“Il passeggero” è il nuovo singolo degli Zer05, quartetto marchigiano rock che affronta di petto domande epocali, con l’aiuto di sonorità energiche e molto vibranti.
Il brano è una riflessione, nel più classico “nel mezzo del cammino” sul senso della vita e su quali sono i suoi aspetti più importanti. Sullo sfondo una punta di rammarico e nostalgia per il tempo trascorso: soltanto l’esperienza può portare la piena consapevolezza.
Qual è stato il processo creativo dietro la realizzazione del singolo?
Il chitarrista ci porta un primo demo. A volte fatto semplicemente con acustica e voce e, a volte, più elaborato con l’utilizzo di batteria elettronica e sovraincisioni di chitarre, basso e voci. In questo caso siamo partiti con entrambe le versioni. Non tutti i demo però, una volta chiusi in sala prove, sopravvivono. Se non troviamo il feeling fra noi, il pezzo viene accantonato ma, in questo caso, è riuscito a sopravvivere. Il batterista ha studiato i fill ed il ritmo migliore, sezione per sezione, dall’atmosfera onirica e sospesa dell’inizio a quella più dura del finale. Il bassista ha creato la linea di basso più coerente sia per il pezzo che per la convivenza con l’altra metà della sezione ritmica. Infine, le voci. Si provano quali saranno le parti femminili e maschili e quali dovranno essere cantate insieme.
Come bilanciate elementi onirici e sonorità più dure nel singolo?
Per noi è un percorso naturale, è l’evoluzione stessa della canzone. Ascoltiamo da così tanto tempo un capolavoro assoluto come “A day in the life” tanto da averla assorbita nel DNA. La trasformazione repentina dell’atmosfera in una singola canzone ci è quindi quasi più una necessità che una semplice soluzione di scrittura.
In che modo la riflessione sul senso della vita ha influenzato il testo della canzone?
E’ stata fondamentale, è stato il motivo principale che influenzato tutto il testo. Abbiamo un’età dove è possibile fare dei primi bilanci e riuscire a capire quali sono le cose più importanti a cui tenere. Abbiamo voluto farlo e ci è sembrato fondamentale poterlo fermare nel testo di una canzone.
Come descrivereste il contributo di ciascun membro della band?
A volte pensiamo che sia magia. Ognuno di noi parte da un canovaccio grezzo sul quale utilizzare il proprio strumento. In base a cosa sente del pezzo o cosa sente suonare dagli altri in studio. Poi si va in studio. Uno alla volta. Il risultato finale lo ascoltiamo alla fine delle singole registrazioni. Ed è quando il risultato funziona che ci sembra essere magia. Tutto questo in quasi 1 anno di lavoro.
Qual è il vostro sogno più grande come band?
Creare degli standard di riferimento. Sognare è ancora gratis, no?