Benvenuto Danvi! Siamo entusiasti di parlare del tuo nuovo singolo “Luce” e del tuo progetto solista. Cominciamo con alcune domande su di te e sulla tua musica. “Luce”, come detto, è il tuo primo singolo originale come Danvi. Puoi raccontarci di più sul processo creativo di questo brano e su cosa ti ha ispirato a scriverlo?
Ciao, grazie a voi!
Esatto, “Luce” apre il mio percorso come Danvi, ma in realtà è un brano che ha radici più lontane, infatti la sua scrittura risale al 2018 almeno.
Al tempo il titolo era “Lost in Paradise” ed era una ballad rock in inglese che ho rilasciato in un EP autoprodotto “About Love”, addirittura dovrebbe essere ancora reperibile online!
Con il passare degli anni ho voluto, e sentito la necessità, di raccontare questa storia “d’amore” in italiano e in una veste più intima; dico “d’amore” perchè il brano narra di due persone e del loro allontanamento per trovare sè stessi ed il proprio io, per cui potrei definirla più una canzone “d’amor proprio” piuttosto che d’amore.
Credo che spesso temiamo di abbandonare, sia in amore che in altre situazioni della vita, quello che di certo abbiamo oggi, ma talvolta saper lasciare andare ciò che ci costringe e ci impedisce di essere noi può rivelarsi incredibilmente curativo e positivo per ognuno di noi.
Nonostante il titolo sia “Luce” l’immagine di copertina ti mostra in bianco e nero. Ci spieghi questa contrapposizione?
Onestamente non ho fatto particolari ragionamenti sulla copertina, è stato tutto piuttosto istintivo, il che non significa casuale ovviamente.
Spesso, anche nella scrittura di un pezzo, non c’è un ragionamento costruito a tavolino ma lascio andare il mio bisgono di dire qualcosa, e come per magia tutto acquisisce un senso, è stato così anche per “Luce” ovviamente.
Se dovessi analizzare la copertina direi che la mia figura, e ciò che mi circonda, descrive in modo ottimale la situazione sentimentale e psicologica descritta nel brano, quindi mi ritrovo a vagare nell’ombra senza una meta certa, con mille perplessità ed incosciente riguardo al mio io. Si erge invece, in totale contrasto, la scritta “Luce”, quasi ad illuminare la via.
Penso che la luce assuma un particolare significato quando rappresenta una via di fuga dall’ombra, una speranza, una direzione. Per questo il contrasto tra il nero ed il bianco, tra l’ombra e la luce, è così significativo.
Una luce in un mondo ben illuminato perderebbe ogni significato ed importanza.
In passato hai pubblicato cover e reinterpretazioni su YouTube. Ora che ti stai dedicando al tuo progetto solista, come hai trovato il passaggio dalla reinterpretazione di brani famosi alla creazione dei tuoi pezzi originali? Quali sfide hai affrontato lungo il percorso?
Beh in realtà ho sempre dedicato il mio tempo sia alla reinterpretazione di brani di altri artisti che alla composizione di brani inediti.
Da quando sono bambino ho costantemente fatto parte di band, sia rock che metal, con le quali ho sempre scritto testi, per lo più in inglese, e melodie, per cui mi sono sempre trovato in una “zona di comfort”.
Sicuramente scrivere brani originali è molto stimolante, ti permette di dire ciò che vuoi nel modo in cui desideri, ed è una cosa che forse accade sono nell’ambito artistico; d’altro canto cantare brani di altri artisti ti mette alla prova con situazioni che possono andare in direzioni differenti rispetto alla propria, e per me questo è molto interessante.
Ho sempre desiderato avere una tecnica tale da potere cantare tanti generi musicali, ho studiato anche canto lirico per qualche anno, ed immedesimarsi in brani e generi differenti è un fantastico esercizio ed una sfida che mi affascina da sempre; la prima cover che ho pubblicato su YuoTube nel 2023 è stata “Jawbraker” dei Judas Priest, band fondatrice dell’heavy metal, la seconda è stata “Brividi” di Mahmood e Blanco, direi due mondo ben separati!

Oltre a “Luce”, hai anche pubblicato una reinterpretazione de “I Giardini di Marzo” di Lucio Battisti. Ci puoi raccontare come hai deciso di rendere omaggio a questa iconica canzone italiana? Quali sono state le sfide nel reinterpretare un brano così noto?
La scelta de “I Giardini di Marzo” è stata dettata dalla mia volontà di affiancare a “Luce” un brano importante della musica italiana che potesse dare importanza all’intera uscita.
Qualche mese prima il mio collaboratore/produttore, ed ottimo musicista, Davide Castro, in arte Keydave, aveva riarrangiato il brano del duo Battisti/Mogol per un altro progetto ma ascoltandolo ho subito realizzato che sembrava scritto apposta per me!
A quel punto lo abbiamo registrato in brevissimo tempo, chiaramente sapevo già a memoria ogni virgola del pezzo, anche a causa di mia mamma che è sempre stata una grande fan di Lucio, e secondo me è stata una scelta vincente.
Ovviamente rendere omaggio ad un capolavoro del genere è sempre complicato e pericoloso, soprattuto sconvolgendone l’arrangiamento e l’interpretazione ma, a prescindere dal gusto, penso che ogni omaggio, in quanto tale, sia degno di nota.
Puoi darci un’anteprima di cosa possiamo aspettarci dalle tue prossime canzoni inedite?
Il prossimo brano inedito sarà sempre in italiano e probailmente avrà delle sonorità ancora più “ambientali” rispetto a “Luce”, in futuro invece potranno uscire sia pezzi in italiano che in inglese, magari anche abbracciando sonorità un po’ più rock e heavy, sempre in una chiave più moderna.
Sto considerando di uscire sempre con singoli piuttosto che con un album, in modo da potere vivere ogni canzone come un’entità unica, potendo svariare sia fra diversi generi che tra l’italiano e l’inglese.
Come sempre lasciamo l’ultimo spazio dell’intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!
Infine voglio cogliere l’occasione per ringraziarvi del tempo e dello spazio che mi avete concesso, augurandovi di risentirci al più presto per le prossime uscite!
Ciao a tutti!
Danvi

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