É uscito giovedì 21 marzo 2024, il primo giorno di primavera, il nuovo singolo di Errico Canta Male, un nuovo capitolo estratto dal disco “Elèison”, di prossima uscita. Quello di Errico è l’alter ego musicale di Angelo Mossi, che dopo aver militato nella scena indipendente di Torino, torna con una nuova creatura che chiama Errico Canta Male.
Anni dopo il suo primo EP, contenente il brano “Vanchiglia“, una canzone diventata nota negli ambienti politici antagonisti, Errico ritorna con un disco che tocca tematiche più personali ed intime. “Elèison“, questo il titolo del nuovo EP in uscita ad aprile, sarà un mondo subacque e ipnotico, l’elaborazione di un trauma in formato musica, partendo dal titolo che è una parola greca che vuol dire pressappoco “pietà”. La traduzione è incerta, e anche nel rito cattolico latino la parola era lasciata in greco, per mancanza di parole adatte.
Questo brano, in particolare, che anticipa il nuovo disco, è un dialogo impossibile tra un frangiflutti e uno scoglio. Il tema è uno dei più cari alla canzone popolare di tutte le latitudini. Qui ci sono due affetti (e non per forza due amanti, racconta Errico) separati da una distanza apparentemente incolmabile. “Rocce” è nata periodo pandemico e iniziata a registrare con mezzi di fortuna per poi essere perfezionata grazie all’aiuto di Federico Bertaccini.
Con lui abbiamo parlato di incontri, Covid, di generazioni a metà e di molto altro.
Quando è arrivato il contributo di Federico Bertaccini? Come hai lavoro con lui? Ti sei mai sentito in dovere di spiegargli il significato che volevi dare ai tuoi pezzi, oppure è venuto tutto naturale?
Eleison nasce durante il covid. Io ero in una situazione molto affollata e lui esattamente il contrario. Eleison nasce con lui quindi direi che il suo contributo arriva dal primo minuto. Abbiamo lavorato prima a distanza e poi mi sono trasferito da lui e abbiamo vissuto insieme per un po’. Non ho mai dovuto spiegargli il significato dei pezzi, lo abbiamo elaborato assieme.
Che cos’è per te, un esercizio di Amore costante?
È il modo migliore che trovo per riassumere Eleison. L’amore come cura, come un balsamo per l’anima.
Sei del 1990. Quindi di una generazione un po’ a metà, cresciuta con i CD e finita con le playlist di Spotify. Come ti comporti oggi, da ascoltatore?
Ascolto volentieri i Cds e sono un grande supporter di Bandcamp. Non ho spotify e ascolto fondamentalmente su youtubemusic.
Che ne è stato degli Hangover Piss? E che cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
Come progetto è naufragato soprattutto per colpa mia e della mia immaturità. Una volta abbiamo fatto una reunion magari ne faremo un’altra. Uno dei chitarristi, Giulio, ora suona con i Madbeat mentre Francesco ha suonato la batteria con moltissimi artisti nazionali.
E come ti vivi oggi una nuova uscita?
Cerco di vivermela con leggerezza, fallendo miseramente.