Fuori dal 31 ottobre “Prime Luci”, il primo album di Gulino anticipato dai singoli “45 Volte” e “C’era una volta”. Nove tracce che raccontano la crescita del protagonista mentre affronta la vita prima con l’ingenuità di un ragazzo e poi la maturità di un uomo. Gulino scrive piccole poesie. Ogni brano è un piccolo cortometraggio di un pezzo di storia, della sua storia.
“Prime Luci” rappresenta i 7 anni trascorsi in cui un ragazzo è diventato uomo. Le sue canzoni affrontano temi come la mancanza di una persona cara, la paura di dimenticare, le relazioni e le maschere che indossiamo.
“Prime Luci” è il tuo primo album. Che significato ha per te pubblicare questo progetto e perché hai scelto proprio questo titolo?
Questo album ha un significato unico per diversi motivi, non solo perché è il primo.
Racchiude tutto quello che ho vissuto e costruito in questi 7 anni, poterlo condividere con le persone mi fa sentire fortunato.
Il titolo è un ricordo del mio passato ma allo stesso tempo è un buon auspicio verso il futuro, sono le “Prime Luci” di questo nuovo percorso.
Il titolo dell’album, “Prime Luci”, è anche il titolo di una raccolta di poesie di tuo nonno. Quanto ha influenzato la sua figura nel tuo percorso artistico e nella tua scrittura?
Io ho conosciuto mio nonno proprio tramite le sue poesie, e grazie proprio a quelle poesie ho iniziato a scrivere, innamorarmi dell’arte e prendere la vita in un modo diverso.
Alla mia famiglia devo tutto.
Ogni traccia dell’album racconta una parte di te e della tua storia. Qual è stata la traccia più difficile da scrivere e perché?
Risposta banale ma ammetto che è difficile sceglierne una. Penso che la più difficile è stata 23:55, una canzone che parla di un momento molto delicato e dove più giù di così non si poteva andare.
È stato difficile scriverla perché è stato come “accettare” quello che stava succedendo.
“Circo colorato” affronta il tema dell’incoerenza delle persone e delle maschere che indossiamo. C’è un evento specifico o una riflessione personale che ha ispirato questo brano?
Più che un momento è stato l’insieme delle situazioni, guardandosi intorno e confrontandosi con la gente, ho visto come l’essere umano arriva a nascondersi più che rivelarsi. Questo argomento mi ha sempre colpito molto e dedicargli una canzone era d’obbligo.
“45 Volte” e “C’era una volta” sono i singoli che hanno anticipato l’album. Come pensi che queste canzoni preparino l’ascoltatore a ciò che troverà in “Prime Luci”?
Sono due canzoni che parlano di due argomenti molti diversi. Tutte e due però hanno una cosa che le accomuna, voler urlare e dichiarare qualcosa.
L’album in se è un urlo alla vita.
Hai collaborato con Annachiara “Enni” Zincone nella produzione. Come ha influito questa collaborazione nel dare forma all’album?
Annachiara mi ha aiutato molto nel crescere come artista, sia vocalmente che nella musica.
Ha dato un colore unico a tutte le canzoni di “Prime Luci”, mi sento fortunato ad aver avuto questa possibilità.
Guardando al futuro, cosa immagini per il tuo percorso musicale e cosa speri di raggiungere con il tuo prossimo progetto?
Più che immaginare è sperare, come ho sempre detto questo è solo l’inizio e ammetto che non avrei mai pensato che sarebbe stato così bello.
Sto scrivendo tanto in quest’ultimo periodo, e spero che molte di queste canzoni facciano parte del prossimo progetto.
Vorrei che non fosse più solo un urlo verso il mondo.