Intervista a Jo Brown: Liberi è un vero slogan alla libertà di poter costruire il proprio futuro

Jo Brown (nome d’arte di Giordano Luigi Bruno) è un artista classe 1986. Inizia a studiare il piano a 12 anni. E’ stato comparsa nel film “Italiano Medio” di Maccio Capatonda e sempre nel 2015 è comparso nello spot del Milan. Nel 2016 collabora con il Piccolo Teatro Strehler di Milano al reportage per i 60 anni dalla prima messa inscena de “L’opera da tre soldi” di Brecht in Italia, nel ruolo di
inviato e di curatore delle musiche. Dal 2018 pubblica i suoi inediti. L’ultimo lavoro “Liberi” è all’interno della nostra playlist.

Ciao Jo e benvenuto sul nostro blog per questa intervista. Tra Cinema, Tv e Teatro ti sei dato parecchio da fare fino ad ora, ma hai sempre tenuto la musica in cima a tutto. Hai una esperienza tra queste che ricordi in modo particolare?

Ricordo che quando lavoravo per la rai come figurante tv nel 2010 incontrai Carmen
Consoli per caso e iniziammo a parlare al bar. Fu un momento particolare perché nessuna donna o artista mi aveva così ammagliato con i suoi racconti e il suo sguardo. A me sembrava di conoscerla da una vita e la sentivo molto affine a me. Magari un giorno faremo un duetto assieme chi lo sa. Ad ogni modo quell’incontro del tutto casuale mi lasciò piacevolmente sorpreso.

A quanto pare sei uno che non si pone limiti. Dove ti vedi (o sogni di vederti) tra 10 anni?

Vorrei vedermi su un palcoscenico importante e sapere di avere davanti a me molte date di un tour. A livello personale magari sposato con figli. Ma non ci voglio ancora pensare troppo.

Arriviamo più nello specifico alla tua musica. Dopo l’incontro con Rodolfo Mannara firmi un contratto con la Mega Dischi e dal 2018 pubblichi “Mr.Brown”, “Smile”, e “Yes I’m Cool”. Il 5 febbraio invece è il momento del tuo ultimo singolo, ovvero “Liberi” che è anche nella nostra playlist. Ci vuoi raccontare di cosa parla questa canzone e come è nata?

Questo brano l’ho composto al pianoforte nel 2008. Poi nel 2010 insieme a un mio amico abbiamo creato un primo arrangiamento. Tuttavia è rimasto nel cassetto per molti anni, finché non abbiamo deciso di realizzarlo come brano insieme a Megadischi. La canzone parla dei giovani e del fatto che abbiamo bisogno di opportunità per muovere i primi passi e realizzare i i nostri sogni. Liberi vuol essere proprio uno slogan rivolto alla libertà di poter costruire il proprio futuro. Queste paese deve permettere ai giovani di sognare e offrire posti di lavoro e spazi artistici. Non è giusto che ci siano così tanti cervelli in fuga. Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi.

Liberi è, fin’ora, il tuo unico brano in Italiano. Come sei arrivato a questa
decisione? Ce ne saranno altri?

Per il quarto singolo ci fu un lungo dibattito. Io volevo presentare un altro brano per Sanremo e il regolamento nuovo di Amadeus escludeva chi superava i 33 anni. Allora la mia etichetta decise che Liberi doveva essere il prossimo singolo. Invece io avrei voluto far uscire il brano pensato per Sanremo o comunque un altro pezzo in inglese. Tuttavia devo dire che sono soddisfatto del risultato e di come il pubblico stia accogliendo Liberi in questi giorni.

Progetti per il futuro? Hai già qualcosa di pronto?

L’album è quasi finito dobbiamo concludere le registrazioni per un ultimo brano.
Dovrebbe diventare anche il prossimo singolo tecnicamente. Vedremo nei prossimi mesi cosa succederà.

Come hai vissuto il periodo covid che dura ormai da troppo tempo? Hai
avuto modo per scrivere di più?

Io lavoro come insegnante e sono stato per un lungo periodo obbligato a svolgere la DAD. Ora quanto meno siamo rientrati a scuola e spero che possa rimanere così. Ho letto molto durante questo periodo e mi sono recuperato molte serie tv.

Come sempre lasciamo l’ultimo spazio al nostro ospite. Ti ringraziamo
lasciandoti l’opportunità di lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!

Vorrei che la politica si dedicasse maggiormente ai lavoratori dello spettacolo. Non si può restare indifferenti difronte alle difficoltà di così tanti professionisti. L’arte è un bene primario di cui l’uomo non può fare a meno. E quando dice di no, basterebbe ricordargli che non ci sarebbero per esempio Netflix o Spotify. Forse arriva meglio il messaggio.

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