I Creepy Smiley Face tornano sulle scene con “Mirrors & Mazes”, un singolo che esplora temi profondi e universali come la lotta contro il proprio io interiore. La canzone affronta il cambiamento, spesso indesiderato, e il senso di smarrimento che ne deriva, raccontando un viaggio emotivo attraverso specchi e labirinti metaforici.
Il brano si ispira a una storia reale: un amico della band che ha affrontato un periodo buio della propria vita, lottando contro demoni interiori che lo hanno portato a perdere la propria identità e a non riconoscere più nemmeno le persone a lui care. Questo tema universale trova forma in un testo ricco di immagini potenti, come il labirinto che rappresenta la mente e lo specchio che riflette un’immagine distorta di sé.
Dal punto di vista musicale, “Mirrors & Mazes” unisce le caratteristiche distintive della band: chitarre incisive, una sezione ritmica potente e una voce che trasmette tutta l’intensità delle emozioni raccontate.
La band, composta da Simone Billi (voce), Maicol Silvestri (chitarra), Simone Persici (chitarra) e Alessandro Massinelli (batteria e cori), conferma ancora una volta il proprio impegno nel trattare tematiche profonde e personali, rendendole accessibili attraverso una narrazione musicale d’impatto. “Un labirinto che mente o una mente come labirinto” è una delle frasi più incisive del brano, sintetizzando perfettamente il concetto di un io che si perde nei meandri della propria complessità.
“Mirrors & Mazes” si colloca in un percorso artistico iniziato nel 2017, quando i Creepy Smiley Face si sono formati unendo la passione per il rock e il desiderio di esprimersi attraverso la musica. Dopo successi come “Harakiri” e “Cielo D’Autunno”, il nuovo singolo rappresenta una conferma della maturità artistica della band e un ulteriore passo avanti nel loro viaggio musicale.
Ciao, come nasce “Mirrors & Mazes”?
Mirrors & Mazes nasce, come tutti i nostri brani, dall’intreccio di svariate idee, riff e melodie che, accostate alle parole del testo, cercano di raccontare una storia.
Quanto del vostro vissuto personale si riflette nel testo?
Direi molto proprio perché parla di storia di vita vissuta, anche se non da noi. Un amico che si è “perso” nella propria mente, costretto ad affrontare i propri demoni e un ulteriore “io” che cerca costantemente di prendere il sopravvento. Fa paura quando ci si guarda allo specchio e non ci si riconosce.
Come avete sviluppato il sound del brano?
Siamo partiti proprio dalla melodia iniziale di pianoforte, che con la sua malinconia calzava a pennello con l’idea del testo. In seguito abbiamo accostato svariate idee di riff di chitarra e pattern di batteria, cercando di dare una dinamica che seguisse le parole e il “mood” del testo.
Qual è il ricordo più bello legato alla creazione del brano?
Ogni volta che aggiungevamo o aggiustavamo una parte del brano, alla fine della sessione riascoltavamo il lavoro fatto. Era bello ascoltare come tutto calzasse a pennello e come piano piano l’idea stesse prendendo forma.
Qual è la vostra più grande ambizione musicale?
La nostra più grande ambizione è più o meno quella di tutti, credo: avere la possibilità di portare il nostro lavoro, la nostra musica sopra palchi sempre più grandi e importanti, dove alle persone interessa davvero ascoltare ciò che hai da dire o trasmettere.