Esce venerdì 1 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali un nuovo singolo del progetto Forse Danzica e Bleu Smith, per la prima volta insieme, dal titolo “Milano Couchette“. È un pezzo che parla di auto inganni, stili di vita poco sani, tendenza a perdere il fuoco dalle cose importanti e della sensazione di non credere in niente, nato in una delle tante volte in cui Matteo (Forse Danzica) ha svuotato le tasche dalle cartacce accumulate per pigrizia. Un nuovo brano oscuro e allo stesso tempo dagli aloni scanzonati, dove convivono post-punk e it-pop, per chi vive la frenesia milanese, accumulando cartacce e problemi nelle tasche.
Li abbiamo incontrati per farci raccontare la loro Milano, la loro musica e sono il perfetto esempio di come gli opposti, spesso, si attraggano. Ecco cosa ci hanno raccontato!
Quanto è importante il rapporto con Milano nella vostra musica? Vi siete conosciuti in questa città? E dove?
È la città in cui viviamo e in cui abbiamo scelto di vivere, almeno per ora. Entrambi veniamo da altri posti e senz’altro abbiamo scelto di venire qui anche aspettandoci di trovare un ambiente più stimolante dal punto di vista musicale. Ho trovato una città che non fa per me, ed è la cosa più stimolante del mondo: la dissonanza con questa città mi ha aiutato a conoscermi molto meglio e forse a capire meglio anche le altre persone, oltre a mettere a fuoco quello che voglio dire con la mia musica. Comunque si, ci siamo conosciuti a Milano, abbiamo amici in comune ed ero andato a sentirlo a un suo concerto unplugged al Circolo dei Canottieri per una versione Covid di Discoteca Paradiso.
Cosa rappresenta la copertina di questo singolo? Un accendino?
No, non è un accendino, però bella interpretazione. Non è nemmeno la copertina del singolo e basta: è direttamente la copertina dell’album che sta uscendo dallo scorso settembre pezzo dopo pezzo. È una copertina che ha realizzato Arianna Puccio di Studio Cemento, ed è sostanzialmente una serie di layer di architetture brutaliste e bozzetti preparativi. Innanzitutto era un fattore estetico che richiamava le atmosfere che ricercavo mentre lavoravo al disco, avevo chiesto ad Arianna di lavorare a qualcosa senza sovraccaricare di rappresentazione, ma che fosse allusivo, rinviando allo stesso tempo a un contesto specifico.
Ma quindi, post-punk e it-pop si incastrano bene insieme?
Il post punk sta bene con tutto, mentre it-pop è stato inserito nelle descrizioni per il meme e per facilitare gli algoritmi di Spotify: di per sé è un’etichetta che sentirei molto lontana, non fosse che sono italiano e faccio musica pop.
Dal punto di vista musicale, cosa vi ha unito sin da subito?
Sin da subito praticamente niente: quando ci siamo conosciuti c’era stima ma erano mondi abbastanza diversi. Con il tempo entrambi abbiamo preso direzioni diverse che ci hanno avvicinato.
Pensate che potrebbe ripetersi questa vostra collaborazione?
In termini di featuring vero e proprio non lo so, in linea di massima non è un no ma, come dicono i politici, non è in agenda. Però collaboriamo in altri termini: giusto in questo periodo farò alcuni concerti come turnista del suo progetto e ci sono delle situazioni in corso anche per altri artisti con cui andremo in tour insieme in estate. Inoltre ci diciamo sempre che dobbiamo assolutamente trovarci per scrivere insieme delle cose per me o per lui: l’ultima volta che doveva succedere gli si è allagata casa.