Giuseppe D’Alonzo apre il nuovo anno con un emozionante singolo “L’ora più dolce”.IL brano disponibile dal 10 gennaio vede la collaborazione della cantante Manuela Limina. Chitarre e voce si abbracciano e si intrecciano in questa canzone che sa di tenerezza e amore. Ad accompagnare questa dolce e delicata melodia un videoclip girato da Alfredo Tarantini e Jacopo Canali all’interno del Parco Romano di Villa Sciarra, nei dintorni del Gianicolo e nell’osservatorio di Monte Mario.
Il brano approccia il tema del divario generazionale utilizzando l’amore come strumento rappresentativo. Alla fine dell’ascolto e della visione del video si percepisce il parallelismo tra un amore maturo ed un amore saffico adolescenziale, egregiamente rappresentato dalle coreografie delle ballerine (Giorgia Leo e Martina Coderoni).

Come è nata l’idea di raccontare l’amore attraverso il confronto tra generazioni diverse?
Volevo rappresentare il confronto generazionale per una volta con dolcezza, dimenticando le etichette, generazione X, Z , boomers e riportando tutto ad un piano più umano e più pacato, come dovrebbe essere.
Il Confronto è costruttivo quando i toni sono pacati, quando si lascia da parte la rabbia a favore dell’ascolto e della comprensione.
Spero di aver dato il mio infinitesimale contributo in tale direzione.
Nel brano parli di una società che viaggia troppo velocemente. Come vivi personalmente questa tensione tra il desiderio di rallentare e il ritmo incalzante della modernità?
L’eccessiva velocità comporta necessariamente un certo livello di superficialità, secondo me sono direttamente proporzionali e questo è quello che mi angoscia, se vogliamo, in questi anni. Stiamo perdendo tutto il bagaglio culturale, artistico acquisito nei secoli e lo stiamo barattando per un po ‘ di tecnologia, solo perché l’uomo non riesce a trovare altri motori di crescita economica. Abbiamo reso questo mondo una enorme discarica. E’ difficilissimo tornare indietro, ripulire il pianeta. Questa dovrebbe essere, secondo me, la vera sfida, non andare su Marte. Io credo che sia altrettanto complesso e sfidante studiare come ripulire il globo, ripristinare le foreste perdute, e così via. Sarebbe un lavoro immenso che richiederebbe menti eccelse, ricerca, innovazione, strategia e quindi perchè no, crescita economica, posti di lavoro. Dovremmo concentrarci su questo, ma non vediamo come eroi coloro che inventano, ricercano per ripulire il pianeta, ma quelli che studiano come conquistare Marte. siamo davvero miopi. tutta la società dovrebbe cambiare paradigma e riconoscere quelli che sono i veri eroi, non quelli che ci promettono di scappare dopo aver distrutto un pianeta meraviglioso per andare a vivere sotto una campana di vetro in un pianeta del tutto ostile e brutto come pochi. che poi è anche probabilmente irrealizzabile, quando invece il nostro è un pianeta stupendo e dovremmo concentrarci sul come farci vivere le generazioni future. Credetemi ci sarebbe una immensa crescita economica se solo si riconoscesse come davvero prioritario questo aspetto, dovremmo però cambiare abitudini, porci in modo diverso nei confronti della natura e riconoscere come leader coloro che portano avanti questo progetto globale. Ma non avverrà mai, è questo che mi turba, sapere che l’umanità sa di andare incontro all’estinzione ma non se ne cura perché non la vede imminente.
Il brano è ricco di immagini delicate e poetiche. Ti sei ispirato a qualche evento personale per scrivere il testo?
No è proprio una breve storia che mi è venuta in mente mentre scrivevo la melodia.
Le location come Villa Sciarra e Monte Mario sembrano quasi specchiare delle emozioni del brano. Come le hai scelte?
Volevo qualcosa di classico che rappresentasse un amore maturo, mentre per l’amore saffico adolescenziale ho utilizzato le ballerine di ballo moderno.
Ho cercato di lavorare per contrasto, spero di esserci riuscito.
L’idea di Villa Sciarra mi è venuta osservando il bellissimo padiglione a pianta circolare denominato “Gloriette”, che ho voluto poi utilizzare come scenografia centrale del video, mi sembrava un luogo perfetto per inscenare questa breve e romantica storia.
Come è iniziata la collaborazione con Manuela Limina? È stata una scelta immediata o un’idea maturata nel tempo? Avete lavorato insieme al testo e alla melodia o vi siete concentrati su aspetti diversi del progetto?
Con Manuela ci conosciamo da tanti anni, ho sempre amato la sua voce, abbiamo già collaborato in passato su brani quali “L’uomo di Ieri” , “I was Born Yesterday” e “Free”. Ha un’ottima presenza vocale e per i vocalizzi presenti in questo brano è davvero perfetta.
Ovviamente la canzone è per una voce femminile, molto dolce, non sarebbe proprio adatta ad una interpretazione maschile, anche per via del testo.
Io mi sono concentrato su testo e melodia, lei sull’interpretazione.
Quale messaggio universale pensi che “L’ora più dolce” possa trasmettere alle diverse generazioni?
Le due figure del brano, gli amanti maturi e gli adolescenti al primo amore sembrano chiedere al mondo, con eleganza, di rallentare come ad invocare un ritorno di una umanità quasi perduta. In questo le generazioni a confronto sono inconsciamente ma sapientemente in accordo e ci lasciano immaginare la bellezza di un ritorno a toni delicati e di reciproco rispetto.