Esteban è un musicista che porta dentro di se “tre culture differenti”. Attivo dal 2017, il suo ultimo singolo è “Bandierine Tibetane” Andiamo ad intervistarlo…
Ciao Esteban e benvenuto sul nostro blog per questa intervista! E’ stato molto interessante leggere la tua biografia. Cito testualmente “porto tre culture differenti, tutte e tre nel mio nome”. Infatti il tuo nome completo è Esteban Ganesh Dell’Orto. Quanto influsce e se influisce questa varietà culturale nel tuo modo di fare musica?
Grazie a voi per questa opportunità e soprattutto del benvenuto. Sì, assolutamente, queste diverse e lontane culture che porto dentro influenzano tutti gli aspetti della mia vita soprattutto quello artistico.
Nel concreto, nei miei testi a volte uso parole in castellano, oppure faccio una ricerca insieme ai miei produttori di strumenti orientali come il sitar o i tabla. Sono contento di poter far entrare un po’ delle mie origini nei miei testi e far trapelare gli stessi aspetti anche nella mia personalità.
Hai iniziato a scrivere musica nel 2017, il tuo primo progetto è partito con il nome “Nesh Official”. Hai un ricordo in particolare di quei primi periodi o di una delle prime cose che hai scritto?
Nesh è l’abbreviazione di Ganesh, divinità indù con la testa d’elefante.
Sfruttavo la musica unicamente come canale di sfogo. Ciò che provavo a fare si rifaceva alla cultura hiphop e boombap americana, con le dovute accortezza del caso, sfruttavo le rime come veicolo della mia rabbia, permettendole di venir fuori nel modo più sano, e meno distruttivo possibile.
Non ho investito sul quel progetto perché aveva la sola finalità di farmi sentire meglio, non riuscivo a vedermi artista o cantante ma questo vale ancora oggi. Penso che chi abbia il diritto di avere questo appellativo, e sono in pochi, debba sentirselo dire dagli altri e non da se stesso.
Di quel momento della mia vita conservo le cose che ho imparato sperimentando, conoscendo le sale di registrazione, i microfoni e le prime persone nel mondo della musica.
Arriviamo al tuo ultimo singolo: “Bandierine Tibetante”. Vuoi raccontarci come è nata e di cosa parla? Già il titolo è molto interessante…
Questo è un po’ il mio lato orientale che emerge e viene fuori… il tibet è nella mia canzone metafora di quella realtà metafisica che vorrei raggiungere per stare bene. L’insieme di riflessioni sulla vita e sul modo di vivere che inseguo, oltre a essere un luogo geografico straordinario.
L’ho scritta a marzo, quando era impossibile viaggiare e quindi per rimediare ho provato a farlo ugualmente, con la mente e con i ricordi di viaggi passati in india
Come hai passato musicalmente il lockdown?
Sinceramente molto spaventato.. per fortuna avevo la mia chitarra a farmi compagnia. Questa canzone e molte altre sono il frutto di quelle giornate di reclusione. Giornate davvero strane, da una parte la primavera che sbocciava in fiore fra raggi di sole e canti dei merli, dall’altra le sirene delle ambulanze che
tagliavano il silenzio delle città.
Ci sono artisti che reputi una ispirazione per la tua musica?
Assolutamente. In generale il cantautorato italiano preso in blocco, con picchi di De Andrè e Lucio Dalla, ma anche suoni e realtà più recenti. Edoardo D’erme (calcutta) mi ha insegnato attraverso i suoi testi che la semplicità non è sinonimo di facilità; è molto più facile scrivere una frase complessa e non capirla che
una semplice ma immediata e che arrivi dritta al punto di quello che vuole trasmetterti. Alessandro Mannarino invece è maestra di racconti che vanno aldilà della famosa siepe che Leopardi vedeva ogni
giorno, quella che viene vinta dall’immaginazione e dalla curiosità di conoscere e conoscersi. Sono un affezionato dell’introspezione, indago costantemente… un po’ come Battiato e i suoi testi
metafisici…
In questo periodo stai scrivendo ancora? Hai qualche progetto per il futuro?
Sto scrivendo, ma meno del solito. mi sto concentrando di più sulla tecnica, imparare bene lo strumento è vitale. Voce e chitarra devono crescere insieme, oltre che alla qualità di scrittura ovviamente. Devo ancora trovare la mia strada, ma qualche idea c’è l’ho. Pubblicare il mio primo EP sarà il primo, spero, di
tanti piccoli traguardi.
Come sempre lasciamo l’ultimo spazio libero. Puoi lanciare il tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!
Mi congedo con una piccola riflessione sulla musica in generale: la figura del musicista è mutata negli ultimi dieci anni con l’avvento dei socialnetwork. Perciò la presenza degli artisti nella vita quotidiana è necessaria e costante.. forse un po’ troppo. Noi musicisti non dobbiamo pero perdere l’autenticità del nostro “dovere” in quanto trasformatori di emozioni e sentimenti in parole e note. meno visibilità tanto per, e più contenuto.
Spero la musica torni sulla via che aveva un tempo fatta di concerti, emozioni e vitalità.
Namaste,
Esteban
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