giorno che a loop si ripete all’infinito.

In realtà poi mi sono trovato senza volerlo, con svariate idee dei generi più disparati, a toccare più sfaccettature dell’idea iniziale, tanto che di pezzi ne sono spuntati un bel po’: Preghiera, Novembre, Mille pezzi, e Le Illusioni…

spaziando dal metal, all’acustico, all’elettronico, fino a Girotondo che è praticamente una filastrocca.

Proprio per questo motivo per tanto tempo, e parliamo di anni, l’idea del concept album, l’unica applicabile visto il materiale, è rimasta una bozza confusa che non riuscivo a mettere insieme.

Di tanto in tanto la riprendevo e la riabbandonavo.

Mi è capitato anche di trovarmi a scrivere dei pezzi e solo pensare dopo: “però, questa starebbe bene in 10:02”.

Insomma dopo Overdrive Motel, carico a pallettoni, ho deciso di imbarcarmi nell’impresa di finalizzare questa cosa.

Ho recuperato tutti i pezzi e le idee sparse, sistemato tutti i punti aperti e i vuoti narrativi, cercato un filo conduttore (che in certi casi è abbastanza criptico ma c’è…) e unito le parti con un senso compiuto…

Poi si è trattato di registrare e produrre il tutto, rimanendo aperto ad ogni eventuale evoluzione o aggiunta di idee in corso d’opera, cosa che poi è successa più volte.

Ho registrato la prima nota a settembre ’22, pur non avendo ancora completato la scrittura finale; ed è successo davvero di tutto!

Mi sono ritrovato a confermare roba, scartarne definitivamente altra, cambiare cose in corso d’opera, riempire i vuoti andando scrivere cose nuove che sconvolgevano e squilibravano altre cose date per definitive…

In un paio di casi mi è capitato anche inserire pezzi che avevo scritto prima ancora dell’idea del concept (“non è mai abbastanza” e “spazio buio”, parliamo di roba scritta nel ’96…’97 forse…)

rendendomi conto che con qualche aggiustamento si sarebbero incastrati alla perfezione nella kabala segreta su cui tutto l’album è costruito.

12 tracce compongono un lavoro non facilmente collocabile nel mercato discografico attuale. Noi lo abbiamo vissuto come una “Opera rock”? Se dovessi obbligatoriamente “etichettarlo” in qualche modo, cosa ci diresti?

12 come le ore dell’orologio, non è un caso… ma non voglio svelare troppo. Ascoltatelo e certi incastri magari si paleseranno da soli…

“Opera rock” mi lusinga e ti ringrazio. Non saprei definire dov’è la linea di demarcazione tra “concept album” e “opera rock”; forse il concept è un insieme di pezzi legati da un tema narrativo,

mentre l’opera ha in più anche una sua uniformità nella concezione della musica.

Nel mio caso le tracce sono veramente eterogenee tra loro, come stile, sonorità… e come dicevo prima, sono state scritte in un arco di tempo di 18 anni…

Definiamolo quindi un concept album rock progressive, che forse è l’etichetta che ci si avvicina di più.

Che cos’è per te il tempo?

Non basterebbero altri 18 anni per rispondere. Un’illusione… un dubbio… un girotondo… qualcosa che guardi passare e che non è mai abbastanza

Ti proponiamo un gioco che ogni tanto facciamo con i nostri ospiti: spiega il tuo disco come se lo stessi raccontando ad un gruppo di bambini delle elementari (niente parolacce!)

Sicuramente nel disco provo a rispondere alla domanda precedente.

Nelle 12 tracce cerco di esplorare tutte le sensazioni e le considerazioni che scaturiscono da questa idea di essere intrappolati in un loop. Poi ognuno può dargli il significato che più sente: dal metafisico, a un più realistico momento di noia o di stallo nella vita.

Si apre con una traccia introduttiva strumentale che fa da ouverture al resto dell’album che rappresenta il risveglio e la riconnessione col mondo, seguita dall’esplosione rabbiosa di “Le illusioni” e di nuovo da un altro strumentale “Il dubbio”,

un brano volutamente intricato e pieno di variazioni, che vogliono rappresentare proprio questo sovrapporsi di ipotesi confuse.

Segue “Novembre” pezzo in cui si inizia a materializzare e descrivere questa situazione di stallo o di limbo.

In “Guardami passare” si cerca il coinvolgimento di qualcun altro, come se il nostro tempo fosse un treno su un binario, fermo o in movimento, con noi e gli altri che dai finestrini ci vediamo andare avanti o indietro e relativamente avvicinarci o allontanarci.

“Con una preghiera tra i denti” è il momento degli interrogativi e chiude la prima metà dell’album.

“Non è mai abbastanza” è la continuazione più pacata di questa fase di ricerca e preludio di “Mille pezzi” e “Spazio buio”, che sanciscono la resa e l’accettazione del proprio essere.

A questo punto “Strade” riprende il tema de “Il dubbio” ma con soluzioni musicali  più lineari, come se finalmente, con una ritrovata lucidità e semplicità si intravedesse una risposta e una via di uscita…

Ed in effetti nel pezzo successivo “il primo passo” avviene una reazione, che porta alla presa di coscienza di “Girotondo” (che contiene un elemento per quanto indispensabile, chiaramente ispirato a due dei miei album di riferimento preferiti… che lascio scoprire all’ascoltatore).

Prima dell’uscita dell’album hai estratto due singoli: “Con una preghiera tra i denti” e “Novembre”. Perché la scelta è ricaduta proprio su questi due pezzi?

“Preghiera” è forse l’unico vero singolo, in grado di stare in piedi da solo anche senza l’album intorno.

Già “Novembre” ha una lunga intro che lo rende assolutamente anti-radiofonico, ma l’ho scelto per due motivi: è uno dei pezzi scritti specificamente a seguito dell’idea originale, e che quindi ritengo, per anzianità, tra i più rappresentativi;

e poi è agli antipodi di “preghiera” come sonorità, quindi dà l’idea di cosa aspettarsi nell’intero album.

Come sempre lasciamo l’ultimo spazio dell’intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!

Beh, non mi hai chiesto “what’s next?” quindi ne approfitto. Diciamo che pubblicare questo album, difficile, vecchio, anti-radiofonico, dai temi cupi… è stato come togliersi un peso!

Mi ero ripromesso che prima o poi l’avrei fatto e finalmente eccolo qui.

Ora vorrei finalmente dedicarmi a scrivere nuovo materiale, anche se un tarlo si sta insinuando nella mia testa.

Purtroppo o per fortuna, nel produrre questo album al livello di qualità che mi ero imposto, sono stato “costretto” ad imparare un sacco di cose, usare nuova strumentazione e tecniche, etc.

Penso valga la pena quindi fare un giro di revisione e remaster del materiale già pubblicato, perchè il margine di miglioramento potrebbe essere notevole.

Mentre scriverò nuovo materiale dunque penso che produrrò e pubblicherò la versione remastered di Overdrive Motel e dei miei primi singoli…

per poi uscire con qualcosa che al momento è solo un grumo di idee nella testa, mia e di Marco Felice, da una vita compagno di palco alla chitarra, studi, garage e in questo album severissimo co-produttore.

Diciamo che il prossimo progetto potrebbe anche non portare il nome leonardo979, ma quello di una band… che (tanto per restare in tema con l’album) a loop, ha l’abitudine di tramontare e poi sorgere di nuovo…

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