Benvenuto Cutro su Fuori la Scatola per questa nuova intervista. “Vinili di liquirizia” ha un’atmosfera estiva e spensierata, nonostante sia nata in una giornata piovosa e triste. Come sei riuscito a trasformare quella malinconia in un brano così solare?
Caratterialmente sono una persona molto solare, e cerco sempre di vedere e tirare fuori il lato positivo anche nelle situazioni più tristi. Questo è quello che ho cercato di fare anche con Vinili di Liquirizia.
Il titolo “Vinili di liquirizia” è molto originale e suggestivo. Puoi raccontarci di più su come è nata questa metafora e cosa rappresenta per te?
Il titolo è nato durante una serata tra amici, un po’ per caso. Fin da bambino ho sempre avuto una fantasia molto sviluppata, e mi piace fantasticare e creare accoppiate di oggetti che funzionano, ma che non c’entrano niente tra di loro. In particolare per quanto riguarda “Vinili di Liquirizia”mi piace pensare che si possano consumare le canzoni, i vinili, i ricordi, come rotelle di liquirizia, che sono oltretutto visivamente simili ai vinili. E tutto questo mi sa di estate.
Nel testo parli di amori estivi che finiscono prima ancora di iniziare, ma che rimangono per sempre nei ricordi. Hai qualche esperienza personale che ti ha ispirato a scrivere questa canzone?
Sì, ma non si tratta di un’esperienza recente. Ricordo in particolare le tante estati passate nei villaggi turistici, le amicizie che si sono perse nel tempo e qualche innamoramento. Sono queste le esperienze che mi hanno aiutato a tirare fuori il testo di questa canzone.

L’arrangiamento del brano crea un’energia leggera e coinvolgente. Quali sono stati i tuoi riferimenti musicali per la strumentazione e l’arrangiamento di “Vinili di liquirizia”?
Per questa canzone volevo a tutti i costi l’ukulele e il mandolino, mi ero fissato, avrei voluto creare una canzone da poter strimpellare in spiaggia intorno a un falò. Anche se non c’entra nulla “Somewhere over the Rainbow” mi ha un po’ portato su questa strada.
La tua interpretazione vocale è molto sentita e riesce a trasmettere sia gioia che malinconia. Come ti prepari a livello emotivo per registrare una performance così intensa?
In realtà soffro molto di blocchi emotivi. Quando canto cerco di non pensare a come gestire le emozioni, canto così come viene. Un piccolo rito scaramantico però ce l’ho: ogni volta che vado in studio a produrre non devono mai mancare i ferri di cavallo al cioccolato. Sono il mio portafortuna!
Lasciamo l’ ultimo spazio dell’ intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!
Tutte le vostre domande hanno centrato i punti più importanti e vi ringrazio per questo. Un messaggio lo vorrei mandare: non abbiate paure di vivere esperienze diverse, belle o brutte che siano, perché ti lasciano dei segni importanti e ti fanno “vivere” nel vero senso della parola.
Grazie ancora!
Ciao a tutti gli amici di Fuori La Scatola!

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