Ci sono artisti che raccontano storie, e poi ci sono artisti che le storie le fanno vivere sulla pelle. Goliardo appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Con “Angelo”, il suo quarto singolo in uscita sotto l’etichetta BruTaLabel, il cantautore napoletano classe 2003 si spinge ancora più in profondità nella sua ricerca espressiva, firmando un brano che si distingue per la sua intensità emotiva e il suo approccio narrativo spietatamente sincero. Se nelle sue precedenti produzioni aveva già dato prova della sua capacità di cogliere i dettagli più nascosti della realtà e trasformarli in immagini musicali vivide, con “Angelo” Goliardo raggiunge un nuovo livello di coinvolgimento e impatto.
La canzone richiama per atmosfere e scrittura il cantautorato più crudo e disincantato, evocando suggestioni che rimandano a “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano. La ripetizione ossessiva del nome Angelo diventa un espediente narrativo potentissimo, un refrain che non si limita a incorniciare il racconto ma lo trasforma in una sorta di invocazione, di battito costante che accompagna l’ascoltatore attraverso ogni fotogramma della storia. L’arrangiamento essenziale, sostenuto da una chitarra quasi ostinata e da una voce imperfetta ma incredibilmente autentica, amplifica l’effetto di una narrazione che arriva dritta come un pugno allo stomaco.
Ma chi è davvero Goliardo? Quali sono le influenze che lo hanno portato a sviluppare un linguaggio tanto personale e diretto? E soprattutto, qual è il significato più profondo dietro “Angelo”? In questa intervista, cercheremo di scavare tra le pieghe della sua musica e del suo pensiero, per capire meglio il percorso di un artista che sembra avere ancora molto da raccontare.
Ciao, ci racconti come nasce il tuo nuovo singolo?
Piangendo durante una zuppa di latte ascoltando “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano.
Ci sono esperienze personali dietro la narrazione di “Angelo”?
Sì, totalmente. Angelo esiste realmente ed è una persona a me “vicina” quantomeno sulla carta. Da un bel pò ormai non più vicina realmente né umanamente, per fattori estremamente esterni.
Quali sono i tuoi sogni più grandi come artista?
Far capire la differenza tra il rappare e l’appartenere a una determinata cultura.
Vabe no questo a parte, che è un attimo fuori contesto ma quanto mai attuale per quello che vedo in giro, per me sarebbe davvero soddisfacente o appagante se, un giorno, sicuramente ancora lontanissimo e non so se mai arrivabile, io possa qualcosa per le reali problematiche che ci affliggono, e sto parlando di discriminazioni, di povertà, di sfruttamento, di guerre, di manipolazione dell’informazione, di asticella del dibattito politico e sociale ridotta meramente a tifo. So che può sembrare molto superficiale e anche fin troppo comune fare delle affermazioni del genere, ma la differenza la si fa in ben altro che nell’interfaccia di Ableton o Logic.
Pensi di collaborare con altri musicisti?
Penso e spero di sì. In generale, anche personalmente sono per incentivare la collettività, incentivare il “far succedere qualcosa”, poco sopporto l’ormai diffusa e tediosa mitomania che c’è in ambito musicale e in qualsiasi ambito artistico in generale, anzi credo se ne parli fin troppo poco. Stiamo rilassati uagliù, tutto ciò che porta divisione e individualismo per un pò di orgoglio ed ego per me merita sempre poca attenzione.
La cultura nostrana e occidentale, soprattutto, è vittima di questa attitudine probabilmente da sempre.
Hai in programma un album dopo “Angelo”?
Può essere. Voglio fare tante cose !