I Gate66 ci raccontano il loro nuovo singolo, tra dance e pop anni Ottanta: “Eva”

Fuori dal 27 marzo “Eva”, il nuovo singolo dei Gate66 che non si fermano mai. Un brano che si muove tra dance e pop anni ’80 e rispetto ai precedenti qui c’è una vena in più di sensualità. “Eva” ha quel suo stile che lascia spazio all’interpretazione dell’ascoltatore. Può essere una storia d’amore che ci tormenta o una situazione da cui siamo attirati nonostante non sia salutare per noi.

Li abbiamo intervistati.

“Eva” è il vostro nuovo singolo: come nasce questo brano e qual è stata la scintilla iniziale che vi ha ispirati?

Volevamo fare un pezzo sullo stile di Eye in The Sky di The Alan Parson Project ma cercando un rimando a certe atmosfere più anni 70. E’ rimasto solo l’impatto ritmico e un certo approccio al giro di basso. Ma l’atmosfera un pò cupa la si sente palpabile e persistente: diciamo che siamo rimasti ai confini fine 70 primi 80, che era un periodo piuttosto tetro poi riassorbito dal “riflusso” della seconda parte degli anni 80. Almeno stando a quello che abbiamo studiato a scuola. A destra iniziavano a godere a sinistra un pò meno. Poi sembra abbiano smesso di godere tutti    

Nel testo lasciate molto spazio all’interpretazione dell’ascoltatore. Qual è il significato più profondo di “Eva” per voi?

Qui si cammina sui cartoni delle uova: facciamo che, come dice Bruno J, si tratta di un inno alla donna e sicuramente lo è, magari di un certo tipo di donna che forse non “quaglia” molto con certe correnti di pensiero molto in voga adesso. Una donna bianca, vestita elegantemente e senza tatuaggi ma non certo priva d’indipendenza ed intelligenza. Sicuramente è un tipo di pensiero che diventerà in voga dal 2040 in poi, ma solo dopo grandi turbolenze. Del resto i tatuaggi già ora sono utilizzati dalle forze dell’ordine per una migliore identificazione dei soggetti. Dal 2035 diventeranno una sorta di QR code

Vi definite “post umani transfughi del 2096”. Quanto influisce questa narrazione sul vostro modo di fare musica?

Post umani perché abbiamo impiantati aggeggi sul corpo collegati a macchine esterne che ci consentono di gestire taluni parametri vitali che nel 2096 è essenziale visto il livello d’inquinamento. In certi casi hanno invece una portata minima, tipo l’orecchino di Bruno J che, apparentemente è un orecchino ma dentro contiene un meccanismo che ogni 12 ore gli rilascia dei nanodroidi che nel 2096 gli consentivano di lavorare 23 ore al giorno senza dormire. Con il salto indietro nel tempo il meccanismo si è un pò deteriorato e ora riesce a fare solo h.10.00 consecutive, non un minuto di più 

Se aveste potuto scegliere, sareste finiti direttamente negli anni ‘80 invece che nei 2020? 

Alla grande: tutta colpa di quel cialtrone di Bruno J, bravissimo a riparare corpi bio meccanici, ma molto meno a calcolare partenze, arrivi, salti temporali e tragitti Rimini Bologna oppure Rimini Milano. Poi negli 80 c’era molto meno tecnologia: si era fuggiti non solo per problemi legali ma anche assaporare il bel modo di vivere del tempo che fu.

Come vedete le differenze tra questi due periodi dal punto di vista musicale?

Nel 2096 per creare puoi solo usare un prompt (input descrittivo che serve a creare il brano) e per il resto te la giochi solo dal vivo. I boto non amano la creatività umana ma solo la verve che mostrano gli umani nell’esecuzione dei brani.

Se “Eva” fosse la colonna sonora di un film, quale sarebbe?

“Sposerò Simon Le Bon”, commediola bistrattata degli anni 80 che all’epoca fu un gigantesco flop per una serie di ragioni tra le quali l’essere stata scritta dalla figlia di un giornalista ed interpretata da figli d’arte, cosa che fece non poco incazzare chi l’andò a vedere nella speranza di vedere almeno l’ombra dei Duran Duran oppure sentire una sensazione di accordo dei brani del noto gruppo. Ora sembra essere stata oggetto di rivalutazione in quanto è la fotografia di un certo tipo di gioventù (i c.d. paninari) in voga in quegli anni. 

Avete pubblicato diversi singoli in poco tempo. State lavorando a un album o continuerete con questa formula?

In realtà di singoli inediti ne abbiamo buttati fuori solo 6 contando questo appena uscito più tre remix che non comportano tutto lo sbattimento che c’è dietro un brano originale (cosa non sempre vera). Con sei singoli se fai un album la gente potrebbe storcere il naso. Si è pensato di arrivare almeno a 8 poi si vedrà