A tu per tu con Freddo: nell’intervista ci racconta del suo nuovo album “Sinestetica”

É uscito venerdì 17 novembre 2023 su tutte le piattaforme digitali il nuovo album del progetto Freddo, un disco che prova a dare una personalissima definizione a una parola che non esiste: “Sinestetica“. Freddo l’ha infatti inventata per dare una forma a quella che gli piace immaginare come “l’arte della sinestesia”. La sinestesia è tecnicamente la capacità di percepire intrecciando i sensi, un’associazione espressiva tra parole pertinenti a diverse sfere sensoriali.

Noi non potevamo che scambiare quattro chiacchiere con lui, che ci ha dedicato davvero tanto tmepo per raccontarci della sua Londra, del suo disco e dei suoi programmi per il futuro.

Da dove nasce l’esigenza di pubblicare un disco come “Sinestetica” e perchè, secondo te, proprio adesso?

Well… in questo momento storico di musica ne esce pure troppa al mondo quindi l’esigenza e’ tutta mia e spero che l’universo e il karma la prendano bene! Scherzi a parte, la necessita’ e’ duplice. Prima di tutto questo disco e’ lo specchio di una mia evoluzione, di un distacco, di un passaggio tra un prima e un dopo, e come tutti gli artisti ho quel vizio malvagio di dover condividere i fatti miei con piu’ gente possibile. Alcuni brani sono nati addirittura mentre scrivevo il mio primo album circa tre anni fa ma certi motivi (musicali e di vita) si sono chiariti col tempo, vivendo e portando avanti questo progetto “Freddo” in modo del tutto indipendente. E qui viene il secondo di motivo: il primo album “Due” e’ un lavoro molto cantautorale, personale e poco pensato, quindi volevo che questa seconda uscita fosse l’opposto: una ricerca sia sonora che testuale per poter creare qualcosa di piu universale. Ed ho scelto di fare un viaggio a ritroso per andare avanti, ho combinato strumenti acustici con elementi elettronici perche’ credo che con un sound piu’ fresh le mie parole possano aprirsi ad un pubblico piu’ ampio, e contemporaneamente ho scritto testi meta’ in italiano e meta’ in inglese perche’ e’ cosi che vivo qui a Londra e volevo far fare all’ascoltatore una passeggiata nel mio cervello. Questo mescolare tutto, tirarmi fuori diventando io stesso un osservatore e non piu’ il protagonista, ragionare su temi come la meditazione , la psicomagia, le costellazioni familiari, l’iper connessione e il rumore di fondo dei social media, poi nascondere vecchi amori dentro frasi ironiche, parlare in codice di orgasmo e sfidare il concetto di tempo fino poi a fare sessioni di registrazione come fossero rituali… ecco tutto questo e’ la fotografia del mio mondo interiore oggi: andava solo mixato e masterizzato.

Che cosa ti affascina di più, e che cosa racconta di te, il concetto di sinestesia?

La sinestesia e’ uno stato di grazia che possiamo raggiungere tutti, siamo solo troppo presi a fare cose e ottenere risultati, a seguire spesso linee tracciate da altri per noi. Nel tempo in cui mi sono dedicato a scrivere questi testi e a cercare la connessione tra ogni “diapositiva-canzone” ho attraversato un terreno impervio di ricerca personale facendomi sempre una domanda: devo vivere la vita reale o inseguire i sogni? Ho capito piano piano che basta affinare la tecnica della sinestesia e si puo’ vivere entrambe le dimensioni contemporaneamente. Quindi questo concept un po’ surrealista racconta paradossalmente del mio rigore nel cercare di creare continuamente (un po’ perche’ mi annoio facile, un po’ perche’ ho paura del tempo che passa e voglio lasciare segni) ma anche della mia estrema fragilità che nascondo cercando un codice interiore dentro questo viaggio d’arte in solitaria. Intrecciare i sensi e semplicemente abbandonarsi al sentire e’ un esercizio cui dovremmo dedicarci di piu’ ed e’ la tecnica che ho di realizzare piu’ o meno tutte le mie “visioni” artistiche sin da quando sono bambino.

In che modo la tua vita a Londra ti influenza musicalmente? E in particolare in questo tuo nuovo disco?

Bella domanda..c’e’ un presupposto da chiarire: a Londra la musica e la vita non sono vissute con il concetto di “scarsita’” che invece ho percepito spesso in Italia. Qui non c’e’ uno stagno piccolo dove tutti si dissetano e quindi bisogna sgomitare per arrivare davanti. Qui e’ tutto piu’ grande e fluido, cio’ che si perde ritornera’ sotto altra forma, nonostante il momento storico non favorevole c’e’ comunque un senso di abbondanza e possibilità’..quindi ognuno puo’ fare ed essere cio’ che vuole (nella musica e nella vita) senza paura di dover proteggere un territorio continuamente. Questa sensazione mi aiuta a mettere insieme mondi musicali diversi con liberta’, ad attingere dalla mancanza di spazio – quello si che e’ scarso e costoso a Londra! – per produrre con pochi mezzi cose spero interessanti, e ad estraniarmi in luoghi affascinanti e pieni di multicultura per ricercare dentro sguardi e linee i concetti che mi vivono dentro e trasformarli in parole musicate. Sinestetica e’ nato e cresciuto di notte in uno studio sotterraneo a Stoke Newington, un quartiere particolarmente ortodosso, mangiando kebab turchi o jerk chicken jamaicani, bevendo cava spagnoli, mescolando te indiano e amplifatori americani, oud egiziani e synth giapponesi, lingua italiana e lingua inglese. Spero tutto questo nell’album si senta!?

E chi dovrebbe ascoltare assolutamente “Sintetica”? E in quale periodo della sua vita?

Sinestetica e’ per meta’ un disco pop con canzoni orecchiabili e strutture riconoscibili, per l’altra meta’ e’ un mondo sperimentale in cui ho mescolato tutte le influenze musicali e letterali della mia vita cercando il mio punto di vista. Quindi sicuramente i curiosi, poi anche i confusi, e perche’ no gli scettici. Ecco questi tre sono i profili che dovrebbero ascoltarlo assolutamente. Ma non skippando come si fa oggi, questo e’ un album ragazzi.. e se il concetto del LP e’ un po vecchiotto per il music business attuale mi interessa ben poco. Ho seguito il trend di uscita di singoli prima dell’uscita dell’album lavorando tutto l’anno a creare contenuti, ma ora che l’Album e’ fuori lo posso guardare nella sua interezza e fa un altro effetto. Cioe’ non si puo’ vivisezionare un Film creando spezzoni perche’ funzionano come reel o su Youtube, il film va visto dall’inizio ai titoli di coda.. rimanendo pure un po’ in silenzio sulla poltrona mentre finisce l’ultimo brano della colonna sonora e nel cinema accendono le luci! Ecco quello vorrebbe il regista. Un Album per me e’ uguale, si ascolta dall’inizio alla fine.. quindi il periodo migliore della propria vita e’ irrilevante, basta semplicemente trovare 37 minuti di tempo e cuffie buone!

È un disco che hai dedicato a qualcuno?
Non so, forse a me stesso perche’ e’ un album di grande transizione e di estrema sincerita’ quindi mi faccio un regalo di Natale? Ah, aspetta.. tecnicamente a Franco Battiato ho proprio dedicato la traccia numero 3 “Francamente”.. quindi dai ne restano 9 di canzoni, a questo punto sono tutte per la stretta cerchia di persone che mi sono vicine, mi aiutano in questo progetto e credono in quello che faccio. Loro sanno chi sono.

Programmi per Capodanno?
Uh per carità’… non amo programmare, mi stresso da morire e poi sono pigro, quindi no idea… So solo che quest’anno rimango in UK, se volete appena finisco di rispondere a queste domande cerco un pub in un paesino sperduto del Kent, vado, mi tuffo in un litro di whisky mentre fuori sparano, e vi mando una foto con la faccia da ubriaco felice.. how about that? 😉