Benvenuto Benevento su Fuori La Scatola per questa nuova intervista! “Facciamo festa” è un brano che emana un’energia rock travolgente e un senso di ribellione. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa canzone e qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere?
Ciao ragazzi!! Grazie a voi per lo spazio e complimenti per quello che state portando avanti.
Questa canzone nasce da un conflitto che avevo nelle mie ultime due relazioni, da una parte c’era il non essere accettato per quello che ero, per quello che lei volesse che io fossi, un classico dei rapporti odierni!
dall’altra parte quello squilibrio che inizialmente sembra bello, una roba che non ne puoi fare a meno (amore tossico) che per poco tempo va bene , quando invece diventa a lungo termine, tende a logorare sia te che il rapporto stesso.
Nel testo, ci sono riferimenti sia alla cultura pop contemporanea, come “La Casa di Carta,” sia agli anni ’80 con i Mötley Crüe. Qual è il tuo rapporto con questi due mondi e in che modo influenzano il tuo stile musicale?
La casa di carta è un riferimento ad una ribellione al mondo attuale, poi il riferimento al “facciamo sesso con tokio”, è come fare sesso con la totale perdizione, per dimenticarti tutto ciò che ti dà pensiero, quindi come diceva lei nella serie, in un momento delicato quando era con rio “facciamo festa” un delirio quasi nervoso, ma che al momento ti scarica da tutto.
I motley crue invece li ho citati perché erano la trasgressione fatta persona, specialmente nikky sixx, il bassista,È un lato che spesso tendo a reprimere, ma quando si fà festa è giusto tirarlo fuori, è come se mangiassi una fonzies senza leccarti le dita.
Nel brano accenni a temi come l’alienazione e il rifiuto delle convenzioni sociali. Quanto di questa ribellione è parte di te e della tua vita quotidiana, e quanto è un elemento stilistico usato per creare un’identità musicale?
È un tema molto autobiografico, dato che spesso mi hanno messo alle strette, puntando il dito sul perché non avessi una famiglia a questa età, oppure un posto fisso lavorativamente parlando.
Tutto figlio di un retaggio culturale che non fa parte del mio modo di vivere.
La mia identità musicale, ma più che altro da scrittore rimane sempre molto diretta, sia che racconti della mia vita, sia che racconti delle cose che riguardano altro.
Mi definirei forse uno degli ultimi romantici che nella musica rock, ritrova la strada e la risoluzione a qualsiasi problema.
Il verso “venti gocce di Lexotan” offre un’immagine forte di conflitto interiore. Quanto c’è di autobiografico nella tua musica e quanto invece è frutto di osservazione o immaginazione?
Come dicevo prima il testo racconta di eventi realmente accaduti, qualcosa è stato enfatizzato, come le gocce di Lexotan, Era più un modo per dire… Della serie: “Invece di inveire contro di me, calmati con 20 gocce di Lexotan” , un po’ come quando dico, “madame, che trovi uomini anche su Shazam” È sempre un modo ironico per dire, se non ti sto bene, non farai difficoltà a trovare qualcun’altro
Lasciamo l’ ultimo spazio dell’ intervista al nostro ospite. Puoi ora lanciare un tuo messaggio o rispondere alla domanda che avresti voluto ma non ti è stata fatta!
Voglio solo dire a tutti coloro che ascoltano realmente musica underground, di continuare a farlo.
Ragazzi!! rendiamo vivo questo mondo!È vero! C’è chi si piega alle Major, io stesso lo stavo per fare, ma dopo si spesso tendiamo a perdere la nostra identità musicale e questo ad oggi per me ha un valore inestimabile.
Infatti colgo l’occasione per ringraziarvi di cuore, perché avete acconsentito a recensire il mio brano, nella speranza che vi sia piaciuto.
Grazie ancora.
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