Sulla scia dell’ultimo singolo “CALEIDOSCOPpIO” e attarversando una piccola pausa dalla musica per scoprire un’ispirazione nuova nel mondo della pittura, del collage e della fotografia, ecco che INARTENODO (alter-ego artistico del cantautore toscano Edoardo Bombardelli) torna venerdì 17 maggio 2024 con il suo secondo EP dal titolo “rOSA”, già anticipato dai brani “ITACA” e “NOIA” e ora completato da due ulteriori canzoni: “rOSA” e “SUSHI”.
Abbiamo scambiato qualche parola con Edoardo per saperne di più:
https://open.spotify.com/intl-it/album/1vYH9DP8yJvZAVuDyqClHI?si=ubNgHqFcTQS_ZsK0AfBq1g
- Come hai sfruttato la pausa dalla musica che ti sei preso, prima della pubblicazione di questo nuovo disco? Perchè stata necessaria? E perchè è iniziata?
Ho messo in standby la musica per qualche mese e messo in silenzio stampa qualsiasi contenuto sui social. La musica si è nutrita di silenzio e si è scoperta cresciuta e pronta a qualcosa di nuovo. Lavorativamente parlando ero preso da altro e i social erano solo una distrazione per intrufolarmi nella vita degli altri piuttosto che un media per rendere interessante la mia. Questa pausa più che necessaria c’è semplicemente stata. E ora avanti tutta!
- Come mai questa alternanza tra maiuscole e minuscole nei titoli dei tuoi pezzi, e anche di questo disco? Hanno un qualche significato o hanno solo una valenza estetica?
Giocare con le parole è sempre stato un passatempo che faccio da quando ero bambino. Impazzivo per gli anagrammi. Usavo le lettere dei nomi dei miei amichetti d’infanzia per trovare aggettivi azzeccatissimi che li descrivessero (in bene e in male). Per rOSA è stato più un focus sul messaggio nascosto dietro al colore. L’intento era ovviamente quello di insistere sull’imperativo OSA!
- Qual è una cosa che davvero non sopporti della scena musicale indipendente? Ti senti accolto e tutelato dai tuoi colleghi cantautori, artisti e band?
Aldilà dei festival e delle occasioni di lives (che sono comunque poche) sembra che il mondo degli emergenti di oggi ruoti tutto intorno alla mera promozione delle proprie produzioni. Essendo il mercato della musica in una sorta di saturazione per la troppa offerta questo ha portato a un aumento esponenziale del tasso di concorrenza tra gli artisti. Altro esempio di questo fenomeno sono le collaborazioni – sempre più rare – tra emergenti. Fare un featuring oggi non sembra più un tramite per conoscersi tra artisti e farsi forza per emergere dall’anonimato, bensì uno dei tanti sforzi per un tornaconto unicamente personale di visibilità.
- Com’è nata la tua collaborazione invece con Marco Carnesecchi? Qual è stato il consiglio più prezioso che ha saputo darti durante il lavoro insieme?
Da quando lo conosco (quel lontano 2015) ho provato a passargli alcuni miei testi per corteggiarlo ma fallivo miseramente. Tenuto conto che l’ho sempre visto come un guru della vecchia scuola di autori e spesso i nostri punti di vista in ambito musicali erano divergenti, pian piano ho cambiato approccio e conoscendolo meglio dai nostri apparenti scontri nasceva sempre un qualcosa di nuovo. In generale è una persona molto alla mano e super simpatica. In quanto a competenza sicuramente ha provato a passarmi alcune skills sui programmi di produzione ma ancora non brillo molto come suo allievo in questo…
- Programmi per l’estate?
Tanto sole, show a gogo e tuffi a non finire in questo mare di chances che ancora mi aspettano.