Intervista a Filippo Poderini: ci racconta il suo singolo “Perchè rimani”


Benvenuto Filippo Poderini su Fuori La Scatola per questa nuova intervista. “Perché rimani” è un brano che sembra scritto di getto, come un flusso di coscienza emotivo e quasi viscerale. Com’è nato il pezzo? Hai scritto di slancio o c’è stata una lunga fase di lavorazione dietro?

In realtà il brano è stato scritto in 3 momenti, il primo, l’inizio proprio, è venuto da sé, non ero neanche convinto, io di norma non canto in quel modo. Decisi di mandarla a Giorgio Canali così, tanto ci avevo appena fatto un tour ed eravamo in contatto. Mi disse che se avessi trovato una variazione drastica, il brano avrebbe potuto avere senso.

Prima l’ho fatta un po’ più rock con le chitarre elettriche e tutto, l ho mandata a Canali(così non lo faccio incazzare con le trovate da producer-mi sono detto-), dopo che “l’ inganno” aveva funzionato, l’ ho distrutta, ci ho messo un beat drum and bass sotto(che è un mio grande amore), ho spinto dentro reese bass, sirene e tape stop, tolto la maggior parte delle chitarre elettriche e niente, è venuto fuori questo brano, che somiglia ad un rave fatto a Predappio

Nel testo metti a nudo fragilità, colpe, spigoli che ‘fanno buchi sul petto’. Quanto ti è costato esporre così apertamente queste parti di te, e quanto conta per te l’autenticità nella scrittura?

Mi costa un sacco, ma se non spendi non hai niente di valido in cambio. Io stesso in realtà mi imparo a conoscere mentre canto i miei testi, penso che ci sia dentro qualcosa che altrimenti non riuscirei a capire di me, dei miei sentimenti, di quello che anima il “Filippo” che sono.

La canzone alterna introspezione personale a immagini quasi allegoriche o collettive – come la sequenza dei “patrioti esaltati” che cadono uno dopo l’altro. Che significato ha per te questa parte del testo? È una metafora, un ricordo, un’eco politica?

Allora, quella parte è basata su di una filastrocca per bambini, una sorta di “ti rubo il naso” un po’ più strutturata, sulla conta delle dita. Giorgio Canali è molto legato a questioni sociali, politiche, nella sua poetica; e la sua rivisitazione è legata al raccontare l’infantilità nell’ attuale classe politica, immatura, interdipendente, pronta a scappare e/o tradire di fronte alla responsabilità.

Se ci devo vedere un legame tra le due parti di testo, l’immaturità emotiva è un male per la psiche altrettanto come lo è per la cosa pubblica, anche per il semplice fatto che la cosa pubblica è composta da singoli e dai loro limiti. Quindi, in brevissimo, è la metafora di un’ eco politica espressa attraverso un ricordo della propria infanzia

Nel ritornello ripeti quasi ossessivamente una domanda: “Perché rimani?”. È rivolta a una persona in particolare o è una domanda più universale, che potremmo rivolgere anche a noi stessi?

È rivolta a quella parte di me che non vuole crescere, che preferisce stare lì terrorizzata dalla vita e dalla morte, che mi trattiene, che vuole contemplare il mucchio delle proprie vergogne, così, per punirsi in eterno per colpa di chissà quale trauma. Così gli è rivolta la prima frase “devo trovare un sostituto di te”, perché so che se riuscissi a liberarmene vedrei il vuoto enorme che copriva, è una malandata zattera sopra l’abisso. La mia amata misera zattera sopra l’abisso.

“Perché rimani” lascia volutamente tutto in sospeso, senza una chiusura o una catarsi. Credi che la musica debba offrire risposte, o semplicemente porre le domande giuste?

Credo che debba porre domande giuste e farti compagnia, tipo un odore.

Lasciamo l’ ultimo spazio dell’ intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!

La domanda potrebbe essere “il tuo disco DOPAMINA, che sarà completato a dicembre, singolo dopo singolo, segnerà un punto tra prima e un dopo nella tua vita?”

si, l’ ho fatto apposta per lasciarci dentro una foto di Filippo a 39 anni che per la mia concezione della vita è circa la metà esatta della sua durata complessiva.

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