Intervista a Fazio d’Autore: una nuova frontiera del cantautorato italiano

Federico Fazio, in arte Fazio d’Autore è un cantautore Milanese classe 1997. Abile chitarrista e poeta è online dal 16 Aprile con il suo ultimo singolo “Guardo l’Universodove trova un approccio più attuale alla canzone d’autore tradizionale.

Diamo il benvenuto a Fazio D’Autore, protagonista della nostra intervista di oggi. Da poco è uscito il tuo ultimo singolo, ma prima partirei da più lontano. Quali sono stati i tuoi primi approcci nel mondo della musica, tu che sei anche poeta?

Grazie Matteo per avermi dato la possibilità di raccontarmi un po’. Sono cresciuto in una famiglia che mi ha fatto desiderare di suonare e di cantare fin da piccolo. Genitori artisti, se pur “amatoriali”: mia madre è una quasi-diplomata in pianoforte al conservatorio, oltre che cantante, mio padre strimpellatore di chitarra e scrittore di poesie. Pensa che sia io che mio fratello siamo venuti fuori scrittori di canzoni. Il gruppo che mi ha fatto innamorare della musica sono I Nomadi, sotto influenza di mio padre. A 6/7 anni andavo sempre in giro con lettore CD, cuffiette e disco dei Nomadi dentro. Credo che la “svolta” pratica che mi ha permesso in seguito di suonare e scrivere sia stata iscrivermi alla scuola media della mia zona di Milano, la scuola di quartiere per intenderci, che era ed è ancora ad indirizzo musicale. Scelsi chitarra. Dico che fu la svolta perché mi fece vivere la musica non solo come attività didattica ma anche come dimensione collettiva: una volta approdati in seconda media, si entrava a far parte dell’orchestra della scuola. Ci siamo tolti parecchie soddisfazioni, tengo uno spazio speciale nel mio cuore per questi ricordi. Per quanto riguarda la poesia, nella mia vita è venuta dopo la forma canzone, proprio a livello cronologico, e credo sia diventata importante per me perchè ho sempre avuto una predilezione di gusto per le canzoni cantautorali.

Ci sono artisti della scena musicale italiana o internazionale da cui trai ispirazione o che credi abbiano influenzato il tuo modo di fare musica?

Sicuramente molto più della scena italiana che non quella internazionale, su cui ti devo confessare, sono abbastanza ignorante e presto o tardi dovrò porre rimedio a queste mie lacune. Apprezzo quasi tutta la musica cantautorale italiana, ma i tre artisti su cui mi sono formato sia come ascoltatore che come scrittore/cantante sono sicuramente Francesco Guccini, Fabrizio De Andrè e Giorgio Gaber (citati in ordine di scoperta). Li ho proprio studiati, quasi dalla A alla Z. Ciascuno di loro possiede delle peculiarità che mi hanno fatto innamorare e da più piccolo avevo la tentazione di imitarli in qualche modo, per imparare da loro. Aggiungo a questi anche Franco Battiato che, anche se non l’ho approfondito come gli altri, credo sia in qualche maniera il più geniale. Attualmente sono un po’ a corto di figure d’ispirazione, anche se guardo con discreto  interesse al mondo della trap. Un’artista contemporanea che sto ascoltando molto è Madame.  

Arriviamo a “Guardo l’Universo” il tuo nuovo bellissimo brano uscito il 16 aprile.  Ascoltando il brano si nota la tua abilità nell’uso delle parole e della chitarra ma che comunque non disdegni di affacciarti ad uno stile un pò più moderno rispetto alla classica canzone d’autore italiana. Ci racconti come è nato questo pezzo e vuoi raccontare di cosa parla a chi ancora non ha avuto i piacere di ascoltarlo?

Devo dirti che venendo da quella tradizione, il mio intento è proprio quello di attualizzare il tipo di musica che amo. Il pezzo è nato poco più di un anno fa. Ero sul tram e di botto mi viene in mente l’ispirazione. Uno di quei momenti in cui ti parte una melodia in testa che ti piace, che sarebbe un peccato dimenticare. Allora apro le note del telefono e comincio a scrivere il testo. Scritta una strofa me la canticchio più e più volte in mente per rafforzare la memoria, e poi via con un’altra strofa, e di nuovo canticchio e così via. Il tutto è durato si e no un 5/10 minuti. La mia corsa sul tram termina e mi aspetta un impegno. Per fortuna una volta tornato a casa ricordavo tutto, mi sono attaccato al pianoforte, poi alla chitarra e missione compiuta! 

La canzone direi che è un po’ la messa in scena di un modo che ho avuto e che probabilmente ho ancora di affrontare i problemi: chiudermi in me stesso, fumare e mandare in loop tutta una serie di pensieri razionali e non, fino a moltiplicarmi in più interlocutori. Una tensione intrapersonale che per fortuna quasi sempre ha avuto una risoluzione. Non esorto nessuno a fare come me, è di gran lunga molto meglio aprirsi con chi ti sta vicino e parlare dei propri problemi, piuttosto che farsi una marea di pippe mentali. Molto più utile e molto più sano. 

La canzone ha anche un bel videoclip per la Regia di Angelo Capozzi (Assistente Vincenzo Alecci) e che lasceremo in visione a fine intervista ai nostri lettori. Il video riprende il senso della canzone, infatti sono presenti più “te”. Come è stato girare un video del genere? Hai preso parte alla scrittura e la scelta della sceneggiatura?

Girare il videoclip è stata davvero un’esperienza molto bella, anche perchè è stata la mia prima volta. Abbiamo costruito il set nella sala di casa mia, il luogo giusto per ambientare quel processo interno di cui ho detto prima. Nel girare assiduamente siamo entrati nella dimensione di non senso che il video trasmette, è stato proprio forte. La scrittura del video è stato un lavoro a più mani: siamo partiti dall’idea di Angelo, che si è confrontato con il team di Clovethree e successivamente con me. L’idea mi è piaciuta fin da subito, mi ha suggerito degli spunti che abbiamo inserito nel video. C’è stata un’intenzione collettiva molto chiara e condivisa.

Come hai vissuto musicalmente il periodo del lockdown (a cui hai anche dedicato una canzone tra l’altro)?

Musicalmente direi molto bene, con il senno di poi. Nel mentre non me ne accorgevo, ma questo periodo di lockdown è stato particolarmente fecondo: innanzitutto perchè ero in ballo con il pezzo, poi è proprio in questo periodo che ho cominciato lo studio della scrittura di poesie in metro (sonetti, ottenari etc) grazie all’aiuto di Jacopo Sarno, producer di “Guardo l’universo”, che mi ha seguito in un processo di crescita che va oltre la mera musica. Questo studio mi ha aiutato tanto nel diventare più accorto e prolifico anche nella scrittura di testi destinati a diventare poi delle canzoni. In ultima ho deciso di riprendere lo studio della chitarra classica, che mi sta fornendo nuove idee per arrangiare e fare musica. Visto l’assist che mi fai, prendo l’occasione per dire a chi ci legge di andare ad ascoltarsi anche “Voglio il lockdown” (titolo ironico).

Hai già in mente qualcosa per il futuro? Nuove pubblicazioni, album…

Ho davvero tante canzoni finite, pronte per essere arrangiate. Per il momento voglio prendermi il lusso di stare a vedere come andrà “Guardo l’universo” e in base a quello che mi porterà il mio prossimo periodo di vita, scegliere, e scegliere con calma anche con il parere delle persone di cui mi fido di più musicalmente.

Come sempre lasciamo l’ultimo spazio al nostro ospite. Puoi lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!

Non sono assolutamente nessuno per lanciare messaggi, purtroppo o per fortuna. Vorrei pormi la domanda:-Sei felice dell’uscita di “Guardo l’universo?- e mi rispondo: sì, davvero tanto. 

Con questo soliloquio terminerei. Matteo ti ringrazio molto dello spazio che mi hai concesso, auguro un buon ascolto ai nostri lettori!

VI LASCIAMO AI SUOI CONTATTI PER CONTINUARE A SEGUIRLO, SOSTENERLO ED ASCOLTARLO…E AL VIDEOCLIP DI “GUARDO L’UNIVERSO”

ASCOLTA IL BRANO: https://open.spotify.com/track/1STs6sSzBlqLIj8xq32lCS

Canale youtube: https://www.youtube.com/channel/UC2sdeT8TSD-Z02mHX0vTbLg

Instagram: https://www.instagram.com/fazio_d_autore/

Spotify: https://open.spotify.com/artist/37p44qyRY78XSeS2BlrpI5 

CREDITI DEL BRANO:

Parole e musica di Federico Fazio

Prod. Jacopo Sarno Da OkToPush 4Artist in licenza Cloverthree Music

Distribuito da Believe SAS

Regia di Angelo Capozzi Assistente Vincenzo Alecci